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22/12/24 ore

Aborto in Italia, la legge 194 finisce nei tribunali europei


  • Silvia Soligon

Dalla Procura della Repubblica al Consiglio d'Europa, la legge 194 sta tenendo banco davanti ai giudici di mezzo mondo. Negli ultimi mesi il motivo di questi continui ricorsi è sempre lo stesso: l'avvalersi sempre più frequente del diritto di obiezione di coscienza da parte dei medici ginecologi.

 

Ultimo atto della vicenda è il ricorso presentato dall'International Planned Parenthood Federation (Ippf) European Network, organizzazione non governativa che si è rivolta al Comitato europeo per i diritti sociali per denunciare una situazione che non garantisce alle donne un diritto sancito dalle stessa legge 194, quello dell'accesso alle procedure per l'interruzione volontaria di gravidanza.

 

Le motivazioni dell'ong, sostenute anche dalla Libera associazione ginecologi per l'applicazione della legge 194 (Laiga), sono le stesse che hanno spinto Associazione Luca Coscioni e Aied a depositare, nelle scorse settimane, un esposto sulla violazione della stessa legge da parte del sistema sanitario laziale presso la Procura della Repubblica di Roma.

 

Nonostante, sostanzialmente, non ci sia nessuna nuova critica e la situazione in Italia rimanga tragicamente stabile - con regioni, come il Molise, in cui addirittura l'85,7% dei ginecologi dichiara di essere obiettore - la necessità di risolvere il problema continua a farsi sentire in tutto lo Stivale senza trovare una soluzione.

 

Nel frattempo il Governo Italiano ha chiesto al Consiglio d'Europa di dichiarare irricevibile il nuovo ricorso. La richiesta è stata respinta, ottenendo l'effetto contrario. Il Comitato ha, infatti, giudicato la situazione grave a tal punto da dare precedenza al ricorso e stabilendo che il Governo dovrà presentare le proprie argomentazioni entro il 6 dicembre. Da quel momento non resterà che attendere le risposte dell'Ippf, che dovranno pervenire entro il 17 gennaio.

 

Tuttavia, la Laiga è la prima a non mostrarsi fiduciosa a tal propositi “vista”, precisa il suo presidente, Silvana Agatone, “la posizione europea sull'obiezione di coscienza”. In ogni caso, le proposte su come garantire l'assistenza medica alle donne e, allo stesso tempo, quella dei medici all'obiezione non mancano. Un esempio? Le proposte inviate alle Regioni da Aied e Associazione Luca Coscioni.


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