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15/11/24 ore

Omofobia, giornata contro...e poi?


  • Florence Ursino

“La donna non si metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio” è scritto nel quinto libro della Bibbia, il Deutoronomio. Millenni dopo, la libertà di amare chi si vuole senza subire più umane che divine vendette ancora è in lotta contro la vile esacrazione sancita da quel più umano che divino testamento.

 

Il 17 maggio di sei anni fa, però, l'Unione Europea decise di dedicare una giornata a una delle prime battaglie vinte nella guerra all''abominevole' omosessualità: l'eliminazione di quest'ultima dalla lista delle patologie psichiatriche, stabilita dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 1990.

 

Oggi perciò si ribadisce, perlomeno nell'intenzione, la volontà di impegnarsi affinché le persone Lgbt non siano più vittime di violente discriminazioni, di pestaggi, di aggressioni basate sul proprio orientamento sessuale. Oggi, perlomeno a parole, è la giornata del diritto a essere chi si vuole essere; è il momento, perlomeno 'istituzionalizzato', di richiedere a gran voce la possibilità di godere degli stessi 'privilegi' dell'umanità 'mainstream', quella eterosessuale.

 

E proprio in questo giorno l'Ilga (international Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), la più famosa organizzazione europea a favore dell'uguaglianza Lgbt, ha pubblicato il rapporto che fotografa lo status quo dei diritti civili delle persone gay, transessuali o bisessuali nel vecchio continente.

 

L'Italia, perlomeno nei fatti (ma non solo), fa parte dei 'cattivi'. Il cortile di casa del Vaticano, infatti, si è meritato un bel 36esimo posto sui 49 della lista per la conclamata assenza di legge anti-discriminazioni, per la mancanza di diritti, per i continui attacchi agli omosessuali, (perlomeno in politica, nei media, nel mondo dello sport e in quello ecclesiastico, oltre che nella quotidianità più spicciola), e per i gravi episodi di violenza, 16 in totale, registrati nel 2012. Peggio del Belpaese solo l'Armenia, l'Azerbaigian, la Russia, la Moldavia e la Macedonia.

 

“La denuncia e il contrasto all'omofobia devono costituire un impegno fermo e costante non solo per le istituzioni ma per la società tutta” ha scritto Giorgio Napolitano in un messaggio. E proprio per questo motivo, ha proseguito sulla stessa scia la presidente della Camera, Laura Boldrini, “gli omosessuali devono veder riconosciute giuridicamente le loro unioni anche in Italia”.

 

Un passo necessario “anche perchè questo avviene in 19 Paesi europei. Riconoscere diritti a chi non ne ha – ha aggiunto Boldrini – non significa toglierne ad altri. Siamo uguali perchè abbiamo gli stessi diritti”. Perlomeno un giorno all'anno.


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