Ak2eru si esprime con una pittura scrupolosa in tutti i suoi aspetti, si rivela molto attento financo nella resa del colore ottenuta con tecniche disparate e difficili, ‘pittura monosemica’ (dal greco mónos=uno solo” e sèma =“segno”), in riferimento al ‘segno unico’ sul quale essa si fonda: il segmento di una porzione d’infinito, un archetipo, che riverbera e satura l’intera superficie. Sorprende il tipo di rilevanza cromatica nei vari temi affrontati, sono brani di rilevante accortezza cromatica con materiali inusuali che richiedono, per chi li vede, un accostamento all’analisi del colore tutta particolare.
Sono indagini che non mostrano sbavature precise, cesellate di un artista poliedrico che ha anche nella musica da lui composta e suonata il suo mood in un espressione molto complessa che richiede altrettanta attenzione e indagine da parte del fruitore delle opere di Ak2deru.
Basta rilevare le tecniche che usa per farsi un’idea di quanto sia complesso il suo universo creativo : olio di lino su tavola sagomata, granito, nero assoluto, pittura murale, carbone, carbon black e cera su parete, argilla, terra, cenere, polveri metalliche e resina su tela sagomata applicata su poliuretano e tavola, argilla, terra, cenere su tela sagomata, pirografia su carta applicata su plexiglas, pirografia su cuoio riciclato e pirografia e combustione su tavola. E, come se tutto ciò non bastasse, il nostro offre anche un’ installazione sonora con voce amplificata e percussioni, opera di suo fratello, Kicco Careddu.
Una mostra impegnativa che richiede una partecipazione particolare, una dedizione all’arte calibrata su chi sul campo ha già una preparazione. Non a caso Mario de Candia, autore del prezioso testo critico, è andato a scomodare Tocqueville e Haidegger proprio per delucidare lo spessore culturale che ci impongono opere del genere, con parti di testo che inserisco per offrire a chi va alla mostra l’atmosfera giusta per trarne indubbie e molteplici soddisfazioni.
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Le opere di Ak2deru esprimono una condizione simile al desiderio e alla carnalità; la loro superficie
appare tanto affermativa quanto sottilmente fratturata da apparenti, volute imperfezioni come se
ogni lavoro volesse vestire abiti dolenti e di sofferenza; come se la sua pittura avesse intrinseco un
“malessere” originario, pronta in ogni momento ad assumere altri “colori” e declinare nell’ombra di
se stessa. È una aura che si irradia dai suoi quadri come una sorta di incarnazione della luce
naturale. Con le sue invenzioni Ak2deru parla di situazioni e circostanze, quelle dell’esperienza, in
cui proprio grazie alla luce noi possiamo avere un registro della vita. Dai suoi quadri questa
luminosità (resa con segni e “gesti”, quindi con “comportamenti”, fatti di terre, minerali, ceneri,
fuoco...) promana come una sorta di linfa essenziale che racconta e spiega la ciclicità delle energie
naturali che producono vita e morte.
….. Anche se il tempo compenetra ogni momento della nostra vita, situandosi al crocevia delle relazioni
tra l’esperienza quotidiana e la sua rappresentazione, è pur sempre un paradosso, un intrico, un
labirinto generati dall’intreccio di naturalezza e enigmaticità, ovvietà e inesplicabilità. Citando
Alexis de Tocqueville potremmo dire che “poiché il passato non rischiara più l’avvenire, lo spirito
avanza nelle tenebre”?
... consiste dunque l’arte nella ricerca di nuovi orizzonti di senso per l’esperienza della
“temporalità” che possano consentirle di sottrarre l’aprirsi verso il futuro al sentimento di
oppressione con cui lo si vive oggi? Forse si delinea la possibilità, non di rado avvertita come
necessità, di uno spostamento dalla deriva o problema della temporizzazione degli ambiti
esistenziali a quello dei paradossi spazio-temporali dell’esperienza: una sorta di conversione dello
sguardo dal tempo allo spazio?
…. Mette in campo anche il “suono”, ma i due ambiti vivono di vita propria, non
conviventi l’uno nell’altro né tanto meno l’uno per l’altro; a sé stanti, ma informati dalla stessa
urgenza di “comunicazione”. L’espressione artistica del resto non è che un atto di
“comunicazione”, vale a dire un processo di relazione facile da riconoscere nel suo valore
oggettivo, immagine o suono che sia. Senza comunicazione le cose smettono di essere significative
per esistere, nel bene e nel male, come entità aliene, totalmente indifferenti. Le ricerche “suono”,
nella esperienza di Ak2deru, non esistono semplicemente come atto di sonorizzazione di una scena
“storica”, ci sembrano piuttosto i mezzi attraverso i quali investigare problematiche che dalla storia
culturale (i riferimenti al “rumorismo” futurista sono innegabili, per non dire espliciti) sfociano
nella indagine del sé e delle esperienze consumate nel tempo. Così, per la sorta di rimando
imprescindibile tra immagine e suono, l’operato di Ak2deru sembrerebbe svolgere doppio un
compito: coinvolgere visione e udito tenendoli separati e impegnare non solo la sfera intellettiva,
concettuale, ma anche la sfera emozionale, sensoriale. (Mario de Candia)
In tutto sono sette grandi opere che nell’ampio spazio HyunnaArt Studio offrono una certa spettacolarità, un piacere visivo che si aggiungerà a quello dell’ascolto musicale. Un’ opportunità da non perdersi anche se ha una serie di obblighi per i partecipanti per la messa in sicurezza dovuta all’emergenza Covid, verrà rilevata all’ingresso la temperatura corporea e la firma apposta alla compilazione del modulo di tracciamento.
Ak2deru, li molti e molti
a cura di Mario de Candia
HyunnaArt Studio
da mercoledì 12 maggio
ore 15:30 - 21:00 al 30/06 2021
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