Marcello Dell'Utri sta bene dov'è: recluso, ammalato e senza cure adeguate. Questo in un “Paese normale”...,se per normalità s'intende quella tristemente nota in Italia. In un Paese civile Dell'Utri starebbe invece altrove, per ricevere il trattamento sanitario consono al suo stato precario di salute, nel rispetto dei diritti sanciti in Costituzione per tutti, detenuti inclusi.
La sua vicenda di ordinaria in-giustizia è emblematica, ma al tempo stesso peculiare, per certi aspetti senza precedenti, già dalla condanna per un reato “fumoso” - concorso esterno in associazione mafiosa - applicata in modo retroattivo, cioè per fatti risalenti a quando non era prevista la fattispecie.
Attualmente Dell'Utri è in carcere a Rebibbia e da qualche giorno si astiene dal cibo e dai farmaci. Questo dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza che gli ha negato la sospensione della pena per gravi motivi di salute. La dinamica con cui si è arrivati a tanto sconcerta. Il comportamento quantomeno “inusuale” della Procura generale, che non ha tenuto conto del parere dei periti dalla stessa nominati, lascia senza parole.
Stupiscono un po' meno i tempi occorsi per il pronunciamento, in linea con le lungaggini del sistema. Le stesse che stanno ritardando l'inizio del trattamento oncologico, dopo la diagnosi risalente all'ormai lontano 20 luglio. Ciò a conferma di quanto possa considerarsi adatto il luogo “prescelto” dai giudici per le cure.
A questo punto non resta che affidarsi ai ricorsi. Ma i suddetti tempi lunghi della burocrazia scoraggiano. Oppure si può tentare la via della richiesta di grazia. Il diretto interessato ha già fatto sapere di non volerla. Tuttavia, appare l'unica strada davvero percorribile, per risolvere il caso nei tempi brevi necessari alle condizioni del paziente. Ma ciò non vuol dire che sia semplice.
Dell'Utri è un detenuto speciale che ha un “valore simbolico”... Per lui il principio di legalità è stato sacrificato per far spazio a quello del consenso, nel solco di una deriva culturale che ha investito l'Italia a partire da mani pulite.
Dal canto suo, la politica, subalterna e intimidita, non reagisce e, in piena stagione elettorale, non dà l'impressione di volersi muovere in modo sensato. Ci sarebbe bisogno di un moto d'orgoglio: un appello trasversale dei partiti, che dia una sorta di copertura all'intervento di clemenza del Presidente Sergio Mattarella. Gli unici che potrebbero farsi portatori e tessere la tela, secondo alcuni parlamentari, sono i radicali: “perché - dice il senatore Cicchitto - al di sopra di ogni sospetto”.
Di questo si è discusso, fra l'altro, nel corso di un'affollata e lunga conferenza stampa (di fatto un convegno) nella sede del Partito radicale, che ha visto la partecipazione anche di Miranda Ratti, moglie di Marcello Dell'Utri. È stata l'occasione per accendere i riflettori anche sul “detenuto ignoto”, che nel silenzio mediatico subisce una sorte simile, a causa di un sistema che va urgentemente riformato.
In proposito, qualche passo verso il cambiamento è dietro l'angolo. La riforma dell'ordinamento penitenziario necessita solo del via libera ai decreti delegati da parte del Consiglio dei Ministri. Rita Bernardini si sta spendendo da settimane affinché Gentiloni faccia la sua parte. Speriamo che la fine della Legislatura non lo distragga...
- Il caso Dell'Utri (e non solo), conferenza stampa (video da radioradicale.it)
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