Su Repubblica è stato presentato come l’alterco fra una tabagista e una salutista, ma in realtà quello tra Emma Bonino e Beatrice Lorenzin (rispettivamente ministri degli Esteri e della Salute) è uno scontro più alto fra due diversi modi di concepire il rapporto Stato-cittadini e – in definitiva – la vita.
Che il giornale debenedettiano lo riduca a un bisticcio tra chi fuma e chi pretende di farlo smettere per legge, è solo l’ennesima prova di come operi la manipolazione informativa, avvelenando i pozzi dove abbeverarsi alla fonte di un pensiero libero e non conforme ai dettami dell’omologazione culturale.
Nel provvedimento presentato dal ministro Lorenzin, su impulso delle burocrazie inamovibili dei suoi uffici che – al pari di quanto accade all’Istruzione – determinano (e impongono) le linee da seguire, in spregio a ogni criterio di aderenza ai dati della realtà, troviamo l’antitesi di una visione liberale.
Se ne è reso subito conto anche Nicola Porro, che sul Giornale ha scritto: “Molti considereranno la questione delle sigarette una bazzecola. Ma dietro questa pensata c'è un'ideologia pericolosa e che pervade le nostre istituzioni. Che banalmente si può riassumere così: c'è un gruppo di persone (politici e burocrati) da noi retribuite che pretendono di sapere cosa sia meglio per noi. Una roba da far accapponare la pelle”.
Il fatto che si giustifichi l’intervento con la preoccupazione di tutelare la salute pubblica non modifica la gravità delle premesse insite nella sua emanazione. Pensare di proibire e sanzionare chi fuma anche all’esterno o da solo in auto, significa avocare allo Stato compiti non suoi e minacciare irreparabilmente l’area dei comportamenti individuali.
Già da tempo abbiamo assistito a una tracimazione invasiva del potere pubblico sulla vita delle persone, violando persino la sfera dell’intimità sino a colpire modi di essere anziché comportamenti illegali o nocivi agli altri.
La ministra Lorenzin dichiara che il fumo va proibito totalmente nelle scuole, perché qui si svolge un’opera educativa e pertanto i docenti non devono dare “cattivi esempi”, nemmeno fumando in solitudine in cortile. Ma se si fa passare questa tesi, quanti saranno poi i “cattivi esempi” da scongiurare di fronte agli allievi? Evidentemente potrebbe non finire qui, coinvolgendo tutta una serie di comportamenti potenzialmente reprensibili. Ancor più grave è poi la conseguenza finale di un proibizionismo sciocco e di facciata come questo: aumenterà il consumo di sigarette negli spazi incontrollati, generando situazioni sempre meno gestibili.
L’idea di “normare” tutto, legiferare su ogni aspetto del vivere quotidiano implica una tabe profondamente autoritaria. Significa diffondere l’idea che ogni nostro comportamento dipende piuttosto dalla paura della sanzione prevista, che non dalla nostra libertà e responsabilità di individui autonomi e dotati di coscienza.
A ben vedere il punto di contatto fra cristiani e laici liberali è proprio nell’importanza che entrambi attribuiscono alla libertà di scelta della persona. Evitiamo di regredire verso modelli orwelliani, dove lo Stato “grande fratello” si preoccupa così tanto di noi da soffocarci col suo abbraccio.
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |