'Dove eravamo rimasti?' ha chiesto ai 6 milioni di spettatori la fiction dedicata al 'caso Enzo Tortora', trasmessa qualche giorno fa da Raiuno. Si era rimasti alla celebrazione postuma in due puntate che la tv di Stato ha voluto dedicare a uno dei più noti show man italiani, nonché cavia per eccellenza di quegli esperimenti criminali con cui il sistema Giustizia ha negli anni sviluppato una certa dimestichezza.
La rievocazione tardiva, e dai probabili intenti catartici, mandata in onda da mamma Rai, pare aver conquistato il cuore nostalgico di parecchi italiani tranne quello, forse più propenso ad essere stretto nella morsa dei ricordi e del risentimento, di Silvia Tortora, figlia del conduttore di 'Portobello'.
“Ringrazio la Rai per il suo comportamento volgare ed omertoso – ha dichiarato infatti la donna ai microfoni di Radio 24 – Questa operazione di ridurre Enzo un po' a macchietta, banalizzandone la vita, offrendone anche degli spunti di volgarità, non sarebbe piaciuta nemmeno a mio padre. Enzo era un signore che non avrebbe gradido vedere messa in piazza non solo la vita pubblica, ma anche gli affetti privati”.
Anche se, sottolinea Silvia, non proprio tutto è stato 'sbandierato' nelle due puntate di “questa cosa imbarazzante”: “mi sarei aspettata del coraggio dal parte della Rai; ci sono i nomi e cognomi di tutti, tranne di quei due-tre magistrati inquirenti, questo lo trovo volgare ed omertoso”.
“Noi non abbiamo avuto possibilità di vedere questa fiction prima della messa in onda – ha concluso la figlia di Tortora - mi sono stati annunciati inviti che non ho mai ricevuto per un’anteprima e quello che più danneggia Enzo è il fatto che si sia consumato una sorta di risarcimento improvvido utilizzando 'Porta a Porta', 'La vita in diretta', come se qualcuno avesse voglia di toglierselo dalle scatole”. (F.U.)
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