Luigi Ontani espone a Roma al Museo Hendrik Christian Andersen con una mostra intitolata ''AnderSennoSogno'', curata da Luca Lo Pinto, un vero e proprio evento se si pensa che sono passati quasi dieci anni dall'ultima esposizione a lui dedicata in un luogo istituzionale romano.
Lo scenario al piano terra offerto dalle numerose gigantesche statue del Museo Hendrik Christian Andersen è veramente suggestivo. L'edificio era insieme casa ed atelier dello scultore statunitense di origine norvegese, nato a Bergen nel 1872 e morto a Roma nel 1940, tutto in uno stile classicheggiante inizi Novecento, così come le grandi sculture che troneggiano nello spazio espositivo così grandi e numerose al punto da far sembrare la sala espositiva quasi insufficiente.
Di questo ambiente, costipato da una folla di grandi masse bianche, prevalentemente corpi nudi di muscolosi uomini e di donne prorompenti, Luigi Ontani riedita il significato con i suoi mascheroni orientaleggianti, più qualche installazione che va a riempire il già limitato spazio rimanente, giocando con l’atmosfera vagamente claustrofobica propria del luogo.
Siffatto allestimento ha peraltro cambiato il significato dell'esposizione permanente al punto che chi non conoscesse il museo Andersen potrebbe pensare che l'impressione corretta per il visitatore impreparato sia quella di una gigantesca, complessa e onnicomprensiva installazione di Luigi Ontani.
Una mostra indubbiamente suggestiva perché, usufruendo dell'imponenza e della solennità neoclassica del museo, si ritrova ad essere un’ espressione di linguaggio contemporaneo. Un merito va ai i gessi dell’artista americano Andersen, il quale, come tutti gli intellettuali omosessuali del tempo, emigrò dal paese di origine, e, dopo l‘esperienza del Gran Tour (viaggio che prevedeva anche l’appagamento sessuale, specie nei luoghi di villeggiatura del sud Italia, come Axel Munthe a Capri) rimase a Roma per ritagliarsi una vita estetica, al riparo da critiche offensive.
Ben altra cosa delle vicende di altri più fortunati di lui, come ad esempio i fratelli Mann, perché questi colossi scultorei rimasero per lungo tempo ignorati sino alla recente apertura al pubblico come museo statale.
Meritoria è, ripeto, l'idea di coinvolgere tali sculture in una mostra contemporanea di un grande artista di richiamo internazionale, operando una vera riqualificazione di questo museo romano un po' dimenticato, e in particolare della gipsoteca che in altre mostre veniva ad essere come una semplice opzione di transito della mostra di turno. Al piano superiore si celebra l'artista che già conosciamo alla riscoperta di opere meno note ma senza un intento retrospettivo.
Un percorso di ritmi, tempi e spazi diversi di un immaginario a cui Luigi Ontani non è nuovo; un tipo di ricerca che egli ha da tempo elaborato e che ora ha sperimentato in un solenne museo di arte classica, per offrire al visitatore un viaggio "transtorico" attraverso il mito, la maschera, il simbolo e la rappresentazione iconica della scultura ridotta ad un’ allegoria del suo mondo fantasioso; una Sehnsucht dove i modelli del passato diventano dei possenti sostegni armonici delle opere di Luigi Ontani.
Emblematico degli intenti dell'artista e del curatore e del tipo di allestimento realizzato è il gioco di parole “Ander Senno Sogno”, dove le tre lettere finali del cognome Andersen aggiunte ad altre due danno vita al titolo.
La particolarità del museo, del luogo architettonico e della sua esposizione permanente nonché l'eccezionale presenza delle opere di Luigi Ontani fanno di questa mostra uno spettacolo da non mancare.
Giovanni Lauricella
''AnderSennoSogno''
di Luigi Ontani
Museo Hendrik Christian Andersen
Roma
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