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16/11/24 ore

Il flop dei sondaggisti: l'errore è scientifico


  • Antonio Marulo

Noi siamo scienza non fantascienza, recitava un famoso spot pubblicitario. Lo slogan non può valere per i cosiddetti sondaggisti, che in queste elezioni non ne hanno azzeccata una e la loro matematica è diventata un’opinione sbagliata ai primi rilevamenti ufficiali sul voto di domenica e lunedì.

 

Per settimane ci hanno invece raccontato tutt’altro. Percentuale in più o in meno, fino agli Istant poll, nessuno si era sognato di pronosticare il testa a testa Bersani-Berlusconi, tanto meno il successo così fragoroso di Grillo.

 

In proposito, un’inchiesta dei radicali, poco considerata dai mezzi d’informazione, aveva anticipato con dovizia di particolare l’uso improprio che si fa in Italia della rilevazione statistica a fini politici, dimostrando la sistematica scientificità dell’errore, che per altro si ripete nel tempo.

 

Ciò nonostante è cresciuto negli anni il successo e il volume d’affari del settore. Ogni forza politica ha infatti il proprio oracolo di fiducia da interpellare in ogni occasioni e anche i media ne fanno abuso. Enrico Mentana nel suo Tgla7 ha persino ideato un appuntamento settimanale per dare conto di tutti i presunti minimi cambiamenti degli umori elettorali, sui quali poi ricamarci.

 

Ora, dopo l’ultima debacle statistica, sarebbe in teoria logico auspicare una maggiore prudenza nel commissionare o considerare il lavoro dei vari Mannheimer, Piepoli, Ghisleri, Masìa, Pagnoncelli... e chi più ne ha più ne metta. In pratica, non c’è da giurare che questa volta ciò accada.

 

In questo, c'è da dire che il destino dei sondaggisti appare simile a quello delle Agenzie di rating finanziario, le quali, di fallimento in fallimento, scandalo finanziario dopo scandalo finanziario documentato solo a babbo morto, seppur con una credibilità ormai prossima allo zero, riescono ad avere un'insospettabile voce in capitolo.

 

A riprova di ciò, si segnala che nella puntata post-voto di Ballarò, sollecitato dal buon Floris, Pagnoncelli ha dato i primi numeri, a spese Rai, su cosa pensano gli italiani a urne appena chiuse, mentre Porta a Porta ospitava la dotta analisi di Renato Mannheimer.


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