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16/11/24 ore

Caso Aldrovandi, i poliziotti dovranno stare in carcere



Una violenza spropositata, ingiustificata, incomprensibile è quella che si è abbattuta su Federico, “fino a provocarne in definitiva la morte, allorquando il ragazzo era già ammanettato e tenuto a terra in posiione prona, come venne trovato dai sanitari sopraggiunti, purtroppo, solo per constatarne il decesso”.

 

Inizia così il testo dell'ordinanza del tribunale di Sorveglianza di Bologna che, dopo aver respinto le istanze delle difese, ha disposto il carcere per tre dei quattro poliziotti già condannati in via definitiva per la morte del giovane Aldrovandi, ucciso il 25 settembre del 2005 a Ferrara dopo un controllo, forse troppo zelante, della polizia di Stato. Il quarto, Enzo Pontani, sarà invece giudicato a febbraio.

 

Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri dovranno dunque scontare dietro le sbarre gli ultimi sei mesi, cioè il residuo della condanna a tre anni e sei mesi comminata loro per eccesso colposo nell'omicidio di Aldrovandi, dal momento che tre anni sono stati cancellati dall'indulto.

 

Il Tribunale ha dunque rigettato le richieste difensive, l'affidamento ai servizi sociali o i domiciliari, spiegando che da parte dei tre agenti condannati “non si è dato registrare un atto concreto” in segno dell' “effettiva comprensione della vicenda delittuosa”, né alcuna “manifestazione esplicita e concreta di resipiscenza; non un gesto anche solo simbolico nei confronti della vittima o dei suoi familiari, cui peraltro, il risarcimento è stato pagato solo dallo Stato; non un gesto di riparazione sociale, e tanto meno di ricordo manifesto e di monito rispetto al ripetersi di simili comportamenti da parte di altri”.

 

Anzi. All'indomani della condanna definitiva, Forlani, uno dei 4 agenti, a riprova di una evidente “riottosità”, ha insultato su Facebook la madre di Federico, Patrizia Moretti. Quest'ultima, oggi, ha manifestato la propria soddisfazione per la sentenza emessa, importante “segnale di civiltà”: “Credo – ha dichiarato Moretti – che il carcere sia una cosa giusta; chi ha ucciso una persona merita la pena maggiore”.

 

“Era quello che mi aspettavo – è invece il commento del padre della vittima, Lino Aldrovandi – non posso dire di essere felice perchè la felicità mi è stata tolta da questi quattro individui il 25 settembre 2005. Dopo questa decisione – ha concluso l'uomo – ora non resta che attendere e sperare nell'ultima che dovrà venire dalle commissioni disciplinari delle varie questure: mi aspetto il licenziamento, come del resto è stato chiesto da uno dei sindacato di polizia, il Silp-Cgil che ci è sempre stato vicino”. (F.U.)


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