Domenica sera su La7 parte il programma di Massimo Giletti. Verrebbe da dire: finalmente! Se non altro perché forse smetteremo per un po' di vederlo ovunque promuovere l'inizio della sua nuova avventura.
Ovvio, ci sono interessi aziendali che hanno imposto per giorni e giorni una sua presenza da mane a sera su La7, Mentana e il suo Tg compreso. In omaggio, c'è pure una coda serale fuori casa da Maria De Filippi su Canale 5, per rispetto della regola che ti fa diventare amico il nemico del tuo nemico.
Tutto ciò è legittimo e ci mancherebbe altro. Se non fosse che oltre al comprensibile piagnisteo, non senza qualche travaso residuo di bile per i brutto epilogo in Rai, in questi giorni di vigilia abbiamo non volendo scoperto che la Tv di Stato si è lasciata scappare un campione del giornalismo di qualità, preferendo “le polpette” delle sorelle Parodi all'informazione (Almeno a voler dare credito alle auto-celebrazioni del conduttore-presentatore, a proposito delle sue memorabili inchieste “che danno fastidio” ai potenti).
Eppure ci si ricorda più che altro di confuse risse da bar tra politici, gente dello spettacolo, commentatori e sedicenti opinionisti, condite da succosi interventi da parte del pubblico presente e opportunamente selezionato, e supportate dai contrappunti studiati ad arte del cosiddetto esperto massmediologo Klaus Davi. Si trattava di un format collaudato e non nuovo – a metà tra Funari e Ballarò di Floris - che dava comunque i suoi frutti.
Perché “la domenica pomeriggio era proprio il giorno” di Giletti. Si portava “a casa ...uno share del 21% e una pubblicità che ripagava lo completamente”. Difficile, se non impossibile, che ciò si ripeta su La7. Infatti, già di nome “Non è la Arena”.
Per il bene del suddetto giornalismo di qualità, speriamo che lo sia anche di fatto. (A.M.)