“Nobody's right if everyone's wrong” cantavano i Jefferson Airplane: il Vietnam era atrocità infinita e il mondo ascoltava in silenzio quegli anni di guerra combattuta dietro il verde sipario della giungla. Quarant'anni dopo gli orrori non hanno nascondigli e l'occhio degli osservatori registra senza sosta la mostruosa violenza di un conflitto a cui la comunità internazionale resta perlopiù indifferente.
Così sui siti di mezzo mondo è possibile vederlo, quel miliziano siriano, sventrare con un coltello il cadavere di un uomo, apparentemente un soldato dell'esercito di al Assad, e strapparne via il cuore per poi addentarlo. “Giuro su Dio che mangeremo i vostri cuori e i vostri fegati, soldati di Bashar il cane” avrebbe sussurrato la voce del terrore: “Allahu Akbar” grida qualcuno fuoricampo mentre un'inarrestabile follia prende a morsi la razionalità devastata di un Paese abbandonato al suo destino.
Il ribelle 'protagonista' del video, la cui attendibilità è comunque ancora da verificare, secondo Human Rights Watch sarebbe Abu Sakkar, comandante della Brigata indipendente Farouk, di Homs: la sua identità sarebbe stata confermata all'organizzazione da altre fonti ribelli e da alcune immagini in cui l'uomo indossa la stessa giacca e porta gli stessi anelli dulle dita.
Il 'cannibale', spiega HRW, già in passato si era fatto filmare mentre sparava missili a lungo raggio verso le aree sciite del Libano, posando accanto ai cadaveri dei combattenti libanesi di Hezbollah, schierati contro il regime siriano.
“Le agenzie di stampa internazionali e i social network hanno fatto circolare un video nel quale una persona che sostiene di essere un membro dei ribelli ad Homs compie un'azione orrenda e disumana” ha affermato la Coalizione dell'opposizione nazionale siriana che “condanna fortemente questa azione se si rivelasse vera” perché “un tale atto contraddice i valori del popolo siriano e dell'Esercito siriano libero”.
“La mutilazione di corpi nemici è un crimine di guerra – ha intato fatto sapere Peter Bouckaert, membro di HRW - ma ancora più grave è la rapida discesa verso la retorica settaria e la violenza”. Un inferno in cui oramai la Siria è precipitata da oltre due anni: 80.000 i morti accertati, 15.000 i dispersi, 4 milioni gli sfollati senza assistenza, oltre due milioni i rifugiati nei Paesi confinanti. E le diplomazie internazionale divise da interessi strategici.
“Queste atrocità sono scioccanti - ha spiegato Nadim Houry, vice direttore di HRW per il Medioriente - ma lo è altrettanto l'ostruzionismo dei membri del Consiglio di sicurezza che ancora non appoggiano che tutte le parti siano rimandate alla Cpi”. E intanto la Siria strappa il cuore ai suoi figli. (F.U.)
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