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19/11/24 ore

12 maggio 1977 - 12 maggio 2021: 44 anni fa veniva assassinata Giorgiana Masi



“Il 12 maggio 1977 Giorgiana Masi, 19 anni, fu colpita sul lungotevere davanti a Ponte Garibaldi, mentre correva verso piazza Sonnino in seguito ad una carica della polizia. Secondo l’autopsia il proiettile, esploso a un’altezza di 93 centimetri da terra, aveva viaggiato con un andamento rettilineo: era entrato nella regione lombare posteriore, proprio sopra l’osso sacro, aveva attraversato una vertebra, ed era uscito sopra l’ombelico”. Così riporta una didascalia del libro bianco che i radicali produssero per documentare quello che accadde in quel tragico 12 maggio del 1977.

 

“Quel giorno, quel 12 maggio, doveva dar luogo ad una strage senza limiti.

 

Un miracolo l’ha impedita, che hanno compiuto assieme decine di migliaia di cittadini e di militanti ben determinati, per motivi diversi e anche contraddittori, alla più assoluta, attiva nonviolenza. Un miracolo compiuto anche dall’immensa, immensa maggioranza dei quasi duemila poliziotti e carabinieri, ingannati, spaventati, terrorizzati, liberi dall’odio che si tentava di inculcare loro. Sono stati compiuti da loro centinaia di reati; ma nulla rispetto a quello cui li si voleva ridurre. Anche fra di loro dovevano esserci caduti, trucidati.

 

Invano erano state armate le mani assassine nelle settimane e nei giorni precedenti, che avevano consentito al governo (e al Parlamento) di imporre (e di subire) l’escalation degli opposti ma anche identici terrorismi di Stato e privati, e di tentare di usarli contro la Repubblica Italiana. Dopo ore di questo miracolo voci schiumati di rabbia, di incredulità angosciata, alla fine urlavano dalle Radio di servizio l’ordine che doveva essere taciuto: ‘Sparate, sparate, ammazzateli!’. Non lo sapevano. Ce lo dicono ora gli atti ufficiali del processo. Sono, oggi, questi atti ufficiali a gridarci che qualcuno alla fine aveva obbedito, ha assassinato. E l’assassino di Giorgiana Masi, e l’organizzatore della strage non potrebbe – dice il giudice – essere scoperto?”… Così Marco Pannella concludendo il libro bianco Cronaca di una strage precedentemente richiamato.

 

“Lo scenario in cui si svolsero quegli avvenimenti aveva come riferimento il terzo Governo Andreotti detto della solidarietà nazionale per l’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano, impegnato fortemente nella strategia del compromesso storico” – scrive Andrea Maori in Giorgiana Masi e la primavera di piombo. Cronache inedite sugli incidenti del mese di maggio 1977 a Roma.

 

A 44 anni da quell’assassinio, sul ponte Garibaldi si sono ritrovati, ancora una volta come tutti gli anni, i radicali (di varie impostazioni ...) per ricordare quel tragico avvenimento in un anniversario che resta una pagina dolorosa e drammatica. 

 

“ … Qui, vicino a ponte Garibaldi moriva Giorgia Masi. – ha sottolineato in uni intervento  audiovideo su Agenzia Radicale Video il direttore dell’agenzia e di Quaderni Radicali Giuseppe Rippa – Siamo qui per ricordare e per richiamare alla memoria quei momenti angosciosi e inquietanti, per portare la nostra testimonianza di quei fatti (io stesso ero in piazza Navona seguendo i lavori per montare il palco dove si sarebbe dovuto tenere il concerto che sostituiva la manifestazione così come l’allora ministro dell’interno Francesco Cossiga aveva concordato con il dirigenti radicali. In quella piazza dove molti di noi restarono bloccati per molte ore dopo che tutti gli imbocchi erano stati bloccati …).

 

La scelta di utilizzare l’impedimento anche solo del concerto avveniva mentre si stava preparando uno stato di emergenze, che spingesse verso un governo di unità nazionale, che tagliasse ogni ipotesi di contrasto democratico al compromesso storico. Le domande di libertà, di diritti civili, di crescita partecipata andava bloccata con un divieto inaccettabile ma ancor di più con una ipotesi nonviolenta di cambiamento a cui anche i gruppi più estremisti (e in alcuni casi pericolosi) avevano accettato di aderire con un appuntamento che diveniva un anniversario anche se celebrato solo con un concerto. Perché questo ricordo di oggi, a 44 anni, diventa un evento significativo…

 

Qualche anno fa è uscito il libro Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano di Concetto Vecchio (giornalista allora di Repubblica), pubblicato da Feltrinelli. L’ambizione dell’autore è quella di far luce sull’intera vicenda. Non sono in grado di dare un giudizio sul lavoro poiché non ho avuto modo di vederlo e di leggerlo. Ma forse un commento a latere può e deve essere fatto. Qualche giorno prima della sua uscita questo libro ha avuto un’anteprima. Un estratto, un capitolo fu pubblicato dal quotidiano La Repubblica in cui parla per la prima volta Giovanni Santone, uno dei poliziotti in borghese su cui si concentrarono le polemiche dopo il delitto di Giorgiana Masi, uccisa appunto da un colpo di pistola.

 

Santone non fu certamente quello che sparò il colpo mortale, ma nella foto scattata dal fotografo Tano D’Amico, con un pullover bianco e una grande striscia blu orizzontale – che indubbiamente doveva servire a confondersi con i partecipanti finì per essere una vera e propria calamita di identificazione.

 


 

Ma non può non sorprende il fatto che il quotidiano di largo Fochetti scelse proprio quel capitolo per ricordare l’assassinio del 12 maggio 1977. È una coincidenza quanto meno strana. Santone - e non è in discussione la sua umana convinzione di essere stato identificato come il simbolo di quegli avvenimenti che furono poi vissuti da lui con sofferenza - sottolinea in quel capitolo: … Se la presero con Cossiga, ma sbagliarono. Cossiga fu il più grande ministro dell’Interno di sempre, non ha nessuna responsabilità per l’ordine pubblico di quel giorno. Non sapeva niente. Poi, con studiato calcolo – dice Vecchio -, buttò lì: Giorgiana fu uccisa dal fuoco amico….

 

La domanda che sorge spontanea allora è, qual è la razio che ha spinto La Repubblica a ricordare questo anniversario tragico pubblicando in anteprima proprio questo capitolo con una versione data dal poliziotto che ribadisce la posizione che Cossiga sostenne, cioè che il colpo fosse partito dalla pistola di uno dei membri di Autononia Operaia, versione che i fatti si sono incaricati di smentire del tutto e che ora vengono riportati in evidenza in questo modo proprio dal cosiddetto quotidiano progressista? Perché mai il direttore del quotidiano (allora di proprietà di Carlo de Benedetti) ha pubblicato solo quel capitolo che sembra il riscatto postumo dell’allora ministro dell’Interno, poi Presidente della Repubblica Francesco Cossiga?

 

E sorge anche la domanda perché Radio Radicale non approfondisce questa questione…. In fondo al di là della censura che l’emittente di via Principe Amedeo, che si dice Radicale, esercita nei confronti nostri, di Agenzia Radicale, Quaderni Radicali.

 

È superfluo ricordare che nonostante - ancora una volta - la presenza di Giuseppe Rippa a ponte Garibaldi, la sua partecipazione in quel giorno lontano in piazza Navona, la sua storia di radicale come segretario, tesoriere, presidente dell’allora Consiglio Federativo, deputato, Giuseppe Rippa, dalla Radio cosiddetta Radicale, è stato censurato ...

 

 


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