"Glacial Threads. Dalle Foreste ai Tessuti del Futuro" è un evento artistico di rilevanza internazionale organizzato da Michelangelo Pistoletto in collaborazione con Cittadellarte e la Struttura patrimonio storico-artistico e gestione dei siti culturali della Regione Valle d’Aosta, sotto la curatela di Fortunato D’Amico. Michelangelo Pistoletto, uno degli artisti italiani più influenti e celebri, continua a lasciare un segno indelebile con una carriera vicina al secolo, derivante dai suoi 92 anni splendidamente vissuti.
Questa mostra, ospitata presso il Castello Gamba di Châtillon – Museo di Arte Moderna e Contemporanea, affronta temi cruciali come la salvaguardia dei ghiacciai e delle foreste, denunciando il riscaldamento globale e promuovendo una visione ecologica che apre strade verso materiali innovativi per un futuro sostenibile.
Candidato dalla Fondazione Gorbachev al Premio Nobel per la Pace 2025, Pistoletto incoraggia i visitatori, attraverso le sue opere, a riflettere sulla responsabilità collettiva. La mostra è un invito a considerare il concetto di "Metamorfosi", che esplora la trasformazione sia individuale che comunitaria. Attraverso l'impiego di specchi, uno dei suoi simboli artistici distintivi, e materiali comuni, Pistoletto coinvolge il pubblico in un'esperienza immersiva, spingendolo a interrogarsi sulla propria identità e sul ruolo dell'individuo all'interno della società.
Tra le opere centrali spicca "La Mela Reintegrata", simbolo della ricongiunzione tra natura e artificio. La mela rappresenta la natura, mentre il morso simboleggia l'intervento artificiale. Con questa opera, Pistoletto propone l'artificio come strumento per reintegrare ciò che è stato separato e creare un nuovo equilibrio tra umanità e ambiente. "L'Albero di Ama: divisione e moltiplicazione dello specchio" è invece un'esplorazione del rapporto dialettico tra unità e divisione, rappresentato sotto forma di un albero accompagnato da uno specchio.
Un altro cardine della mostra è "La Formula della Creazione", concetto centrale nella poetica dell'artista. L'idea si basa sulla connessione tra elementi naturali e artificiali che genera un "terzo soggetto", metafora di una rinascita positiva, dove nasce una nuova consapevolezza del mondo. Le strutture "Segno Arte" di Pistoletto ospitano abiti creati dal Dipartimento Moda di Cittadellarte – B.E.S.T. (Better Ethical Sustainable Think-Tank) in collaborazione con stilisti come Blue of a Kind, Bav Tailor, Tiziano Guardini e Flavia La Rocca.
Questi capi innovativi sono realizzati con fibre biodegradabili originariamente impiegate per proteggere i ghiacciai e successivamente reintegrate nel ciclo tessile. I geotessili senza plastica, sviluppati dal gruppo Lenzing, testimoniano un modello di moda circolare che combina tutela ambientale con sostenibilità nell'industria tessile.
Un elemento notevole della mostra è l’opera fotografica "Dall’infinito alla Creazione", che celebra la maestosità e fragilità dei ghiacciai attraverso una prospettiva cosmica. L’artista offre al visitatore un dialogo tra l'universale e il quotidiano, sottolineando l'importanza delle relazioni tra comunità, scuole e città.
Le declinazioni internazionali del "Terzo Paradiso" concretizzano un’utopia tangibile che trova radici nell’interconnessione sociale. Le attività di "Glacial Threads" si integrano armoniosamente con i principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, abbracciando i 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Moebius con testi critici di Fortunato D’Amico e un’intervista esclusiva a Pistoletto. Quest'ultimo rafforza la sua eredità artistica con il libro "Il Terzo Paradiso", ispirato all’installazione divenuta emblema della sua visione e arte.

Fatta questa dovuta premessa per un grande artista come Michelangelo Pistoletto voglio dire alcune cose di carattere generale prendendo a spunto la sua mostra ma estendendo il ragionamento a tutto il fenomeno artistico che da decenni e specie ultimamente ha preso piede nell'arte contemporanea.
C'è un genere, così detto concettuale, che prende i problemi sociali di petto come a fomentare uno scontro politico, un genere che ha fatto la fortuna di personaggi come Beuys, forse il più famoso di tutti tra i primi che intrapresero questo percorso militante e tantissimi altri che affollano la scena attualmente.
Che l'artista tocchi problemi sociali è lecito anche se non obbligatorio, quello che desta sospetto è quando il contenuto tracima nella storia, nella filosofia, nella scienza e pateticamente ancora di più quando inizia addirittura a profetizzare con quella sicumera di pronunciarsi come se avessero la sfera di cristallo in mano.
Non che questi argomenti non devono essere trattati da un artista ma quando si calca troppo su elucubrazioni teoriche mi sembra improprio per chi si occupa del campo visuale.
Quello che mi terrorizza sono gli Einstein della porta accanto, essere fisici teorici è indubbiamente accattivante ma richiede un percorso di studi e ricerche non comuni, dire la propria in queste discipline è azzardato per chi non ha una preparazione d’eccellenza.
Nel nostro caso é l'arte a parlare se ci riesce, non ci si può parlare sopra, è inutile, fuorviante e ridondante.
Ho notato che in genere c'è un'intenzione di lectio magistralis negli artisti che ridicolizzano il loro ruolo perché tutti sanno, come del resto loro stessi, che non è il seminato che gli appartiene.
Tra gli esempi più famosi e meglio riusciti Joseph Beuys era uno di questi, un paladino, un baluardo del rispetto della natura. Trasformava questi argomenti in happening in performance, insomma il suo dramma apocalittico diventava tutto un gran teatro, dove l'esibizionismo dell'artista era centrale nell'opera e se si rammentano le particolarissime sembianze di Joseph Beuys dall'aspetto di un fotomodello specie con il suo amato cappello a falde larghe, si poteva dire che la scena era già conquistata in anticipo compresa la simpatia degli spettatori.

Lui, come altri del genere, erano istrionici personaggi teatrali la cui opera d'arte era incentrata nel personale carisma che in Joseph Beuys ce n'era così tanto che ne aveva da vendere. Come tutte le cose, il primo, quello che inizia, colui che apre la strada, si prende tutta l'importanza, mentre gli altri che lo seguono sempre meno. Forse questi artisti di cinqunquant'anni fa erano anche loro esagerati ma mai come adesso che si è forzata la cosa oltre misura, oggi come oggi gli artisti sembrano portavoce di partito, delle Greta Thunberg con la tavolozza e il pennello in mano, per intenderci.
Nel 2017, per chi se lo ricorda, addirittura a Roma questo atteggiamento stucchevole fu istituzionalizzato, al "MACRO asilo" di Giorgio De Finis si proposero e così esplicitamente intitolate le lectio magistralis degli artisti che se anche erano di temi disparati trasformarono gli artisti in conferenzieri, tipo quelli grigi con Powerpoint alle spalle e la bacchetta in mano proprio come i dirigenti d’impresa.
Arte si, retorica no, mi viene da pensare, che degli artisti diventino insegnanti o, come si usa dire adesso, dei divulgatori, scusate se lo dico esplicitamente, fa ridere.
Tutti sapientoni come Mario Tozzi o Alberto Angela che si aggirano per gallerie e musei a perorare a dismisura, Geopop espertoni di diete alimentari, ricette, quanto di sconvolgimenti climatici e nemici dell'Intelligenza artificiale che usano ma dalla quale ci vogliono mettere a riparo.
Insomma artisti che la sanno lunga più di tutti, meglio con cravattino come Telmo Pievani, con spocchia a fare i filosofi, furbetti che ci imboniscono sul destino del mondo. (Ricordo, coincidenza, Progetto Scienza 2022 Le Nostre Domande - p. 06 - Michelangelo Pistoletto: Cos'è l'arte? RAI Cultura con Telmo Pievani…)
Non ce l'ho con i divulgatori veri e propri ma con i loro sostituti artisti, influencer alla Tik Tok che dilagano negli ambienti culturali ma non chiedetemi l'elenco degli artisti che hanno questi modi di fare perché rischierei denunce, tuttavia chi segue le mostre avrà ben capito. Più specificatamente sono diffidente degli artisti marginali perché quelli affermati sono ben consigliati e non incorrono in strafalcioni.
In pratica, se fai vedere esposta una foglia, per quanti significati gli puoi dare è sempre una foglia, nulla di più anche se ci farai più attenzioni del solito. Eleggere cose, il termine cose nel senso stretto della parola, ad arte è, secondo me, un abuso. La cosa è cosa, punto e basta. Colpa del ready made di Duchampiana memoria che adesso si fa di tutto arte, con aspetti, secondo me, impropri.

A riguardo, se interessano approfondimenti di altre angolazioni, leggere di Roberto Gramiccia “Se tutto è arte” con prefazione di Alberto Dambruoso e postfazione di Pietro Folena e capirete quanto si va a parare in una logica di potere. Sembrerà assurdo ma si fa di tutto e anche le mascalzonate nel mondo dell'arte sono diventate un must che caratterizza il successo: dal maestro dei maestri Cattelan a Vezzoli con Fedez, dal sesso spinto di Koons e Cicciolina a quello di Tracey Emin e il suo gallerista ecc.
Sarà vulgata pop ma famosa è quella scena del film Dove vai in vacanza (1978), registi: Alberto Sordi, Mauro Bolognini, Luciano Salce, dove l'attrice Anna Longhi, nel ruolo della moglie del protagonista, Alberto Sordi, rimane da sola seduta dormiente sotto una pianta di palma alla Biennale di Venezia del 1978, creando un misunderstanding con alcuni esperti del pubblico che la volevano comprare come opera d'arte, una scena che fa ridere tutti, artisti e critici d'arte compresi.
Strano se non casuale che a diciannove anni dell'uscita del film alla Biennale d'arte di Venezia del 1997 ci fu una vera e propria provocazione, questa volta seria, in una performance di Marina Abramovic, "Balkan Baroque", l'opera in cui l'artista puliva incessantemente ossa bovine, simboleggiava un rituale di purificazione legato alle stragi della guerra nei Balcani e le ha valso prestigioso riconoscimento del Leone d’Oro.
Performance ottima ma finita la presentazione rimaneva una disgustosa montagna di ossa d'animale putrefatte, uno scarico maleodorante di rifiuti di un industria d'insaccati scaricato da ignari operai, manualmente i veri artisti, nulla di più, valutata un ricco premio in danaro conferito da una prestigiosa giuria ma senza misunderstanding alcuno…
Insomma, quando un artista mette un pezzo di legno in una sala, è un pezzo di legno, poi, si, l'allarme per la foresta amazzonica che scompare per colpa dell'uomo ecc. ecc. ma è comunque sempre un pezzo di legno. Abbiamo musei che hanno nei sotterranei pezzi di legno d'artista, rami, tronchi d'albero pagati a peso d'oro o che dire dei calchi d'albero realizzati in bronzo di Penone fatti così bene che sembrano reali pezzi di legno ...
Si, il linguaggio dell'artista, il giusto linguaggio dell'arte contemporanea ma poi basta, tutto il resto sono speculazioni non solo di quotazioni gonfiate ma anche di artisti gonfiati pure loro artificialmente. Un processo di levitazione che si ingrossa in un fenomeno fuori misura.
Proprio un'opera di Pistoletto fu mira oltraggiosa di un fuoco appiccatogli da un clochard nella piazza Municipio a Napoli il 12 luglio 2023 . Anche li la stessa costatazione, gli stracci sono stracci e così li ha interpretati istintivamente il clochard che si è permesso maldestramente di bruciarli. Condanno anch'io il gesto ma il frainteso è, bisogna ammetterlo, offerto dell'artista che provoca un'iterazione che può essere sbagliata da parte di chi potrebbe essere poco avveduto.

Glacial Threads. Dalle Foreste ai Tessuti del Futuro
Michelangelo Pistoletto
curatela di Fortunato D’Amico.
Castello Gamba di Châtillon – Museo di Arte moderna e contemporanea
da sabato 26 luglio a domenica 28 settembre 2025
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é uscito il N° 119 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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è uscito il libro Edizioni Quaderni Radicali ‘La giustizia nello Stato Città del Vaticano e il caso Becciu - Atti del Forum di Quaderni Radicali’ |
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è uscito il libro di Giuseppe Rippa con Luigi O. Rintallo "Napoli dove vai" |
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