Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/11/24 ore

Di parto si muore: a Londra il Summit sulla pianificazione familiare


  • Federica Matteucci

 Juliet, Mabinty, Rebecca. Tre nomi di un’interminabile lista di giovani ragazze segnate a vita dalla gravidanza e dal parto. In Sierra Leone – detentore assoluto del record di mortalità materna – ma più in generale nella gran parte dei paesi in via di sviluppo, infatti, quello che dovrebbe essere l’evento naturale per eccellenza della vita di una donna rappresenta invece una vera e propria piaga.

 

Alla giovane età delle ragazze che rimangono incinte quando ancora dovrebbero giocare con le bambole, si sommano i gravi effetti collaterali della gravidanza che costituiscono la prima causa di morte tra le ragazze di 15-18 anni.

 

Secondo un recente rapporto di Save the Children, infatti, ogni anno un milione di teenagers muore in seguito al parto o alla gravidanza o è vittima di complicazioni. Insomma, di parto si muore ancora e nei casi in cui le giovani riescono a sopravvivere, si trovano spesso a dover fronteggiare problemi di salute che le segnano a vita, come la fistola ostetrica, e che il più delle volte ne determinano l’esclusione sociale.

 

A tal proposito il summit sulla pianificazione familiare, in programma per oggi a Londra organizzato dal governo britannico, dalla fondazione Bill&Melinda Gates insieme all’UNFPA e ad altri partner, mira a sensibilizzare la politica mondiale, affinché si adoperi a tutelare i diritti delle donne favorendo l’utilizzo e la diffusione dei contraccettivi nei paesi poveri entro il 2020. Al summit sono attesi anche i delegati di una ventina di paesi inclusi Stati Uniti, India, Etiopia, Nigeria e Tanzania.

 

Come si legge sul sito dell’iniziativa, infatti, “a più di 200 milioni di donne ragazze nei paesi in via di sviluppo è negato l’accesso agli anticoncezionali, alle informazioni e ai servizi necessari che in molti casi potrebbero salvare loro la vita”.

 

Senza contare che in alcuni paesi le donne necessitano di un consenso scritto dal marito per poter parlare con un medico, mentre in altri i servizi di pianificazione familiare non sono garantiti alle adolescenti né alle donne non sposate. A tale scopo la Gran Bretagna duplicherà i suoi sforzi economici aumentando gli aiuti da 90milioni di sterline annue a 180.


Aggiungi commento