Picasso. Il linguaggio delle idee è una retrospettiva del famoso artista al Museo Storico della Fanteria di Roma che documenta aspetti inediti dell'artista, tra amici, muse e arti “minori”, fino alla ceramica e al linoleum, mostra che si affianca alla rassegna già in corso “Gauguin. Il diario di Noa Noa e altre avventure”.
Prodotta da Navigare srl, per iniziativa culturale promossa da Ministero della Difesa e Difesa Servizi S.p.A, e realizzata sotto il patrocinio della Regione Lazio, Comune di Roma, Instituto Cervantes e Ciu Unionquadri.
“Una mostra polivalente che ruota su due grandi assi. Il primo basato sulla tipologia artistica che Pablo Picasso ha utilizzato nella sua lunga vita con lavori su carta, su ceramica e con le incisioni. Il secondo racconta i rapporti di amicizia che ha avuto con diversi artisti, come Angel Fernandez de Soto, del quale è esposta un’opera interessantissima, e i gli amici fotografi dell’ultimo periodo della sua vita, come Edward Quinn e Andrè Villers, che l’hanno accompagnato in diversi posti in Costa azzurra in Francia, dove Picasso ha realizzato alcune grandi opere prima di morire nell’aprile del 1973”. Joan Abellò.
L’esposizione, curata da Joan Abelló, Marco Ancora e Carlota Muiños, si articola in sei sezioni in un percorso tematico che indaga le sperimentazioni e i linguaggi trasformando materiali “minori” in capolavori compreso l'aspetto solidale di accogliere nel proprio atelier amici, amanti, poeti e rifugiati politici .
Esposizione di 107 opere grafiche, ceramiche e fotografiche, provenienti da collezioni private, che narrano la carriera di Pablo Picasso dalle prime esperienze in Spagna fino agli ultimi anni trascorsi in Costa Azzurra.
PICASSO TRA AMICIZIE, MUSE E IMPEGNO CIVILE
La prima sezione della mostra, intitolata Picasso, gli amici, le donne, accoglie i visitatori immergendoli in un percorso visivo e narrativo, impreziosito da opere provenienti da prestigiose collezioni internazionali e private di assoluto rilievo. In questo spazio espositivo, il racconto si sviluppa esplorando i legami personali che costituirono la linfa vitale della straordinaria ricerca creativa dell'artista spagnolo. Per Pablo Picasso, infatti, l'arte e la vita erano realtà indissolubili, due facce della stessa medaglia che si influenzavano reciprocamente. Le donne che amò intensamente e gli amici più stretti furono così protagonisti di una straordinaria galleria di personaggi, tradotta in volti, icone e simboli, che si stratificano con una continuità sorprendente nel corso di più decenni.
Un esempio particolarmente significativo di questa profonda connessione tra arte e vita emerge nel dipinto Donna che fuma, realizzato tra il 1906 e il 1907, il dipinto raffigura, con grande probabilità, Fernande Olivier, nata a Parigi nel 1881 e morta a Neuilly nel 1966, la prima donna significativa nella vita di Pablo Picasso. Tra il 1904 e il 1912, Fernande condivise con Picasso i primi anni della sua carriera e la fervente atmosfera del Bateau-Lavoir.

Il ritratto (o autoritratto) è inedito e frutto di vent'anni di studi che hanno evidenziato dettagli iconografici sorprendenti, offrendo spunti non solo per analizzare questa opera ma anche per ampliare la conoscenza dell'arte e della storia del primo Novecento, in particolare del lavoro di Picasso durante gli anni della convivenza con Fernande. Il viso, rappresentato in giovane età tra il 1904 e il 1911, coincide con le immagini dell’epoca.
Gli studi ne suggeriscono una datazione tra il 1906 e il 1908, in linea con le sperimentazioni stilistiche di Picasso e del suo contemporaneo Van Dongen. Fernande fu musa ispiratrice di Picasso durante il “periodo rosa” e il primo cubismo, posando anche per Van Dongen, che definì il suo ideale di figura femminile. Olivier non fu solo fonte d’ispirazione; dipinse attivamente, anche dopo la fine della relazione.
Il talento di Fernande fu elogiato dallo stesso Picasso, che discusse positivamente delle sue capacità artistiche, includendola in una comparazione favorevole con Dora Maar. Il dipinto raffigura una donna fumante, seduta su una sedia circolare e appoggiata a un tavolo. Lo stile richiama l’audacia espressionista delle Avanguardie, con tratti volumetrici semi-geometrici che conferiscono un’armonia avvolgente a tutta la composizione. I lineamenti del volto corrispondono ai ritratti e alle foto di Fernande dell’epoca, inclusi gli autoritratti riportati nelle sue memorie.

Marcato è il motivo “a maschera”, il caschetto con striature rosse e verdi nei capelli, e le caratteristiche dita lunghe e prensili. L’opera appare sorprendentemente simile al Ritratto di Dora Maar realizzato da Picasso nel 1937: i due quadri si rispecchiano nella struttura formale pur con lievi differenze negli oggetti presenti. Dettagli comuni includono i contorni geometrici, le cromie decise, il tavolo circolare giallo e la posa della figura.
Anche elementi come le striature nei capelli, le dita affusolate, lo smalto rosso e la decorazione dell’abito sono identici. Le rotondità delle braccia rimandano curiosamente a un’altra opera di Picasso, “Il Bevitore d’assenzio” del 1903. Donna che Fuma anticipa di trent’anni il Ritratto di Dora Maar, delineandone archetipi e somiglianze sostanziali.
La sedia, con il suo motivo circolare e avvolgente, si intreccia nella struttura compositiva e riappare in Picasso, quasi astratta, nell’opera Woman in an Armchair del 1920. Elizabeth Cowling analizza il legame psicanalitico tra sedia e modella femminile: simbolo di protezione, trono e prigionia, diventa elemento centrale nel definire il soggetto ritratto. Lo sfondo geometrico accompagna questo tema, con rigature prospettiche che convergono verso una parete chiusa, evocando una camera da ritratto e spazio della memoria. Un’impostazione simile emerge nel Ritratto di Dora Maar del 1937 e in altri lavori successivi.

Questi ritratti avviano una galleria di figure che riflettono l’evoluzione creativa di Picasso e il suo archetipo iconografico ricorrente. Affinità evidenti si rilevano anche con il Busto di Donna con una mano alzata, incisione del 1906, e nelle somiglianze tra i tratti fisionomici del volto in Buste d’Homme e Autoportrait à la palette dello stesso anno. Richardson, nel suo studio critico-biografico, descrive come Picasso fondeva lineamenti e identità delle sue amanti nelle opere, anticipando il modo in cui avrebbe manipolato tali tratti somatici nelle rappresentazioni successive.
Questo studio-abitazione, ospitato in un edificio ormai in disuso, fu il luogo in cui Picasso concluse nel 1907 Les Demoiselles d’Avignon.
Luogo considerato culla del Cubismo, il Bateau-Lavoir divenne presto un punto di riferimento per i giovani artisti del quartiere di Montmartre, formando ciò che venne poi definito il gruppo del Bateau-Lavoir.

Nel 1908 in questo locale fatiscente si stabiliscono artisti destinati a divenire protagonisti dell'arte del '900, come George Braque, Max Jacob, Marie Laurencin, Guillaume Apollinaire, André Salmon, Maurice Raynal, Juan Gris, Gertrude e Leo Stein, e poi Fernand Léger, Robert Delaunay, Albert Gleozes, Andre Lhote, Jean Metzinger, Francis Picabia, Alexander Archipenko e Paul Gauguin di ritorno dal suo primo viaggio a Thaiti, tutti attratti dalla personalità magnetica di Picasso.
Luogo mitico descritto da Fernande Olivier: “le bateau abrita des peintres, des sculpteurs, des littérateurs, des humoristes, des acteurs, des blanchisseuses, des couturières et des marchandes des quatre saisons. Glacière l'hiver, étuve l'été, les locataires s'y rencontraient à l'unique fontaine, un broc à la main”.
"Nous vivions tous mal - scrive André Salmon nei suoi "souvenirs sans fin"- le merveilleux c'était de vivre quand mème".
In Francia, lo spagnolo Pablo Picasso incarnava il simbolo dell'antifascismo contro Franco, un riscatto per coloro che erano stati sopraffatti dal fascismo, intrecciato con il folklore bohémien parigino. Era l'espressione dei vinti che, di lì a poco, avrebbero dato vita alla scena artistica più influente del mondo.

Nel proseguo della mostra il critico John Richardson ne sottolinea la sensibilità artistica e il contributo alla crescita del giovane Picasso. La mostra rende evidente come i legami sentimentali dell’artista non abbiano semplicemente influenzato la sua poetica, ma siano stati alla base della creazione di archetipi iconografici destinati a emergere ripetutamente nelle sue opere nel corso degli anni. Questi archetipi, nutriti dalle relazioni personali e dai vissuti emotivi di Picasso, continuano a restituirci una visione profonda e stratificata del suo mondo interiore.
TECNICHE POPOLARI, RISULTATI D’AVANGUARDIA: I LINOLEUM
La seconda sezione, intitolata I linoleum, una nuova scoperta, esplora il periodo tra il 1958 e il 1963, durante il quale Picasso si dedicò alla sperimentazione con questa tecnica di stampa solitamente considerata "popolare". Con il supporto dello stampatore Arnèra, l'artista superò i limiti tradizionali di questo metodo, trasformandolo in uno strumento espressivo innovativo e carico di sorpresa. La serie dei linoleum riflette un tratto fresco, diretto e quasi istintivo, reso possibile dalla facilità dell'incisione su un materiale morbido, lavorato su una sola matrice.
Mentre le tecniche incisorie tradizionali richiedevano forza e precisione, il linoleum offriva a Picasso una libertà creativa del tutto nuova, perfettamente in linea con la sua inesauribile curiosità verso approcci artistici meno convenzionali. In esposizione si trovano venti opere provenienti dalla Fundación Museo de Artes do Gravado á Estampa Dixital della Galizia: un prezioso corpus di lavori, mai presentato in modo così completo in Italia, che dimostra l'impegno di Picasso nel trasformare ogni supporto in un terreno fertile per la sperimentazione creativa.

ROMA 1917: I BALLETTI RUSSI E IL VIAGGIO IN ITALIA
Il rapporto tra Picasso e l’Italia emerge nella terza sezione, Le Tricorne, che celebra la collaborazione dell'artista con i Balletti Russi di Sergej Diaghilev. Nel 1917, Picasso prese in affitto uno studio in via Margutta a Roma, dove progettò costumi e scenografie per Parade, per poi lavorare su El sombrero de tres picos (Le Tricorne).
Queste opere mettono in luce una fertile contaminazione culturale: la tradizione popolare spagnola si mescola con i vivaci colori mediterranei e con un raffinato gusto per la decorazione teatrale. Fu in questo periodo che l'artista incontrò Olga Khokhlova, ballerina che divenne sua moglie e lo affiancò fino al 1935. I fototipi e i disegni preparatori presentati a Roma raccontano l'eclettismo di un artista che considerava gli stili strumenti essenziali per reinventare e arricchire costantemente il proprio linguaggio espressivo.

L’ULTIMA STAGIONE: FOTOGRAFIE E MANIFESTI
La quarta sezione del percorso espositivo si concentra su una preziosa raccolta di manifesti e fotografie degli ultimi anni della vita di Picasso, opere realizzate e immortalate da due suoi grandi amici e collaboratori, Edward Quinn e André Villers. Le fotografie, perlopiù scatti di grande intimità, offrono uno sguardo unico sulla dimensione domestica dell'artista, catturandolo in momenti di tranquillità quotidiana.
Tuttavia, affiancano queste istantanee più personali ritratti che lo mostrano nei contesti pubblici delle sue mostre più celebri o durante passeggiate che testimoniano il suo radicamento nella vita sociale del tempo. Accanto a queste immagini, spiccano i manifesti concepiti e disegnati da Picasso stesso, opere che rivelano chiaramente l'influenza profonda esercitata sull'artista dall'opera di Toulouse-Lautrec.
Quest'ultimo lo aveva affascinato sin dai suoi primi soggiorni parigini, lasciando un'impronta indelebile che emerge nelle soluzioni grafiche innovative adottate nei manifesti. Sebbene tali materiali siano talvolta classificati come lavori "minori", la loro importanza non va sottovalutata. Essi rappresentano infatti una fondamentale chiave interpretativa per comprendere un lato meno noto dell'artista: un Picasso che si mette alla prova con le dinamiche della comunicazione visiva e del linguaggio grafico, precorrendo i tempi e anticipando tendenze che sarebbero divenute centrali nell'arte pubblicitaria e nel design moderno.

ORIGINI DI UN GENIO: I DISEGNI GIOVANILI
Il Carnet de la Coruña, risalente al 1895 e presentato nella quinta sezione della mostra, rappresenta un prezioso documento che offre un ritratto inedito e affascinante del giovane Picasso durante la sua adolescenza. Composto da ben 107 disegni creati tra i suoi tredici e quattordici anni, questo carnet è qui esposto attraverso riproduzioni in facsimile, permettendo al pubblico di immergersi nelle prime manifestazioni del genio artistico del maestro. Il corpus, ricco e sorprendentemente maturo nonostante la giovane età dell'autore, mette in evidenza la straordinaria precocità del talento grafico di Picasso, già evidente nella sicurezza del tratto e nella profondità delle composizioni.
Questi preziosi fogli, custoditi presso il Museo Picasso di La Coruña, sono testimonianze significative per comprendere l’evoluzione della pratica artistica picassiana. Essi offrono uno sguardo privilegiato sulla continuità e progressione del suo linguaggio espressivo, che, partendo da una rigorosa formazione accademica consolidata in giovanissima età, ha successivamente abbracciato con fervore la rivoluzione stilistica delle avanguardie, traghettando l'arte verso nuove visioni e interpretazioni.

CERAMICA E ARTI APPLICATE: IL LABORATORIO DI VALLAURIS
La mostra si conclude con una sezione dedicata alle cosiddette arti minori. Durante gli anni Quaranta e Cinquanta, Picasso collaborò con il laboratorio Madoura di Vallauris, creando centinaia di opere in ceramica. Vasi, piatti, placche e sculture traducevano in forme tridimensionali i motivi emblematici della sua pittura: tori, arlecchini, figure femminili e animali. In questo ambito, così come in quello dei linoleum, l’artista spagnolo dimostrò che per lui l’arte non seguiva un sistema gerarchico: ogni tecnica e ogni materiale potevano essere elevati a linguaggio universale.
La mostra a Roma offre un'interpretazione critica e originale, presentando Picasso come un uomo dei linguaggi, un ponte tra amici e muse, tra arti “alte” e “minori”, tra impegno politico e sperimentazione formale. Un’opportunità preziosa per scoprire l’artista spagnolo da una prospettiva diversa, più profonda e umana.
PICASSO. IL LINGUAGGIO DELLE IDEE
Dal 4 ottobre 2025 fino al 25 gennaio 2026
AL MUSEO STORICO DELLA FANTERIA DI ROMA
Piazza di S. Croce in Gerusalemme, 9 – 00182 Roma (RM)
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é uscito il N° 119 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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è uscito il libro Edizioni Quaderni Radicali ‘La giustizia nello Stato Città del Vaticano e il caso Becciu - Atti del Forum di Quaderni Radicali’ |
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è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
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è uscito il nuovo libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "l'altro Radicale disponibile |