Mentre sulla Polizia di Stato si sono abbattuti tagli consistenti che si ripercuotono sulle esigenze più immediate e quotidiane delle nostre forze dell’ordine, restano in piedi squadre e consulenti sulla cui utilità non tutti sono d’accordo. Su questo tema i Radicali sono intervenuti, il 5 novembre, con un’interrogazione parlamentare: il senatore Marco Perduca si è rivolto ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e del Lavoro e delle Politiche Sociali per sapere quanto costa il Dipartimento Anti-sette della Polizia di Stato, in relazione alle competenze accademiche dei suoi referenti e alla sua necessità in base alla casistica in cui il fenomeno delle “sette” incide sull’ordine pubblico.
Le domande poste al governo mettono in risalto alcune contraddizioni. La Costituzione sancisce che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”: eppure, esiste un apposito settore della Polizia di Stato che si occupa di monitorare dei culti, senza però che mai si sia specificata la linea di confine tra una religione e una setta. L’etimologia latina (da seco) non ci viene in aiuto. Secondo le sue origini, la parola indica il risultato di una scissione all’interno di un sistema di fede, che produce una confessione autonoma. In questo senso, il cristianesimo nacque come setta dell’ebraismo, e fu duramente perseguitato. La setta sembrerebbe allora qualcosa da proteggere, come una minoranza all’interno di una manifestazione religiosa che, in quanto tale, deve essere tutelata: e dunque un nucleo da difendere due volte, perché più debole.
Nel linguaggio comune, invece, il termine “setta” indica gruppi religiosi che destano sospetto per le loro attività. La casistica con cui simili fenomeni si presentano è estremamente discussa. Nel caso delle Bestie di Satana, per esempio, si è parlato di “setta satanica”: si trattava però di ragazzi che non erano in alcun modo organizzati come culto. Non c’era alcun libro sacro, né rituali segreti, né tantomeno una liturgia. (Si dirà che hanno ucciso in nome dell’Inferno: per quanto possa essere imbarazzante ammetterlo, la storia c’insegna che mai tante vittime sono state massacrate nel nome di Belzebù di quanto sangue sia stato versato per la gloria di Cristo. Questo, se vogliamo, perché non è Dio né il Diavolo ad armare la mano dell’assassino).
“La nostra Costituzione non tollera limitazioni alla libertà di culto, così come la Carta dei Diritti dell’Uomo, e il Consiglio d’Europa ha raccomandato espressamente di non utilizzare il termine 'sette', che ha assunto un connotato decisamente dispregiativo. A quanto ci risulta la Squadra ha compiuto numerosi errori giudiziari, che hanno suscitato un clamore inutile e dannoso, mentre era coordinata prevalentemente dal Forum Anti-sette: sembra però che le associazioni che compongono questo Forum abbiano una finalità politica precisa, la reintroduzione del reato di plagio di epoca fascista, contro il quale si schierò, isolato, Marco Pannella nel noto (e atroce) caso Braibanti, e che fu poi abolito per incostituzionalità”, ha spiegato Perduca.
In Belgio, ad esempio, la situazione è se possibile ancora più delicata: pauvre Belgique!, avrebbe detto Baudelaire, se solo avesse saputo che nella lista delle “sette pericolose” di quel paese figura nientemeno che la Comunità di Sant’Egidio. Anche da noi, però, le polemiche non mancano. Il Forum italiano, come fa notare Perduca nell’interrogazione presentata insieme alla sen. Donatella Poretti, è membro del FECRIS (un organismo francese che è stato al centro di varie polemiche legate all’intolleranza religiosa), ed è composto prevalentemente da quattro associazioni: Associazione ricerca e informazione sulle sette - ARIS, Centro studi abusi psicologici - CeSAP, Familiari vittime delle sette - FAVIS e Giù Le Mani dai Bambini. Su questi spicca don Aldo Buonaiuto della Comunità Giovanni XXIII come consulente principale, tanto che il servizio anti-sette, dotato anche di numero verde, messo a disposizione dalla Comunità rientra nella circolare stessa con cui la Squadra Anti-sette è stata istituita, nel 2006, dall’allora capo della polizia Giovanni De Gennaro.
“Data l’ambiguità di alcuni elementi, come il fatto che il principale consulente della Squadra per il monitoraggio dei culti minoritari ci risulta essere un prete cattolico, e la difficoltà della crisi che ha causato di recente gli ennesimi tagli alla Polizia di Stato, chiediamo al governo di chiarire i costi di questo dipartimento, e la competenza accademica dei suoi referenti. Se l’attività di questa Squadra dovesse risultare non necessaria o non compatibile con i principi costituzionali in merito alla tolleranza religiosa, non sarebbe meglio dirottarne i fondi a settori di indiscutibile utilità sociale delle forze dell’ordine, come quello penitenziario?”, ha chiesto Perduca.
In effetti, che un sacerdote della religione maggioritaria sia consulente della Polizia di Stato per stabilire se una confessione minoritaria è pericolosa o meno crea un precedente discutibile; e quando don Buonaiuto, ospite al programma “Vade Retro”, si scaglia contro la festa di Halloween e il paganesimo di ritorno, fa sorgere alcuni dubbi sulla sua imparzialità, tanto più che il suo esordio come collaboratore delle forze dell’ordine è stato con la setta satanica, rivelatasi mai esistita, “Angeli di Sodoma”, nome assegnato alla presunta organizzazione dallo stesso Buonaiuto sulla base di alcuni scritti di un imputato. Perché quattro anni dopo il caso la Polizia di Stato ha ritenuto opportuno aprire un apposito dipartimento anti-sette che avesse proprio lui come referente principe?
Neanche le altre associazioni che compongono il Forum Anti-sette sono state esenti da polemiche. L’ARIS fu fondata da Ennio Malatesta, il quale assurse all’onore delle cronache nel 1988 dichiarando di voler aiutare i genitori a “deprogrammare i giovani figli caduti nelle mani delle sette”. La prima interrogazione parlamentare sull’operato dell’ARIS è del 1989, in cui si domanda, fra l’altro, “se non si ravvisino nell’ARIS gli estremi di un’associazione anticostituzionale ed insidiosa per le libertà personali, posto che il suo presidente Ennio Malatesta risulta indiziato di sequestro di persona (rapimento Pesce, Procura della Repubblica di Brescia) e si è anche pubblicamente espresso a favore della cosiddetta “de-programmazione”, nonché del de-programmatore Martin Fayers, ricercato da Scotland Yard e recentemente arrestato dalla polizia svizzera per sequestro di persona”.
Il CeSAP si può ricordare per le consulenze nel caso Arkeon, in cui una studiosa di fama internazionale, Raffaella Di Marzio, come ricorda Perduca, “agli interroganti risulta essere stata accusata di associazione a delinquere per il solo fatto di aver condotto studi su un gruppo al centro di indagini della SAS, accusa poi archiviata dal Giudice per le indagini preliminari per infondatezza della notizia di reato in data 8 marzo 2011”. Assolto anche il fondatore di Arkeon, Vito Carlo Moccia.
Il FAVIS, che come gli altri referenti si “batte” per la reintroduzione del reato di plagio, fu fondato da Maurizio Alessandrini, sulla base di una dolorosa esperienza personale: la storia di suo figlio, “plagiato e irretito dalla setta distruttiva”. Recentemente però il figlio si è sfogato, nel corso di un’intervista rilasciata a una televisione di Rimini, in merito alla sua infanzia difficile, ai problemi col padre stesso, al fatto che non appena entrato nel gruppo “distruttivo” sia stato immediatamente identificato come “plagiato” da Alessandrini al punto che questi decise di fondare un’associazione contro la manipolazione mentale; e ha raccontato di come, nel tentativo di fare di lui un emblema della pericolosità delle sette, il padre gli abbia fatto terra bruciata intorno nella comunità in cui viveva, tanto da spingerlo a trasferirsi.
È doveroso precisare che si tratta di episodi familiari dolorosi e che meritano il massimo del rispetto e del riserbo, anche da parte della stampa; tanto più che le versioni discordanti, in simili vicende, sono proprie delle dinamiche stesse in cui si sviluppano, e di rado ci si trova davanti a una verità assoluta contrapposta ad un’assoluta menzogna, mentre più comunemente la percezione degli eventi da parte dei protagonisti differisce a un punto tale da portare un padre e un figlio, così come una moglie e un marito o due fratelli, a narrare racconti incompatibili tra loro. La domanda che rimane però è la seguente: lo Stato italiano, una volta stabilita la necessità (non ancora, a quanto pare, sufficientemente dimostrata) di aprire un dipartimento apposito della Polizia per combattere le “sette”, non disponeva di un illustre accademico, riconosciuto come punto di riferimento imparziale per la comunità scientifica, a cui rivolgersi per eventuali consulenze data soprattutto la delicatezza del tema? Vengono in mente vari nomi: uno fra tutti, Massimo Introvigne, presidente del CESNUR e coordinatore dell’Osservatorio sulla Libertà religiosa.
Era proprio necessario, viene da chiedersi, scegliere referenti profondamente influenzati da dolorose esperienze personali affinché coordinassero le indagini di polizia, ribadendo il massimo rispetto per le loro vicende individuali? Lo stesso Aldo Verdecchia fondò Giù le Mani dai Bambini convinto che il figlio di due anni, affidato alla madre dal tribunale dei minori, fosse stato plagiato da una “setta di degenerati morali, pornografi e plagiatori, collusa con autorità giudiziarie, politiche e religiose", "adescato dalla setta e portato via per ordine della magistratura", la quale lo avrebbe poi di proposito "trascinato a vivere in una comunità dove si celebrano riti d’incarnazione, si praticano sedute spiritiche, si consumano sordidi incontri fra adulti e minori”, tanto da considerare “un miracolo” che la setta “non abbia fatto saltare in aria” la sua fabbrica di caramelle, secondo quanto dichiarato dall’industriale al quotidiano “Il Giornale”.
Si tratta sicuramente di drammi difficili da affrontare. Le separazioni coniugali sono dolorose, e la religione, purtroppo, crea a volte solchi tanto profondi quanto le ferite che sa guarire. Siamo sicuri che la Polizia di Stato, però, trovi un punto di riferimento sufficientemente cauto e garantista in una persona convinta che "i pedofili spesso fondano associazioni contro la pedofilia e i plagiatori associazioni contro il plagio" e che “l’Italia è diventata il paradiso dei plagiatori”?
Personalmente ho potuto constatare abbastanza le ripercussioni sul territorio, soprattutto nelle periferie delle metropoli, delle difficoltà che le forze dell’ordine si trovano ad affrontare in questo duro momento economico, da non riuscire a porre sullo stesso piano l’esigenza di proteggere i cittadini da furti, rapine, effrazioni, e la discussa necessità d’impedire alle “sette” di praticare la manipolazione mentale. Questa non è stata accettata come nozione dalla comunità scientifica, e non ci risulta che i gruppi religiosi abbiano, d’altro canto, alcuna particolare incidenza sui crimini comuni, al punto di poter equiparare l’allarme sociale generato, ad esempio, dalla criminalità organizzata, dal narcotraffico o dalla semplice delinquenza di strada a quello prodotto da culti e movimenti spirituali. La Polizia, peraltro, ha già gli strumenti necessari a intervenire sui casi di truffa, raggiro, abusi sessuali etc. senza bisogno di un dipartimento apposito.
Tanto più che, a ben vedere, ciò che salta più all’occhio quando si osservano i casi scatenati dai movimenti anti-sette è l’ingiusta incarcerazione di persone innocenti. I Bambini di Satana? Marco Dimitri fu assolto per insussistenza del fatto. I Testimoni di Geova accusati di esorcismo su minore? Assolti per lo stesso motivo (e difficilmente avrebbe potuto essere altrimenti, fra l’altro, visto che la pratica è vietata dalla loro religione). Gli Angeli di Sodoma? Mai esistiti. Il caso Arkeon? Assolto il fondatore e anche la Di Marzio che era stata coinvolta. La setta satanica di Firenze per cui Elena Finocchi fu accusata di omicidio? Mai esistita se non nei diari di un’adolescente. Ananda Assisi? Tutti assolti con formula piena. Per quanto riguarda altre realtà, come ad esempio Scientology, vicende come quella di Maria Pia Gardini ci forniscono più domande che risposte sull’effettivo pericolo rappresentato dalle minoranze religiose, che i principi stessi su cui l’Italia e l’Unione Europea si fondano c’impongono, piuttosto, di tutelare.
Eppure, la gente ha paura. Ha paura per il panico morale che è stato creato e alimentato dai casi sollevati da associazioni che è difficile riconoscere come super partes, che hanno oggi un ruolo nelle indagini di polizia e che chiedono audizioni in Parlamento per reintrodurre un reato di cui abbiamo già visto gli effetti disastrosi con il caso Braibanti. Stando ai procedimenti che sono stati aperti negli ultimi dieci anni, sembra che chi appartiene a una minoranza religiosa possa essere inquisito con estrema facilità; e che chi non vi appartiene possa trovarsi coinvolto in indagini di polizia per via della musica che suona o dei pensieri che scrive.
Poi, certo, arriva l’assoluzione: ma dopo la gogna mediatica, il carcere preventivo, la gravità dell’impatto psicologico, economico e spirituale sulla vita degli innocenti coinvolti. Il termine “setta” stesso, occorre ricordare, è una forma di discriminazione. Lo Stato ha il dovere di tutelare la libertà di chi professa la propria fede, e punire i reati, laddove ce ne siano, in qualunque ambito si verifichino, che si tratti di un gruppo di preghiera, di una multinazionale o della gerarchia di una religione maggioritaria, senza distinzioni, perché la legge sia uguale per tutti e non diventi uno strumento di persecuzione della maggioranza sulle minoranze.
Accade invece che i soldi pubblici troppo spesso siano serviti a creare molto rumore per nulla; e quel che è peggio, si discute di questo mentre le forze dell’ordine rischiano la vita per proteggere i cittadini contando gli spicci per mettere la benzina alle volanti di tasca propria, e i mezzi della polizia penitenziaria sono obsoleti al punto di fermarsi per strada con i detenuti a bordo.
Ci auguriamo che il governo risponda alle domande poste nell'interrogazione da Marco Perduca. Nessuno lo spererebbe mai, ma se fosse vero che, nelle condizioni economiche in cui si trova il Paese, stipendiamo esperti tutt’altro che idonei per proteggerci da un pericolo che non esiste, se davvero avessimo pagato consulenze a un prete per dirci quali culti sono pericolosi e quali no, se fosse vero che finanziamo in modo cospicuo il panico morale ai danni dei principi della nostra Costituzione, significherebbe che avevano ragione i Monty Python: “Nessuno si aspetta l’Inquisizione spagnola”.
Camillo Maffia
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Comunicato del Forum della Associazione di Ricerca Informazione e Contrasto
(Sabato 17 Novembre 2012 21:03 - Ultimo aggiornamento Domenica 18 Novembre 2012 07:16)
Con la presente, il “Forum della Associazioni italiane di ricerca, informazione e contrasto dei movimenti settari e dei culti abusanti” a cui aderiscono le associazioni onlus FAVIS, ARIS TOSCANA, ARIS VENETO, GIU’ LE MANI DAI BAMBINI (di Aldo Verdecchia) e il Centro Studi sugli Abusi Psicologici CESAP), intende esprimere vivo disappunto per le gravi, erronee e infondate argomentazioni riportate nell’articolo titolato “Quanto costa e a che serve la squadra anti sette? Interrogazione radicale” a firma di Camillo Maffia, richiedendo pertanto pubblica rettifica.
Si precisa che le associazioni costituenti il menzionato Forum, svolgono esclusivamente attività finalizzata alla ricerca, all’informazione preventiva e al sostegno alle vittime di abusi psicologici o di altri delitti commessi in ambito settario, in maniera del tutto gratuita, e avvalendosi della collaborazione di specialisti nei settori giuridico, scientifico e psichiatrico, (come può essere facilmente verificato attraverso diretti contatti con le menzionate realtà associative), nonché disponendo, come nel caso dell’associazione FAVIS, di un proprio comitato scientifico composto da esperti di levatura nazionale e internazionale http://www.favis.org/favis2/comitato-scientifico.html
Assolutamente fantasiosa, illogica e inveritiera risulta inoltre l’affermazione secondo la quale la SAS -Squadra Anti Sette (Ministero dell’Interno Polizia di Stato)-, sarebbe coordinata dalle associazioni del Forum Le nostre associazioni di volontariato, in quanto tali, operano in un’ottica naturale di dialogo e di fattiva cooperazione con le forze dell’ordine e con tutte le Istituzioni, e non ricevono alcun genere di sovvenzione o contributo economico dalla SAS.
Inoltre non può che ritenersi altresì tendenziosa e offensiva l’affermazione secondo cui la SAS avrebbe scelto “referenti profondamente influenzati da dolorose esperienze personali”, essendo indubitabilmente impliciti i riferimenti a una mancanza di obiettività e competenza e/o addirittura alla sussistenza di forme di acredine e risentimento che i volontari delle associazioni avrebbero maturato in seguito a vicissitudini personali.
Le associazioni del Forum rispettano il diritto fondamentale alla libertà religiosa degli individui, sancito dalla nostra Costituzione e, tramite i loro rappresentanti, hanno inequivocabilmente espresso questa ferma posizione anche nell’ambito delle recenti audizioni presso l’Aula della Commissione Giustizia del Senato, in seno all’Indagine conoscitiva sul fenomeno della manipolazione mentale dei soggetti deboli, con particolare riferimento al fenomeno delle cosiddette “sette” , alle quali ha presenziato lo stesso Sen. Perduca, senza nulla rilevare od obiettare in merito.
Ritenere che l’abrogazione del reato di plagio (art. 603 c.p.), abbia determinato un vuoto normativo nella tutela dell’integrità psichica e della libertà morale degli individui, come peraltro sempre sostenuto anche da una parte della dottrina psichiatrica e penalistica, non significa certo voler ripristinare tale e quale un reato del quale la Corte Costituzionale con sentenza n.96 del 1981, ritenendo sussistente la violazione del diritto di legalità, dichiarò l’incostituzionalità. Appare dunque, oltre che priva di fondamento, anche fortemente offensiva la seguente considerazione dell’articolista “...sembra però che le associazioni che compongono questo Forum abbiano una finalità politica precisa, la reintroduzione del reato di plagio di epoca fascista ”.
Non meno oltraggiose risultano le affermazioni relative alla “ambiguità di alcuni elementi”. Si coglie dunque l’occasione per chiarire che, a differenza di quanto sostenuto dall’articolista, il leader dell’associazione Arkeon, sig. Vito Carlo Moccia, non è stato affatto assolto, bensì condannato in primo grado in qualità di promotore di un'associazione a delinquere finalizzata all'abuso della professione (si allega il dispositivo di sentenza e il link alle riprese fatte dall'emittente Antenna Sud che, al di là dei commenti del giornalista, riprende proprio le parole pronunciate a riguardo dal Presidente del Tribunale Dr. Forleo: http://www.youtube.com/watch?v=hr_NZrXSY-4
Il CeSAP in tale occasione, non solo non ha assunto il ruolo di consulente, bensì di semplice informatore sui fatti che erano a sua disposizione durante le prime fasi delle indagini, ma ne è anche risultato parte lesa nel processo, a seguito di una serie di azioni messe in atto proprio dal signor Vito Carlo Moccia e dagli affiliati ad Arkeon. Quanto alla sorte della Dottoressa Di Marzio, dalla documentazione giuridica presente nei fascicoli processuali, (Relazioni Digos con esiti dell'attività investigativa dell'8 marzo 2008 e del 18 Giugno 2008), e che in quanto atti pubblici possono essere consultati, è chiaro ed evidente che l'indagine e le relative accuse a suo carico furono un atto dovuto e necessario durante quella fase delle indagini. Nulla di tutto questo è accaduto agli altri consulenti della difesa e dello stesso sig. Moccia, che hanno studiato il caso in maniera professionale e nel rispetto del percorso d'indagine e della legge.
Per quanto concerne la vicenda del figlio del Presidente Favis, la leader carismatica del piccolo gruppo pseudoreligioso nel quale il giovane è stato coinvolto, è stata condannata, dopo lungo iter processuale, con Sentenza Cassazione n. 631 dell’ 18 Aprile 2012 che si allega alla presente.
In alcuni casi, se come scrive Maffia “...di rado ci si trova davanti a una verità assoluta contrapposta ad un’assoluta menzogna ”, esistono tuttavia verità processuali, che chi ha scelto di fare informazione, a nostro avviso, non dovrebbe celare.
In merito alla preoccupazione per la diffusione del fenomeno nel nostro paese, si ricorda che già nella “48^ Relazione - II° semestre 2001 dei nostri servizi di intelligence al Consiglio dei Ministri , veniva evidenziato quanto segue:
Minacce diversificate 4.c - “Si conferma il progressivo incremento dell’attività di proselitismo dei movimenti pseudoreligiosi e delle sette, condotta anche attraverso la rete internet, come dimostra il proliferare di sodalizi a sfondo occultistico-spiritistico, che possono contare su rilevanti disponibilità economiche, derivanti in taluni casi da attività truffaldine o da altri traffici illeciti (estorsioni, spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione). La pericolosità del fenomeno si rapporta alla capacità di “manipolare” gli adepti, a volte fino ad annullarne la personalità, tanto da renderli totalmente asserviti alla volontà dei “capi carismatici”. In alcuni fori è emersa l’esigenza di pervenire in ambito europeo ad una maggiore omogeneizzazione della legislazione in materia, per consentire di far fronte efficacemente, in termini di prevenzione e repressione, a quei movimenti settari che attentano ai diritti della persona ed alle libertà fondamentali ”, e, ci sia consentita la battuta di spirito, le associazioni del Forum non coordinarono certo l’attività d’indagine dei servizi segreti!
Si ritiene ancora utile ricordare che il Parlamento europeo con Raccomandazione 1412 (1999), ha certamente invitato gli Stati membri a evitare l’uso del termine “setta”, ma, contestualmente, dalla documentazione europea è indubitabilmente emersa l’apprensione per un fenomeno sociale ampio e inquietante, verso cui gli Stati membri sono stati esortati alla massima vigilanza e alla necessaria opera preventiva, -soprattutto a tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili.
Più recentemente, la Conferenza delle OING (Commissione dei Diritti dell’uomo) al Consiglio d’Europa, riunitasi il 5.10 2010 , sollecitando una nuova
Raccomandazione in considerazione all’attuale situazione e richiamandosi alla Raccomandazione 1412 (1999) , ha rilevato quanto segue:
“...Osservando che il fenomeno delle derive settarie è causa di infrazioni ai diritti dell’uomo. In particolare nel campo della salute, dell’educazione e del rispetto della vita privata e familiare;
Osservando che le organizzazioni all’origine delle derive settarie agiscono spesso sotto la libertà di religione e mettono in pericolo le libertà fondamentali del cittadini e costituiscono parimenti una minaccia alla democrazia;
Osservando che, approfittando della permeabilità delle frontiere, il fenomeno non cessa di estendersi nei paesi dell’Europa centrale e orientale e non diminuisce nei paesi dell’Europa occidentale;
Osservando che a tutt’oggi solamente due Stati (Belgio e Francia) hanno preso decisioni legislative per seguire le Raccomandazioni suddette e qualche altro Stato (Germania, Svizzera ...) ha assunto o sostenuto misure di osservazione e di informazione nei confronti delle derive settarie;
Preoccupata per il fatto che gli Stati membri del Consiglio d’Europa non abbiano, fino ad ora, preso misure all’altezza della sfida che rappresentano le derive settarie, costituenti attentati ai diritti dell’uomo e ai principi fondamentali di tutte le società democratiche;
Invita l’Assemblea Parlamentare a incoraggiare l’attuazione della sua Raccomandazione 1412(1999), e in particolare la creazione di centri nazionali o regionali d’informazione sulle derive settarie;
Invita il Congresso dei poteri locali e regionali a lavorare sul soggetto «Derive settarie e violazione dei diritti dell’uomo» e a incoraggiare, a sua volta, la creazione di centri nazionali o regionali d’informazione sulle derive settarie...”
E’ peraltro dato acquisito che nei periodi di profonda crisi come quella attraversata dai nostri paesi europei si assista a una crescita esponenziale di gruppi e movimenti abusanti. Le nostre associazioni s’impegnano pertanto a sollecitare lo Stato italiano affinché non diminuisca l’attenzione sul fenomeno e siano poste in essere tutte quelle misure di politica preventiva a tutela dei diritti umani. Auspichiamo che altri vogliano apportare il loro contributo a questa importante battaglia, anche attraverso una informazione approfondita, puntuale e corretta.
Il portavoce del Forum delle Associazioni Maurizio Alessandrini
I componenti del FORUM:
A.R.I.S. VENETO - Onlus
Associazione Ricerca Informazione sulle Sette Presidente, Mario Martini
FA.VI.S. Associazione Nazionale Familiari delle Vittime delle sette - Onlus Presidente, Maurizio Alessandrini
Associazione Ce.S.A.P. - Onlus
Centro Studi Abusi Psicologici
Il Presidente, D.ssa L
ARIS TOSCANA - Onlus
Associazione Ricerca Informazione sulle Sette Presidente, Mario Pierotti
Centro Ricerca Giù Le Mani dai Bambini onlus
Presidente, Lorita Tinelli
(già associazione)
Porto d’Ascoli
Presidente, Aldo Verdecchia
ALLEGATI
- Statuti delle associazioni Favis
- a Cassazione n. 631 del 18 Aprile 2012 (processo Valmaggi)
- a (dispositivo) Tribunale di Bari del 16 luglio 2012 (processo Arkeon)
- d’Europa Raccomandazione 1412/1999
- d’Europa Conferenza OING (Commissione Diritti dell’uomo) 5/10/2010
Cesap , Sentenz Sentenz Cons. Cons.
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Credere (e chiedere) è reato?
La risposta di Camillo Maffia
Mentre colgo l’occasione per segnalare, sul tema della libertà religiosa, l’ottimo volume appena uscito Credere è reato? a cura del prof. Luigi Barzano a chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, Agenzia Radicale sembra aver battuto un altro record: la richiesta di rettifica più lunga del 2012 rispetto alle dimensioni dell’articolo da rettificare. Aspettiamo la fine dell’anno per sapere con certezza se la palma spetta a questa testata, ma se così fosse auguri, Agenzia Radicale! Tale richiesta è stata avanzata in merito al mio ultimo articolo: Quanto costa e a che serve la Squadra Anti-Sette? Sebbene sono lieto di aver segnalato personalmente al direttore di Agenzia radicale il comunicato in cui si richiede rettifica, le mie argomentazioni non sono gravi né infondate né tantomeno erronee. Soprattutto, non sono tali: io non sostengo alcuna tesi, mi limito a porre delle domande per approfondire un dibattito socio-culturale che ha già originato tre interrogazioni parlamentari presentate da esponenti di tutti e tre i principali schieramenti politici del Parlamento italiano. Non pretendo, tuttavia, di fornire alcuna risposta.
Io rivendico il diritto di contestare l’esistenza stessa di un ambito settario contrapposto a un ambito religioso. Sono nella piena libertà di ritenere non sufficientemente delineato il confine che distingue una setta da una religione. Credo inoltre che la libertà religiosa non sia ipotecabile a nessun fine, tanto più che, come ho scritto e ribadisco, non è stato in Italia riscontrato alcun caso di gruppo religioso in cui i comportamenti della leadership fossero tali da poter estendere accuse di attività illecite a tutti i membri e a criminalizzare la confessione stessa.
Trovo divertente questo attacco personale, tanto più che affermazioni del sen. Perduca, cui peraltro mi associo, e riportate in quanto tali, vengono però attribuite al sottoscritto: sono lieto, comunque, di rispondere. L’affermazione fantasiosa, illogica e inveritiera secondo cui la SAS sarebbe coordinata dalle associazioni del Forum è stata pronunciata precisando: a quanto ci risulta e prevalentemente, nell’ambito di una serie di domande rivolte al governo in un momento grave in cui la crisi economica si ripercuote sulla vita delle forze dell’ordine autorizzando le forze politiche responsabili a vigilare con maggiore attenzione sui costi e l’efficienza dei dipartimenti: non a caso domande analoghe a quelle che si pone Marco Perduca sono state poste anche dall’on. Binetti e dal sen. Pastore prima di lui.
Quest’affermazione, comunque, non è affatto fantasiosa, in quanto lo stesso Maurizio Alessandrini, definendosi portavoce del Forum delle associazioni, si firma Referente del Ministero dell’Interno – Polizia di Stato – S.C.O. Servizio Centrale Operativo SAS – Squadra Operativa Antisette nella carta intestata di una lettera che è facilmente reperibile on line all’indirizzo: http://www.liberocredo.org/i-referenti-della-sas-e-il-plagio. La collaborazione stessa del Forum con le forze dell’ordine rende tutt’altro che illogico ritenere che il Forum svolga un ruolo determinante nelle indagini di Polizia quantomeno al punto di chiedere delucidazioni in merito. Poi, se quanto risulta a chi pone le interrogazioni sia veritiero o meno, be’, presenta le interrogazioni appositamente per scoprirlo: è questo che distingue un’interrogazione da un’affermazione. Aspettiamo la risposta dei ministri nel merito di tutti i quesiti posti, in ogni caso.
Posto che il sen. Perduca, a suo tempo, ha obiettato eccome, chiedendo di sapere cosa pensano le neuroscienze in merito alla manipolazione mentale, che il Forum dimentica essere una realtà non accettata dalla comunità scientifica al punto di poter essere oggetto dell’introduzione di leggi in materia, il rispetto della libertà non ha un metro universale: io sono libero di ritenere che, in base al mio concetto di libertà, frutto di posizioni liberali, l’esistenza stessa di nuclei anti-sette mini la serenità del dibattito in materia di libertà religiosa, e che la parola “setta” sia una forma di discriminazione che inserisce in modo non sufficientemente circostanziato un movimento religioso, piuttosto che un altro, nella lista dei culti “cattivi”, tenendo presente che la mia opinione non incide in alcun modo sulla vita dei gruppi religiosi, di alcuna associazione né tantomeno sulle indagini della Polizia di Stato.
Altra affermazione volutamente attribuita all’articolista sebbene sia chiaramente citata la fonte del sen. Perduca, la cui attenzione ai diritti umani è inoppugnabile dato il suo curriculum politico e il suo ruolo istituzionale nell’apposita commissione, è la seguente: …sembra però che le associazioni che compongono questo Forum abbiano una finalità politica precisa, la reintroduzione del reato di plagio di epoca fascista. Non è specificato se tale reintroduzione debba avvenire tale e quale o in forma rivisitata: non c’è nulla qui di fortemente offensivo, se non le origini del concetto di plagio in ambito legislativo che affondano sì in un’epoca vergognosa della storia recente del nostro paese, le quali però purtroppo non si possono negare.
Gli esiti non della forma legislativa, ma della sostanza di questo arbitrario concetto d’influenza mentale hanno portato al caso Braibanti. I Radicali (e non solo loro, a quanto pare) hanno tutto il diritto, direi, di preoccuparsi, vista l’aspra e solitaria battaglia combattuta a suo tempo da Marco Pannella per eliminare una minaccia democratica la cui assenza, anziché determinare un vuoto normativo, ha lasciato solo e fortunatamente un brutto ricordo dell’epoca a cui risale.
Su questo punto mi permetto d’inserire un inciso. La manipolazione mentale non esiste. Ci sono più prove a sostegno dell’esistenza di Dio, come la Nutella o il Quartetto op. 132 di Ludwig van Beethoven, piuttosto che della manipolazione mentale. E’ quella che si potrebbe definire una “teoria para-scientifica”, precisamente come quelle di alcuni culti ufologici. Il fatto che alcune persone attraversino un cambiamento profondo nel corso di una conversione religiosa (e vorrei vedere) fornisce prove a sostegno dell’esistenza di questo fenomeno tanto quanto la presenza di batteri o tracce di acqua su altri pianeti confermino la vita intelligente nell’universo. Una legislazione in materia di manipolazione mentale, pertanto, avrebbe lo stesso valore di un protocollo in caso d’invasione aliena. Ciò sia detto sottolineando un aspetto particolare: un ministro dell’Interno che si trovasse alle prese con un disegno di legge in merito all’introduzione del reato d’invasione aliena si sentirebbe, a parere di chi scrive, terribilmente stupido.
Quanto esiste di accertato in materia di condizionamento mentale è già presente nel codice. Questo vale per l’ipnosi come per i messaggi subliminali, su cui il diritto si è espresso e su cui ancora si dibatte. L’introduzione di un reato generico su un fenomeno indimostrato servirebbe solo ad agevolare un utilizzo strumentale della giustizia come già avvenuto nei noti casi Braibanti e Grassi.
Le ambiguità di alcuni elementi sussistono nel momento in cui il sacerdote di un culto maggioritario monitora quelli minoritari esattamente come scritto nell’interrogazione che io mi limito a riportare per fare informazione su un tema in cui troppi allarmismi sono stati fatti. Fortunatamente non sono l’unico, e in merito al caso Arkeon cito, scegliendo per carità di patria fra la vasta mole di materiale in rete ben più duro sull’operato del Cesap (come quello contenuto nei siti segnalati dai puntuali commenti in calce all’articolo da rettificare) Affari Italiani.it:
Sono risultate infondate le accuse di maltrattamenti, truffa, violenza privata, procurato stato di incapacità e calunnia, a testimonianza della totale strumentalizzazione mediatica del processo. ‘Ho sempre avuto fiducia nella giustizia, e ancor più fiducia in Dio, - ha dichiarato il protagonista della vicenda, Vito Moccia - in cuor mio sapevo che nulla sarebbe potuto accadere se non l’affermazione della verità. Il teorema della ‘psicosetta’ è stato completamente smontato dal Tribunale. Ma nel frattempo, nel corso di questa lunghissima odissea giudiziaria durata anni, un’associazione come Arkeon – che ha sempre sostanzialmente operato nel rispetto della legge – è stata stroncata, chiusa a forza, i membri inquisiti e le loro vite rovinate. Arkeon era un luogo dove riflettere, dove migliorarsi, per alcuni anche un luogo dove ritrovare la fede: siamo stati dipinti in modo strumentale come persone spregevoli, quasi dei demoni, i nostri figli sono stati insultati a scuola, qualcuno di noi ha perso il lavoro, io stesso sono stato rovinato – nella salute e non solo - da persone malintenzionate che hanno manipolato i fatti, alterato la verità, inventato bugie di sana pianta. L’unico ‘crimine’, se così si può dire, mio e dei miei collaboratori, è di non essere iscritti all’epoca all’Albo degli Psicologi: va bene, pagheremo il giusto per questo, ma da qui a ciò che si è detto e scritto su di noi e sull’Associazione Arkeon vi è un abisso.
In effetti, nonostante l’andirivieni di rettifiche e contro-rettifiche anche su Affari Italiani stesso, parlare di ambiguità è decisamente eufemistico.
Il ruolo vitale del Cesap nell’ambito del caso Arkeon appare, benché da un punto di vista sostanziale e non squisitamente formale, piuttosto evidente. C’è sufficiente documentazione su questo anche sul sito del Cesap stesso. Definirlo semplice informatore mi sembra, ancora una volta, un modo per far apparire lineare una questione controversa, ribadendo il fatto che qui esprimo liberamente un’opinione.
Che sia stata condannata o meno la leader del gruppo carismatico in cui il figlio è stato o meno “irretito”, non cambia il fatto che Alessandrini, se vuol bene (e non ne dubito) a suo figlio, e parlo da padre, è una persona emotivamente coinvolta con tutto il rispetto e il riserbo che questo merita e che ribadisco. Quando affermo questo, non accetto di essere accusato di velare verità processuali facendo informazione da chi non cita, quando sostiene di fare informazione sulle sette, le verità processuali inerenti ai più noti casi: Bambini di Satana, Angeli di Sodoma, Elena Finocchi, Ananda Assisi etc. La Relazione del 2001 della nostra intelligence è stata contestata in varie sedi e io mi limito a riportare il fatto che questo ed altri rapporti siano stati contestati, come è mio dovere, peraltro sottolineando che chi si è sentito in dovere di contestare era nel pieno diritto della libertà d’opinione.
Se il Forum stesso ammette che il termine “setta” è stato sconsigliato dal Parlamento europeo, non si vede per quale motivo, tanto più laddove esistesse un fenomeno preoccupante, si sceglie di affrontarlo utilizzando proprio il termine “setta” e non adeguando la strategia di contrasto e la terminologia a quanto rilevato dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento europeo.
Detto ciò.
Non mi piace il trattamento Di Marzio. Così come non mi piace che un prete cattolico monitori gli altri culti. Non mi piacciono gli innocenti in galera e non mi piacciono le gogne mediatiche. Così come, caro Forum Anti-sette, non mi piacciono: le alici, i trattori, gli estremisti di ogni colore, alcuni tipi di pietre e i cine-panettoni. E mi piace un sacco la democrazia, in cui posso dire liberamente e legalmente che non mi piace il Forum Anti-Sette.
Camillo Maffia
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All’attenzione della Redazione di Agenza Radicale e del signor Camillo Maffia (23 novembre 2012)
Il “FORUM DELLE ASSOCIAZIONI ITALIANE DI INFORMAZIONE, RICERCA E CONTRASTO DEI MOVIMENTI SETTARI NOCIVI E DEI CULTI ABUSANTI”, intende porre in evidenza definitivamente quanto segue.
Con il comunicato del 17.11.2012, il Forum sottoscritto, richiedendo una pubblica rettifica dell’articolo titolato “Quanto costa e a che serve la Squadra Anti Sette? Interrogazione radicale” a firma del signor Camillo Maffia, ha fornito alla Redazione di Agenzia Radicale e al medesimo signor Maffia, ogni indicazione e documentazione necessaria a provare, in maniera inequivocabile, gli obiettivi e le finalità di mero volontariato di ciascuna delle associazioni aderenti al menzionato Forum, nonché lo stato dei rapporti di semplice collaborazione intercorrenti tra le nostre realtà associative e le istituzioni locali e nazionali.
Occorre, evidentemente, rammentare che oggi il volontariato si manifesta sempre più come fenomeno di partecipazione attiva e responsabile dei cittadini, i quali oltre a rispondere alle esigenze di tutela e partecipazione dei soci, nonché della cosiddetta popolazione-bersaglio che essi rappresentano per una specifica condizione, (in questo caso le vittime del cosiddetto settarismo distruttivo), svolgono un ruolo di rilievo, in termini di prevenzione e sensibilizzazione a specifiche tematiche, a tutela di tutta la popolazione in generale. Per tali motivi, quindi, le associazioni di volontariato, (quali esse siano), non possono che essere reticolari, ossia connesse con altre realtà, anche istituzionali, con le quali cooperano attivamente.
Altresì, nel comunicato del 17.11 u.s., si è voluto rilevare, in maniera del tutto corretta e documentata, come alcune considerazioni espresse dall’articolista risultassero,(e lo sono tutt’ora), erronee, infondate e lesive nei confronti del Forum, delle nostre associazioni e dei medesimi rappresentanti.
Infatti, ancorché il signor Maffia non ritenga di aver offeso alcuno, limitandosi a riportare alcune frasi dell’interrogazione presentata dai senatori Perduca e Poretti, di fatto appare evidente, leggendo entrambi gli articoli, che egli ha, per contro, assunto una propria posizione sugli argomenti narrati, essendo così tutt’altro che asettico e imparziale: in sintesi, egli non si è limitato a riprodurre il mero contenuto dell’interrogazione, o sunto di essa, in forma impersonale e oggettiva.
Inoltre, in relazione alle interrogazioni parlamentari a cui si riferisce il sig. Maffia, a onor del vero si ricorda che l’Atto si sindacato ispettivo n. 3-02822 presentato dal Sen. Pastore il 26 aprile 2012 è stato dal medesimo ritirato il 7 giugno 2012 (740^ seduta pom.).
Per tali motivi, risulta necessario ribadire che:
1. il Forum è costituito dalle associazioni onlus ARIS TOSCANA; ARIS VENETO, FAVIS, GIU’ LE MANI DAI BAMBINI (del sig. Aldo Verdecchia) e dal Centro Studi sugli Abusi Psicologici CESAP;
2. tali associazioni sono tutte di volontariato (si leggano i relativi statuti che si ri-allegano alla presente per comodità informativa);
3. tali associazioni perseguono tra i propri scopi unicamente l’assistenza delle vittime di fenomeni abusanti, (fisici e psicologici) , avvenuti nell’alveo di gruppi auto-proclamantesi di culto, anche tramite la segnalazione alle Forze dell’Ordine e l’Autorità Giudiziaria;
4. tali associazioni non limitano e/o condannano gruppi di minoranze religiose o autoproclamantesi di culto;
5. tali associazioni non limitano e/o condannano la libertà di credo o di culto altrui;
6. che, nello specifico, l’affermazione secondo la quale le Associazioni Aris Veneto e Toscana sarebbero state implicate nell’attività illecita della de-programmazione è del tutto assurda non essendo le medesime ancora costituite all’epoca dei fatti (1988);
7. ancora inveritiera risulta l’affermazione secondo cui il signor Maurizio Alessandrini sarebbe referente della SAS, -cosa mai dichiarata dal medesimo-, bensì “referente del FORUM presso la SAS”, o in altri termini, portavoce delle associazioni nei contatti con la SAS: si ripete che i rapporti tra le menzionate associazioni e le altre istituzioni nazionali sono di natura meramente collaborativa nell’ottica del dialogo che caratterizza le relazioni tra mondo del volontariato e lo Stato.
Si ritiene pertanto fatto grave e inaccettabile, che si voglia ingenerare nella pubblica opinione l’erronea convinzione le che associazioni aderenti al Forum siano:
1. parificabili a organizzazioni oltranziste che attentano alla libertà religiosa degli individui, ossia una sorta di moderna inquisizione;
2. composte da presidenti, rappresentanti, consulenti e volontari incompetenti;
3. coordinati o coordinatori della SAS, ovvero alle sue dipendenze; dato del tutto fantasioso ma che può dar luogo al convincimento che le nostre associazioni ricevano, da tale organismo, finanziamenti con denaro pubblico.
Dalla nuova risposta del sig. Maffia, risulta evidente che egli continui a ignorare le reali attività svolte dalle nostre associazioni e i nostri scopi Statutari, nonostante le dettagliate precisazioni contenute nel nostro primo comunicato; del resto, non può non rilevarsi che anche in un precedente articolo a firma del medesimo, si leggevano dichiarazioni finalizzate a gettare discredito sul cosiddetto “movimento anti-sette nostrano”, tacciato addirittura di aver scatenato casi mediatico-giudiziari che avrebbero sortito l’incarcerazione d’innocenti! (Libertà religiosa, un problema laico – Agenzia Radicale Mercoledì, 15 Agosto 2012)
Attese le informazioni in parte errate, in parte lacunose e in parte distorte di cui il signor Maffia si è avvalso onde redigere i suoi testi pubblicati dalla Vostra redazione, speriamo di aver chiarito, con il precedente comunicato e con il presente ogni dato a noi riferibile.
Siamo, altresì, disponibili a un incontro diretto con la Vostra Redazione, per ogni necessario approfondimento per ulteriori Vostri articoli e/o inchieste giornalistiche, su argomenti nei quali il Forum e/o le nostre associazioni o i loro rappresentati fossero direttamente interessati.
Nelle more, tuttavia, si chiede l’immediata rettifica di quanto riportato dal signor Maffia anche tramite la pubblicazione completa di allegati di questo testo.
Certi in una Vostra reale comprensione e adesione alla nostra richiesta, porgiamo distinti saluti.
Il portavoce del Forum delle Associazioni
Maurizio Alessandrini
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