L’Uruguay depenalizza l’aborto. La legge, all’interno della quale si contempla il principio della libertà da parte della donna di scegliere d’interrompere la gravidanza, è stata approvata dal senato locale con 17 voti a favore e 14 contro e necessita ora di essere accettata in via definitiva dal presidente José Mujica che ha già dichiarato di non aver intenzione di porre il veto alla riforma.
Fino ad oggi nel Paese sudamericano si faceva riferimento a una legge del 1938 che prevedeva dai 3 a 9 mesi di reclusione per la donna che decideva di ricorrere all’aborto e da 6 a 24 mesi per chi lo praticava. La nuova normativa legalizza invece l’aborto fino alla dodicesima settimana di gestazione ma solo dopo il parere di una commissione mista di medici e psicologi che, spiegati alla donna i rischi legati all'intervento, "deve contribuire a superare le cause che possono indurla all'interruzione di gravidanza, assicurandosi che disponga delle informazioni necessarie per prendere una decisione conscia e responsabile".
Un 'vincolo' mal visto da alcune associazioni femministe come la 'Mujer y Salud'. “Questa legge - spiega l'associazione - è una legge minima. Non è ciò che noi avremmo desiderato”. La Mujer y Salud non ritiene giusto infatti che “quando una donna sceglie di interrompere in maniera volontaria la sua gravidanza deve comparire di fronte ad un 'tribunale' ed esporre i motivi per i quali vuole mettere fine alla gravidanza. Dopo di questo la mandano a riflettere per cinque giorni, entro i quali deve tornare a comparire per vedere che decisione è stata presa sul suo caso”.
La legge, insomma, secondo le organizzazioni femminili, non mirerebba a tutelare il diritto delle donne di decidere sulla loro vita e sul loro corpo, costringendole ad umiliarsi davanti ad una commissione incaricata di controllare, e in caso pilotare, una scelta che dovrebbe essere insindacabile.
E alle critiche femministe si aggiunge naturalmente il malcontento del mondo ecclesiastico: il “Vicariato della Famiglia e della Vita dell'Arcidiocesi di Montevideo - afferma in una nota la Chiesa uruguaiana - ha espresso il suo profondo dolore per una normativa che in pratica legalizza l'aborto”.
Nonostante le prime, prevedibili polomiche, la nuova legge fa di fatto diventare l'Uruguay il terzo Stato dell'America Latina ad aver reso legale l'interruzione di gravidanza, dopo Cuba e la Guyana. Mentre nei Paesi del Sud America l'aborto è considerato ancora un crimine o è parzialemente penalizzato.
Con l'approvazione della norma in Uruguay si può invece finalmente porre fine ai ben cinquantamila aborti clandestini all’anno, oltre che ridurre drasticamente anche i casi di decessi o complicazioni per operazioni realizzate in strutture assolutamente precarie o con metodi medioevali. In poche parole, più sicurezza per la salute della donna.
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