Secondo il World Disaster Report 2012, una raccolta di dati sul flusso dei migranti nel mondo, 72 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare il Paese di provenienza per cercare rifugio in altri luoghi. 1 persona su 100 fugge, lascia la propria abitazione per spostarsi con la famiglia verso nuove terre a causa di guerre, carestie, fame.
Spesso però questo viaggio si trasforma in una vera e propria odissea le cui motivazioni devono essere ricercate in una incapacità consapevole degli Stati nel non riuscire (o volere) attuare una politica di integrazione dei nuovi migranti. Si legge sul documento: “Molti Stati hanno deciso che la miseria cui sono costretti i migranti forzati è un giusto prezzo da pagare per evitare di confrontarsi con un tema politico difficile”.
Esiste inoltre una nuova classe di migranti, quei 'nuovi poveri' incapaci di riscattare i propri beni dallo Stato e quindi in attesa di una ricollocazione ch forse potrebbe non arrivare mai. Mentre infatti fino a pochi anni fa era abitudine considerare i migranti come sfortunati bloccati in una tendopoli nel deserto, oggi sempre più la migrazione tende ad investire le città, creando un reale problema talvolta di degrado e collocamento territoriale.
Secondo Tommaso Della Longa, portavoce in Italia per la Croce Rossa, nel prossimo futuro saranno presenti nuove sfide in merito: “Come tutte le cose anche la questione dei migranti è soggetta a cambiamenti e nuove esigenze, per questo nei nostri corsi di formazione addestriamo i volontari a saper rispondere tempestivamente a questi poblemi”.
I dati presentati parlano inoltre di un aumento del 70% del flusso migratorio entro il 2050. Il problema non sembra riguardare gli investimenti in denaro, visto che ogni anno i Paesi donatori (escludendo associazioni umanitarie e finanziamenti privati) stanziano 8 miliardi di dollari, ma culturale e gestionale. (L.R.)
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