Pier Luigi Bersani ha presentato i nuovi presidenti delle Camere come espressione del cambiamento. Ma è proprio così? Va detto che nei loro discorsi di insediamento tutto si manifesta tranne che una ventata di rinnovamento.
La presidente della Camera, Laura Boldrini, lo ha imperniato nel richiamo del titolo dello spettacolo di un comico quale Benigni quando ha elogiato la Costituzione come “la più bella del mondo”. Se si pensa che grazie ad essa l’Italia ha avuto più di un governo all’anno, si può ben comprendere che rivendicarne l’intangibilità è più una prova di gattopardismo che non di cambiamento.
Il fatto che sullo scranno più alto di Montecitorio sieda chi osteggia ogni riforma costituzionale, non è certo di buon auspicio per i tanti – a sinistra come a destra – che desiderano un ammodernamento delle nostre istituzioni.
Quanto all’ex Procuratore Anti-mafia, Piero Grasso, eletto con 137 voti presidente del Senato, ha colpito la sua richiesta di costituire una ennesima commissione parlamentare sulle stragi. Quasi che non siano bastate le altre e che il loro lavoro sia stato inutile. Far passare un’idea del genere è prima di tutto ingeneroso, visto che la commissione Giovanni Pellegrino – ad esempio – non è vero che non abbia conseguito importanti risultati.
In secondo luogo, dopo che le tante inchieste promosse dall’ordine giudiziario cui sino a ieri apparteneva proprio Grasso hanno avuto esiti deludenti, più per il pregiudizio storico e ideologico che non per altro, la richiesta ha quasi il sapore di una excusatio non petita.
Rimestare ancora nel calderone delle illazioni e delle chimere, avrebbe solo l’effetto di alimentare un clima irrespirabile e dannoso, che di certo non scoprirebbe alcuna verità, come sarebbe lecito sperare.
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