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27/12/24 ore

Rohingya, i crimini contro l’umanità in Myanmar



In poche settimane oltre 530.000 uomini, donne e bambini rohingya sono fuggiti terrorizzati dallo stato di Rakhine in Myanmar, vittime di un attacco sistematico e massiccio che costituisce un crimine contro l’umanità. Lo denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto stilato sulla base di testimonianze, immagini e dati forniti dai satelliti, fotografie e filmati analizzati dai ricercatori dell'organizzazione umanitaria.

 

In base ai racconti di decine di testimoni oculari, responsabili dei peggiori episodi di violenza sono specifiche unità delle forze armate, come il Comando occidentale dell’esercito, la 33ma Divisione di fanteria leggera e la Polizia di frontiera.

 

Nell’ondata di violenza in corso nello stato di Rakhine, sono almeno sei i crimini contro l’umanità riscontrati: omicidio, deportazione, sfollamento forzato, tortura, stupro e altre forme di violenza sessuale, persecuzione oltre a ulteriori atti inumani come il diniego di cibo e di altre forniture necessarie per salvare vite umane.

 

Queste conclusioni si basano sulle testimonianze di oltre 120 uomini e donne rohingya fuggiti in Bangladesh nelle ultime settimane, e su 30 interviste con medici, operatori umanitari, giornalisti e funzionari bangladesi. Gli esperti hanno rafforzato quanto emerso dalle testimonianze oculari analizzando immagini e dati satellitari e verificando fotografie e video provenienti dallo stato di Rakhine.

 

Amnesty spiega che nelle ore e nei giorni successivi agli attacchi dell’Esercito di salvezza dei rohingya dell’Arakan (Arsa) del 25 agosto, le forze di sicurezza di Myanmar – a volte con la collaborazione di gruppi locali di vigilantes – hanno circondato i villaggi rohingya nella zona settentrionale dello stato di Rakhine, uccidendo o ferendo gravemente centinaia di abitanti in fuga. Persone anziane e con disabilità, impossibilitate a fuggire, sono state arse vive nelle loro abitazioni date alle fiamme dai soldati. I sopravvissuti hanno raccontato di essersi nascosti sulle colline o nelle risaie fino a quando le forze di sicurezza non se ne sono andate.

 

Queste azioni si sono replicate in decine di villaggi intorno alle città di Maungdaw, Rathedaung e Buthidaung. Il peggio è tuttavia avvenuto nei villaggi prossimi alla zona dove l’Arsa aveva condotto i suoi attacchi. (fonte Amnesty International)

 

 


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