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16/11/24 ore

Aborto, i 40 anni della Legge 194: le soluzioni per superare gli ostacoli



Il 22 maggio del 1978 entrava in vigore la legge sull'Interrazione volontaria di gravidanza. Dopo 40 anni i dati ci dicono che gli aborti si sono ridotti del 50 per cento, ma ci confermano anche una tendenza crescente all'obiezione di coscienza dei medici che sta rendendo diffcile la piena e corretta applicazione della legge.

 

Oggi i ginecologi che si rifiutano di praticare interruzioni di gravidanza sono addirittura il 70,9%. Nel 2005 erano il 58%. Il che significa, numeri alla mano, che solo tre ginecologi su 10 sono disponibili. Cosa che si riflette anche sul numero delle strutture che praticano gli interventi, che sono il 60% del totale. In questo modo l'esercizio di un sacrosanto diritto viene minato dall'altrettanto legittimo diritto da parte degli operatori sanitari.

 

Per ovviare al problema, l'Associazione Luca Coscioni, con l’Aied e Associazione A.m.i.c.a. da tempo hanno individuato alcune soluzioni applicabili immediatamente che determinerebbero il pieno rispetto della legge, senza la necessità di modifiche normative.

 

In particolare si propone:

- la Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;

- l'elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;

- i concorsi pubblici riservati a medici non obiettori e obiettori al 50% per la gestione dei servizi di Interruzione Volontaria di Gravidanza;

- l'utilizzo dei medici ‘gettonati’ per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori; la deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di interruzione volontaria di gravidanza sono scoperti;

 

Inoltre, andrebbe

...favorita la Pillola RU 486 al posto dell’intervento chirurgico…

Nel nostro Paese, dal 2009 è possibile interrompere una gravidanza indesiderata con il metodo farmacologico entro la settima settimana di amenorrea. Poiché la legge 194 raccomanda “la promozione delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza” (art. 15), i tale metodo va favorito in alternativa alla procedura chirurgica poiché sicuro e considerato tra i metodi di scelta per le IVG nelle prime settimane di gravidanza da tutte le più importanti linee guida internazionali. In molti Paesi del mondo le “pillole abortive” vengono dispensate in regime ambulatoriale, in strutture analoghe ai nostri consultori o addirittura dai medici di medicina generale: in Francia (ma non solo) dal 2004 esiste una rete sanitaria “medico curante-ospedale” finanziata con fondi pubblici che permette di effettuare una IVG farmacologica al di fuori della struttura ospedaliera.  

 

…privilegiato il Day Hospital evitando un ricovero di tre giorni…

Questo dovrebbe essere possibile anche in Italia dove la legge 194 del 1978 prevede che: “Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione. (art.8). In questi anni i dati sull’IVG farmacologica riportati dal Ministero confermano che le donne che vi si sono sottoposte hanno scelto nella stragrande maggioranza le dimissioni volontarie dall’ospedale, senza che questo abbia comportato un aumento delle complicazioni. Tali dati sono sovrapponibili a quelli riportati nel resto del mondo, dove la procedura viene eseguita per la gran parte in regime ambulatoriale.

 

 …risparmiato risorse da investire in Consultori e Contraccezione…

L’interruzione volontaria di gravidanza dovrebbe essere accessibile con il metodo farmacologico nei consultori familiari e nei poliambulatori, come previsto dall’articolo 8 della legge 194 oppure, quando necessario, in regime di Day Hospital. Si dovrebbe evitare quello che oggi avviene nella maggior parte dei casi: il regime di ricovero ordinario. Le risorse finanziarie così risparmiate potrebbero entrare a far parte degli investimenti. Fra tutti, il potenziamento della rete dei consultori e un più facile accesso alla contraccezione, onde evitare le gravidanze indesiderate o l’effettivo ricorso all’aborto.

 

 


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