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16/11/24 ore

Caso Mastrogiovanni, morì legato al letto: medici condannati


  • Andrea Spinelli Barrile

Il caso clamoroso di Francesco Mastrogiovanni ha oggi una verità, almeno giuridica, sui fatti di quei maledetti giorni: sei medici del Reparto Psichiatria dell'Ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Sa) sono stati condannati in primo grado ad omicidio colposo, sequestro di persona e falso ideologico; le pene comminate vanno dai due ai quattro anni, tutti assolti  invece gli infermieri del nosocomio.

 

La morte di Mastrogiovanni, il 4 agosto 2009, era giunta in seguito ad un 'Trattamento sanitario obbligatorio'; legato mani e piedi ad un letto di contenzione per quattro giorni dopo aver subito il Tso, il maestro elemenatre morì in modo disumano, violento: una vera condanna a morte inflittagli dai suoi carcerieri.

 

La sorella Caterina, che da quel giorno conduce una guerra quasi in solitaria per la verità sulla morte del fratello, ha spiegato: "La nostra è una battaglia perché non accadano più cose del genere, c'è troppa disumanità in questa storia, non si riesce a capire come si può trattare un essere umano in questo modo, legato mani e piedi, senza acqua, senza essere lavato, senza avere l'affetto dei suoi familiari. Una persona è assistita durante la morte e mio fratello lo hanno fatto morire come una bestia. Come si fa a portare da mangiare ad una persona legata e poi riprendersi quel vassoio dopo quattro ore? Al capezzale si sono avvicendate 18 persone, nessuno ha avuto un gesto di umanità".

 

Una fine barbarica, quella di Mastrogiovanni, una "persona particolare, ma buono, molto buono" come viene ricordato da chi lo conosceva; il caso era balzato alle cronache nazionali grazie ad un video pubblicato dall'associazione 'A Buon Diritto' su L'Espresso che mostra le immagini integrali del "ricovero" dell'uomo all'ospedale San Luca.

 

Un anno e mezzo di dibattimento che non ha disdegnato qualche colpo di scena, come il trasferimento del primo pm Francesco Rotondo a Salerno, le cui accuse sono state riconosciute in giudizio: ora è necessaria l'apertura di un dibattito pubblico che ponga fine al vuoto legislativo sui metodi di contenzione applicati nei reparti psichiatrici e sui Tso; un vuoto che ha negli Ospedali psichiatrici giudiziari la sua cartina tornasole ancora sbiadita da una riforma incompiuta.


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