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16/11/24 ore

Carceri fuorilegge, l'Europa ci promuove. Bontà sua


  • Florence Ursino

 La cosa che stupisce di più, leggendo qua e là la ‘buona novella’, è l’uso degli aggettivi, dei sostantivi: “l’Italia passa a pieni voti”, “giudizio pienamente positivo”, “pieni progressi”, “significativi risultati”. No, perché penso sia chiaro che non si sta parlando della partita giocata ieri dalla nostra nazionale col Lussemburgo, né della fortunatissima organizzazione dell’Expo 2015. Si parla di carceri, invece.

 

E del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa secondo cui, bontà sua, l’Italia avrebbe ‘egregiamente’ superato l’esame sulla risoluzione del problema del sovraffollamento carcerario. La Corte europea dei diritti umani un anno fa aveva infatti condannato il nostro paese per le vergognose condizioni in cui erano costretti a vivere i detenuti e, con la sentenza pilota relativa al caso Torreggiani, i giudici avevano obbligato l’Italia ad adottare entro un anno le misure necessarie a porre rimedio all’interno delle carceri alla palese violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il divieto di pene o trattamenti inumani o degradanti.

 

Se condannata, l’Italia avrebbe dovuto pagare un tot di risarcimenti pari a circa 100 milioni di euro. Perciò, con la deadline prevista per il 28 maggio 2014 e lo spettro di una condanna quasi certa, il governo e le autorità preposte hanno deciso di prendere di petto la situazione, attuando una serie di micro riforme che, nello spazio di 11 mesi hanno tirato fuori dalle carceri ben, e sottolineo ben, 6000 detenuti.

 

Questi ultimi sono infatti passati da 66.028 a 59.583 grazie a provvedimenti quali la legge per aumentare la concessione degli arresti domiciliari e l’attenuazione della legge Fini-Giovanardi, ingranaggi del potente motore del cosiddetto ‘svuotacarceri’, niente di più che un palliativo per un organismo, quello giudiziario, che rimane profondamente malato. I posti regolamentari sono infatti ancora 15000 in meno, mentre le condizioni di (non)vita all’interno delle celle sono sempre le stesse, spazi ridotti e carenze igieniche in primis.

 

Ma l’organismo di Strasburgo a cui fa riferimento la Corte europea ha invece dichiarato di apprezzare “i risultati significativi ottenuti in questo campo grazie alle diverse misure strutturali adottate per conformarsi alle sentenze della Corte” e ha accolto con favore “le misure prese per stabilire un ricorso risarcitorio, previsto dalla sentenza pilota, attraverso un decreto legge che prevede la possibilità di una riduzione di pena per i detenuti” ancora in carcere “e una compensazione pecuniaria” per quelli che sono già usciti.

 

Pacca sulla spalla, dunque, e arrivederci a giugno 2015, quando il Consiglio si riunirà per rianalizzare la situazione ed “effettuare una piena valutazione dei progressi compiuti” attraverso la presentazione di un bilancio da parte del governo italiano. Un giudizio che “inorridisce”, come spiega Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, soprattutto quando il Consiglio d’Europa riconosce “significativi risultati”: sembra abbia stabilito una gradazione della tortura. Stiamo parlando di qualcosa che umilia la democrazia”.

 

“I tre metri quadrati per ogni detenuto sono stati calcolati a modo loro e violano i diritti umani – prosegue Bernardini - Oltretutto sono gravi le condizioni di salute dei detenuti: il 25% di questi è affetto da malattie di tipo psichiatrico, per non parlare dei suicidi, degli atti di autolesionismo e delle morti per mancanza di cure. Non è possibile graduare la tortura, le condizioni sono quelle che abbiamo denunciato. Il sovraffollamento italiano è lontano dalla media europea”. Ma l’8 in condotta, per quest’anno, l’abbiamo ugualmente arraffato.

 


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