“Se la libertà e l’uguaglianza sono un diritto di tutti allora la discriminazione in base all’orientamento sessuale dovrebbe essere eliminata e i diritti di questi cittadini riconosciuti”. A pronunciare queste parole davanti a un'organizzazione LGBT, lo scorso settembre, è stata la ministra della Famiglia e delle Politiche Sociali turche, Fatma Sahin, secondo cui il governo avrebbe presto lavorato attivamente per includere nella nuova Costituzione i diritti delle persone omosessuali.
Oggi è la stessa autorità politica che ha deciso, invece, di bandire dall’esercito i gay. Le “scelte di vita” degli omosessuali sarebbero considerate “innaturali”: è questa la spiegazione adottata dal governo di Erdogan per giustificare il provvedimento.
La norma, contenuta nel nuovo regolamento disciplinare messo a punto dal ministro della Difesa, Ismet Yilmaz, e che sta per essere sottoposta all’approvazione del governo di Ankara, è un chiaro segnale di “retromarcia” nei confronti di un possibile atteggiamento di apertura verso la comunità omosessuale che ha espresso, da subito, stupore e sorpresa per il nuovo progetto di legge.
Gli attivisti turchi hanno definito il provvedimento come una “violazione dei diritti umani e delle scelte di vita personali, che non hanno nulla a che vedere con la capacità a svolgere il servizio militare”.
In Turchia l'omosessualità, a differenza di altre nazioni islamiche, non è considerata un reato: qui, ad Istanbul nel 2003 e poi ad Ankara nel 2008, per la prima volta tra i Paesi musulmani, è stato consentito il gay pride. Qualora il nuovo regolamento fosse approvato, per la prima volta quindi nella storia del Paese l’omosessualità verrebbe considerata come “innaturale”-
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