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05/05/24 ore

Il tg 'velato' del nuovo Egitto


  • Florence Ursino

Agli occhi di tanti telespettatori del tg di mezzodì del canale televisivo più importante d'Egitto, il capo coperto della bella giornalista Fatma Nabil è parso come un affronto a quella modernità tanto tutelata e perseguita negli ultimi 50 anni dalle telecamere obbedienti a Mubarak e ai suoi predecessori.

 

Sin dal 1960, infatti, anno di nascita della televisione egiziana, nelle emittenti di stato il velo è sempre stato vietato e alle donne che sceglievano di indossare lo hijab venivano affidati lavori lontano dall'occhio incaricato di registrare e diffondere nel mondo la visione di un paese 'occidentale', moderno, concettualmente quindi in totale e perfetta antitesi con l'immagine di una donna velata.

 

In realtà, oltrepassato il ponte levatoio del regno dei media pubblici, è stato sempre possibile constatare come le donne egiziane abbiano volutamente continuato nel tempo a coprire il capo con il velo, fino ad essere oggi in maggioranza a preferire di indossare quel tanto discusso pezzo di stoffa, in controtendenza con il look sapientemente svelato dell'ex first lady di madre inglese, Suzanne Mubarak.

 

Sembra dunque comprensibile la diatriba tra chi, nell'Egitto dell'islamico Mohammed Morsi e dei Fratelli Musulmani, considera il ritorno del capo coperto in tv come un passo verso “l'islamizzazione dei media” e chi, tra cui molti attivisti laici e tante femministe, lo interpreta come una libera scelta mirata a promuovere la libertà del proprio culto.

 

Ma, come ha puntualizzato su twitter un'altra gornalista egiziana, Rawya Rageh, la verità è che “la riforma dei media non dovrebbe fermarsi alle apparenze, al velo, dovrebbe invece cambiare la tradizione di fare dei media di Stato il megafono del potere”.

 

Sarebbero infatti 50, secondo le accuse di alcuni intellettuali, i direttori di testate tv, stampa e radio controllate dal governo a essere stati rimossi perché ostili all'attuale regime. Un velo pesante e scuro, in questo caso, calato su occhi non in grado di raccontare una presunta rivoluzione.


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