Alla notizia della nomina del presidente delle Legacoop Poletti al Ministero del Lavoro, Totò e Peppino si sarebbero guardati negli occhi dicendo "…e ho detto tutto!". Tuttavia, “con questo ho detto tutto poi, alla fine, non si dice mai niente”. Quindi, dopo sei mesi circa, vale la pena fare un primo punto della situazione, partendo dal fantomatico Job act, cavallo di battaglia di Renzi quando rasserenava Enrico letta, posto in cima alle cose da fare per risollevare l’economia del Paese.
Sappiamo come è finita: fra una chiacchiera e una supercazzola, la grande rivoluzione del mercato del lavoro, come tante altre urgenze, è stata rimandata a settembre. Nell’attesa, si procede col piccolo cabotaggio degli interventi tampone sul fronte del welfare, per rimediare anche agli svarioni della riforma Fornero sulle pensioni.
Su tutti c’è sempre in piedi la questione degli esodati, che col tempo sta diventando il cavallo di Troia per provvedimenti che nulla c’entrano con chi è stato maldestramente lasciato nel limbo in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile. In proposito, è fresca la polemica sui pre-pensionati della scuola inseriti nel decreto sulla Pa, salvaguardati e “confusi” con gli esodati in nome di un presunto e tutto da verificare ricambio generazionale.
Ma il trattamento di favore agli insegnati, secondo logiche che vanno esattamente in direzione opposta a quelle auspicate e annunciate, potrebbe essere solo un assaggio. Intervistato dal Messaggero, Poletti, nell’intento di voler chiarire il concetto e tracciare le linee per il prossimo autunno, ha aggiunto ulteriori elementi di perplessità sulla condotta del Governo in materia.
«Consapevoli che si tratta di interventi onerosi dal punto di vista economico e finanziario - specifica il Ministro sulle pagine del quotidiano della Capitale - dobbiamo rendere più flessibile la possibilità di pensionamento, trovando gli strumenti adatti e coerenti alle diverse situazioni. Un conto è parlare di esodati, ovvero di persone rimaste in mezzo ad un guado in seguito al varo della riforma, un conto è parlare di situazioni socialmente problematiche come quelle ad esempio di chi ha perso il lavoro in età avanzata ma non tanto da poter accedere alla pensione. Per questo abbiamo individuato strumenti differenziati». Tradotto, si stanno studiando le formule per smantellare anche quello che c’è di buono della legge Fornero, con buona pace delle casse statali.
Intanto, altri provvedimenti sono pronti e sembrano ancora tracciati nel solco di un sistema di welfare vecchio che segue le logiche tipiche dell’assistenzialismo improduttivo e fine a se stesso. Così, sempre nell'attesa di quella “rivoluzione copernicana" di Renzi che dovrebbe ribaltare lo schema, la Cassa integrazione in deroga resta una spina nel fianco.
In proposito, Poletti annuncia che l’esecutivo ha "deliberato e spostato 400 più 400, quindi 800 milioni di euro che erano stati stanziati sul 2014 per pagare i residui di cassa del 2013. Naturalmente se una parte di queste risorse non sarà impegnata nel 2013, potrà esserlo nel 2014. Essendo rimasti a copertura della cig in deroga del 2014 solo 600 milioni di euro, contemporaneamente ci siamo impegnati a trovare nuove fonti di copertura. Cosa che è avvenuta di concerto con il ministero dell’Economia”.
Si tratta "di ulteriori 600 milioni di euro”, che potranno essere resi disponibili con una norma ad hoc che stanzi quei denari – Cottarelli docet – che, ora come ora, non ci sono o sarebbero in teoria già destinati altrove.
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