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16/11/24 ore

Femminicidio, la corsa al Senato



343 sì, 20 astenuti, nessun no: l'Aula di Montecitorio ha finalmente approvato il decreto Femminicidio, che dovrà ora passare al Senato per la conversione definitiva in legge entro il 15 ottobre, in modo da evitare la decadenza delle norme: un iter non proprio semplice, visti i tantissimi emendamenti al testo che rischiano di ostacolarlo.

 

Perciò, “dati i tempi strettissimi – spiega Donatella Ferranti, relatrice del provvedimento (assieme a Francesco Paolo Sisto) – l'auspicio è che il Senato lo voti a tamburo battente: se il decreto dovesse decadere sarebbe un passo indietro gravissimo”. Soprattutto considerando i cambiamenti – importanti - apportati al testo rispetto alla versione originaria, nonostante il muso storto degli astenuti, Lega e M5s, critici sul 'pastone' presente nel decreto, da molti soprannominato 'Sicurezza' per la molteplicità delle misure contenute.

 

Nel “fritto misto” approvato, però, si è sicuramente fatto un deciso passo in avanti nella tutela delle donne e contro la violenza di genere, sulla scia di quanto sancito dalla convenzione di Istanbul, ratificata dal Parlamento lo scorso giugno. Il provvedimento prevede in generale misure straordinarie e più repressive per combattere la violenza domestica, sessuale e lo stalking e stabilisce l'inasprimento delle pena nei confronti dei rei, oltre a mettere in campo risorse per finanziare un Piano d'azione antiviolenza.

 

Più nel dettaglio, il nuovo testo prevede l'aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore ('violenza assistita'), se il delitto avviene ai danni di una donna in gravidanza, se è commesso dal coniuge, anche se 'ex', o da chiunque sia legato da relazione affettiva.

 

Si introduce poi l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, anche per i reati di maltrattamenti familiari o stalking: la polizia giudiziaria, inoltre, se autorizzata dal pm, in presenza di reati gravi può applicare la misura precautelare dell'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luogi frequentati dalla persona lesa.

 

Confermato anche l'uso del braccialetto elettronico e delle intercettazioni telefoniche per controllare chi è stato allontanato dalla casa familiare per atti persecutori e lo stanziamento di fondi per i centri antiviolenza e le case-rifugio. Per quanto riguarda la controversa questione dell'irrevocabilità della querela, si è deciso che se si è in presenza di gravi e ripetute minacce, ad esempio con armi, la querela diventa irrevocabile, mentre può essere ritirata in tutti gli altri casi, ma solo in sede processuale davanti all'autorità giudiziaria, in modo da accertare la libera consapevolezza della vittima.

 

Secondo quanto previsto poi dal Piano antiviolenza elaborato dal ministro per le Pari opportunità, verranno promosse azioni di prevenzione, educazione e formazione finalizzate a promuovere e contrastare in maniera efficace, anche attraverso la sensibilizzazione dei media, la violenza di genere. Insomma un “segnale forte – sottolinea una soddisfatta Ferranti – la presa di coscienza e l'affermazione che violenze, prepotenze e offese contro le donne non solo non sono più tollerabili o sottostimabili, ma costituiscono una lesione esiziale per l'intera comunità”. (F.U.)


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