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16/11/24 ore

La politica estera di Rivoluzione Civile: Ingroia scrive a Babbo Natale


  • Ermes Antonucci

All'inizio la sensazione era quella di trovarsi di fronte alla letterina di una bambina di otto anni indirizzata a Babbo Natale. Poi si è scoperto che si trattava dei "dieci impegni per fare pace col mondo" di Rivoluzione Civile, in poche parole la politica estera che verrebbe realizzata da Antonio Ingroia nel caso diventasse premier. E così la curiosità ha lasciato il posto ad un profondo senso di sconforto.

 

Il programma è stato presentato a Roma ieri mattina dallo stesso ex pm e da Flavio Lotti, organizzatore della Marcia per la pace Perugia-Assisi e candidato di Rivoluzione Civile alle elezioni politiche. I dieci impegni “per dare all’Italia un ruolo nel mondo” sarebbero:

 

1. Lottare contro la miseria e la morte per fame.

 

2. Mettere immediatamente fine alla missione militare in Afghanistan e risarcire le vittime della guerra sostenendo le forze sane della società civile.

 

3. Cancellare i piani di acquisto dei cacciabombardieri F35 e rivedere tutti i programmi di acquisto degli armamenti. Tagliare la spesa militare e riorganizzare le forze armate in senso riduttivo.

 

4. Costruire la Comunità del Mediterraneo che trasformi quest’area di grandi crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti.

 

5. Costruire una nuova Europa, un’Europa dei cittadini, solidale e nonviolenta.

 

6. Fare pace in Medio Oriente riconoscendo a israeliani e palestinesi il diritto di vivere in pace su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa sicurezza.

 

7. Fare pace con l’Africa.

 

8. Disarmare la finanza.

 

9. Rafforzare l’infrastruttura internazionale dei diritti umani.

 

10. Salvare, democratizzare e rilanciare l’Onu.

 

E’ chiaro che di fronte all’inconsistenza di questo programma – e alla presunzione di presentarlo come tale – abbandonarsi ad ogni ulteriore commento sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Ma nei punti proposti da Ingroia è possibile rintracciare due problemi sostanziali, e decisamente comuni tra i protagonisti dell’attuale campagna elettorale, che meritano di essere approfonditi.

 

Primo, l’assenza completa del “come”. In questo caso: come lottare contro la fame, come costruire una fantomatica “Comunità del Mediterraneo”, come costruire una nuova Europa, come giungere alla pace in Medio Oriente, e via dicendo. Nel complesso, si è immersi in un confronto elettorale nel quale già solo riuscire a rintracciare le diverse proposte programmatiche rappresenta di per sé un’impresa, capire poi come si intende realizzarle, invece, appare proprio inutile.

 

Dalle politiche economiche a quelle internazionali, il filo conduttore tra i vari sfidanti, sembra appunto essere l’assoluta mancanza di contenuti con cui supportare i proclami elettorali sbandierati. Ragionare sulla “crescita” senza spiegare minimamente in che modo si intende perseguirla costituisce, oggi più che mai, la maniera con cui l’ingolfata macchina partitocratica tenta di mascherare la propria distanza dalla realtà delle cose, abbandonata da tempo in favore di una logica di mera sopravvivenza.

 

Il secondo problema, anch’esso condiviso da gran parte dei politici nostrani, è l’incapacità di portare avanti un’analisi onesta e veritiera del contesto globale in cui l’Italia si trova ad agire. In breve, sostenere che il nostro Paese – debolissima tessera di una sempre più marginalizzata Unione Europea – sia in grado di rivestire un ruolo fondamentale nella risoluzione di svariate questioni internazionali, risulta essere semplicemente ingenuo oltre che ingannevole.

 

Per quanto riguarda il resto, ad esempio la proposta di “fare pace con l’Africa” o l’evocazione salvifica della società civile afghana, su questo, sì, un approfondimento rappresenterebbe una violenza scontata che, da nonviolenti, preferiremmo evitare.


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