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18/05/24 ore

Carcere, a Pozzuoli il pragmatismo femminile contro il sovraffollamento


  • Giulia Musella

Le celle del carcere femminile di Pozzuoli sono arrivate a contenere fino a 210 detenute, eppure potrebbero ospitarne al massimo 153: tanta è la capienza “tollerata”, che significa già situazione allo stremo. E’ per questo che la scorsa settimana anche nel carcere flegreo, come in altri luoghi di detenzione, le donne hanno aderito all'iniziativa lanciata da Marco Pannella e dai Radicali a sostegno dell’amnistia.

 

Mestoli, cucchiai e coperchi contro le sbarre per far sentire a tutti il dolore del sopraffollamento con la “battitura della speranza”. La direttrice Stella Scialpi ed i suoi collaboratori però sono ottimisti e non si perdono d’animo: e così, anche se non è espressamente previsto dall’ordinamento, in una delle sezioni del carcere si sta sperimentando il progetto Johnatan. “Le stanze, tra cui ci sono anche delle camerate da 12 persone, restano aperte per tutto il giorno, - racconta la direttrice – così che le nostre utenti possano andare da una stanza all’altra senza restare tutto il giorno in stanze sopraffollate in maniera dolorosa”.

 

A Pozzuoli il sovraffollamento si combatte con un pragmatismo tutto femminile. E così la direttrice ha tagliato sugli appalti, risparmiando e dando un’occupazione alle detenute: “oggi sono le nostre ospiti a pulire gli uffici del carcere. I tagli alla spesa rendevano difficile l’affidamento esterno del servizio. Inoltre, il lavoro delle nostre detenute è migliore di quello delle ditte private. Lo stesso accade nelle nostre cucine, al bar e nei giardini”.

 

E poi c’è la scuola, la torrefazione delle “Lazzarelle”, la cooperazione con i ristoratori della zona che hanno assunto le detenute gourmet. Tutto per rendere effettivo l’obbligo rieducativo costituzionalmente richiesto, sì, ma anche per combattere il sovraffollamento. Fatto anche di solitudine nel caos.

 

“A volte la gestione di un carcere femminile è più difficile di quella maschile – racconta Maurizio Cozzolino, responsabile degli educatori del carcere - perché le donne portano in carcere l’angoscia della famiglia lasciata fuori. E questo si trasforma in un’emotività dura da gestire”. La vita quotidiana è difficile a Pozzuoli. “Un’amnistia però resta un provvedimento tampone – sottolinea la direttrice – che non sconfigge le anomalie di sistema. Servirebbe mettere mano alle pene alternative, rivedere gli attuali criteri di che sono fallimentari, affiancare alle misure alternative un percorso di “accompagnamento” per fornire una reale alternativa di vita”.

 

La popolazione carceraria di Pozzuoli è quasi tutta italiana, e la maggior parte delle detenute sconta pene per spaccio di droga. “In certe realtà della nostra zona – racconta la direttrice Scialpi - il carcere è vissuto come una tappa ‘normale’ della vita: le poliziotte che lavorano qui da più anni ricordano le attuali detenute venire a trovare le madri in questo stesso carcere. Senza una riforma della politica penale e magari un’opera di depenalizzazione ogni misura ha solo un effetto temporaneo”.


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