La battaglia di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale per lo Stato di diritto, ispirata dal leader storico Marco Pannella, è stata lo strumento che ha caratterizzato e caratterizza l’azione della rivista e dell’agenzia… Il lungo reiterato disprezzo dello stesso ha accompagnato l’azione del potere nel nostro paese, camuffato da un apparente scenario che si può definire di democrazia fittizia dove i valori della civiltà giuridica liberale sono stati calpestati e adattati secondo gli interessi degli attori politici, istituzionali, sindacali, accademici, economici e finanziari.
Travolgere le regole della Costituzione e del diritto non è stato mai sentito come un disvalore: è anzi rivendicato come sacrosanto e “legittimo” in nome del diritto-dovere di chi detiene il potere occupando con ogni mezzo gli strumenti di comunicazione e manipolando l’opinione pubblica con un sistema informativo subalterno e interessato.
Le istituzioni democratiche, parlamentari, sono diventate il territorio di lotte di potere, potendo contare su una società corporativizzata, dove tutti gli attori hanno smarrito i caratteri della deontologia istituzionale e la sacralità del rispetto dei propri ruoli nel gioco dei pesi e contrappesi che il costituente ha voluto fissare come garanzie della dialettica istituzionale.
E tutto questo se si accantona la grave deformazione che i radicali hanno subito contro la loro azione riformatrice, costruita con il mezzo costituzionale dei referendum abrogativi, massacrati e sottratti da chi doveva ammetterli o traditi, una volta vinti nonostante una violenta azione di disinfomazione e falsificazione, da scelte diametralmente opposte al quesito e alla volontà popolare.
Quella che segue è una conversazione con il prof. Giuseppe Moesch, già Professore ordinario di Economia Applicata e Trasporti (Cagliari, Politecnico di Milano, Università di Salerno), che racconta una vicenda umana che ha dei riflessi drammatici sul piano della deriva istituzionale e di legittimità democratica.
È la vicenda della sua amicizia con Amedeo Franco, il giudice di Cassazione, morto nel 2019, componente del collegio che il primo agosto 2013 condannò Silvio Berlusconi a quattro anni per frode fiscale e che poi confessò al Cavaliere quanto quella sentenza fu «pilotata da molto in alto».… così come viene riportato in una intervista dello stesso Moesch fatta dal direttore de il Giornale Sallusti.
Si tratta di una delle pagine più scure della nostra vita repubblicana e ci sentiamo di poterlo affermare partendo da una nostra posizione politica molto molto lontana dal leader di Forza Italia. È una conversazione nella quale viene ripercorso l’aspetto umano di quella vicenda che tormentò il giudice Franco e che Moesch ricostruisce in nome della sua amicizia e che gli consentono una testimonianza personale ma, come già detto, dai riflessi politici inquietanti tali da caratterizzarsi come un vero e proprio rovesciamento del potere legittimamente conquistato e che si sono espressi in maniera palesemente illegittima e con il contributo di organismi che nello stato democratico sono preposti al fondamentale compito di assicurare terzietà e giustizia…
- Lotte di potere e stravolgimento delle regole democratiche. Conversazione con Giuseppe Moesch
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