E pur si muove. Qualcosa, in un sistema i cui pianeti si muovono attorno al sole dell'eterosessualità, sembra stia lentamente cambiando: contro qualsiasi logica di discriminazione in termini di orientamento sessuale, qualche giorno fa il Tribunale dei minori di Bologna ha deciso infatti di affidare temporaneamente una bimba di tre anni ad una coppia gay.
I due uomini, una coppia 'stabile e affidabile' di mezza età con un buon lavoro e un buon reddito, hanno ottenuto parere favorevole all'affidamento dopo un'attenta valutazione del caso da parte delle autorità e dei servizi sociali, che – rifacendosi alla normativa di settore - hanno infine accertato l'esistenza delle condizioni di tranquillità e benessere richieste dalla legge.
La piccola sarebbe “consapevole del ruolo non genitoriale svolto dagli affidatari”, nella cui vita è coinvolta “unitamente agli altri componenti della sua famiglia originaria”, tanto da chiamare 'zii' i due uomini, nonostante non via si tra di loro alcun legame di parentela.
L'inopportunità “per l'equilibrio della bambina di allontanarla da tale contesto per inserirla in un altro a lei sconosciuto” e “l'irreperibilità di situazioni più tutelanti” hanno quindi fatto sì che la scelta del Colleggio ricadesse sulla coppia omosex, tanto più che per l'affidamento consensuale– al contrario dell'adozione, per la quale la coppia deve essere sposata - la legge parla di famiglia tradizionale, ma anche di una “comunità di tipo familiare”, formata da due persone che assolvono alla funzione di genitori, o di un single.
Una notizia importante, insomma, a cui è immediatamente seguita, ancora una volta nella cornice emiliano-romagnola, un'altra 'prima volta' per il mondo omosessuale: a Castellina di Soragna, in provincia di Parma, Servizi Italia - azienda del gruppo Lavanderie Italia che si occupa di servizi integrati per la sanità - ha siglato un accordo sindacale con cui si impegna a riconoscere il congedo matrimoniale a tutti i propri dipendenti, a prescindere dal loro orientamento sessuale.
Il patto, firmato da Filtcem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, prevede che, dietro presentazione del certificato di matrimonio (ottenuto ovviamente all'estero, laddove l'unione omosessuale è riconosciuta legalmente) anche il lavoratore gay possa usufruire del permesso matrimonale.
Il mondo gay ha dunque infranto il 'tetto di cristallo' degli accordi aziendali grazie ad una comunione di intenti, la prima forse, tra rappresentanti dei lavoratori e dirigenti aziendali. Guido Barilla docet? (F.U.)
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