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19/11/24 ore

INIZIO Visioni della mia città di Gianfranco Giacomelli


  • Giovanni Lauricella

Vivere la propria città ed esserne partecipe con le proprie testimonianze è forse quello che Gianfranco Giacomelli vuole realizzare con le foto scattate in giro per Roma, visibili nella mostra alla Galleria Preferiti organizzata da Preferiti & Chapau Art, presentata da Massimo Rossi Carla Mazzoni.

 

Come per tante cose che non nascono a caso, Gianfranco Giacomelli ha avuto nel nonno, il fotografo Eugenio Flumeri, lo stimolo a cimentarsi in questa arte. Eugenio Flumeri ha partecipato e vinto diversi premi fotografici negli anni ‘50-‘70 e le sue foto sono state esposte nei saloni internazionali di fotografia a Buenos Aires, Bordeaux, Londra, Chicago, Tokyo, Bombay e il Cairo.

 

Molto pertinente è l’allestimento dato alla mostra con segnali stradali che indicano divieto d’accesso, di pericolo di lavori in corso, e qua e là troviamo tra le reti arancioni dei cantieri anche i caratteristici sampietrini: un’ottima installazione che spiega al meglio il periodo di tormento che subisce la città, e di conseguenza i suoi cittadini.

 


 

Quello che stupisce delle foto, tutte in bianco e nero, è che, eccetto qualche monumento, non sono aspetti straordinari della città ma consueti scenari che abbiamo intorno e a cui, solitamente, non facciamo tanto caso. L’intelligenza di Gianfranco Giacomelli sta proprio in questo: riuscire a valorizzare visioni che altro non sono che lo scenario urbano che sempre distrattamente vediamo.

 

Sono visioni di architetture colte in maniera originale o frammenti di essa, “Dialoghi con le cose” come giustamente dice il titolo di una poesia che si legge nella brochure scritta da Michele Signorile, e non mancano foto con soggetti umani  o animali. Nell’insieme Gianfranco Giacomelli sviluppa tutto l’arco rappresentativo dei generi fotografici, al contrario di molti fotografi che presentano selezioni di foto di un genere soltanto: è Roma nella sua molteplice complessità a interessarlo.

 


 

Avere qualcosa da dire su un soggetto sfruttato come Roma è quanto meno augurabile visto il continuo saccheggio a cui è sottoposta da secoli da migliaia di artisti di ogni genere e di ogni disciplina.Dice Giacomelli: “… la mia fotografia è istintiva, non preparata , non giro con cavalletti o serie di obiettivi, la normale dotazione è una Canon 5d con obiettivo 28-135mm.”; infatti,  ha uno spontaneo  candore talmente puro che elementi poveri risultano all’occhio interessanti.

 

Così ti trovi a osservare SPQR sopra i cartelli pubblicitari, la fontanella su uno slargo, le panchine lungo la strada, la ringhiera di un edificio, le pecore che brucano mansuete nella campagna romana, scorci urbani trasformati dall’attimo dello scatto tanto da sembrare luoghi incantati.  Come ho già detto, sono i soggetti umili a prendere la scena, quasi ad esortare a una visione democratica della città che ha, sì, tanti siti artistici e spettacolari, ma ha anche soggetti poco considerati che possono conquistare dignitosamente il primo piano.

 


 

Sono foto intimiste, filtrate dalla poesia, proprio perché Giancarlo Giacomelli è un poeta e non da poco tempo: la sua è una vocazione che dura dai banchi di scuola delle elementari, quando il professore poeta dialettale Michele Signorile, suo mentore, lo stimolava a scrivere e gli suggeriva il titolo di uno dei suoi primi scritti: “L’arcana cronologia dell’io”.

 

 

Ripeto, sono foto poetiche, “versi romaneschi”, che ci accompagnano nel nostro quotidiano andare per la città: a tutto ciò la mostra di Giancarlo Giacomelli ci esorta a dare o ridare valore.

 

Per concludere, non posso fare di meglio che citare le poesie di Giancarlo Giacomelli che si possono leggere nella mostra a  mo’ di didascalie.

 


 

Una foto è istante, emozione, sogno, ricordo.

È materia quando senti la carta tra le mani 

Come un ricordo 

che muta nel tempo 

così una fotografia 

non fissa il presente

lo rende eternamente mutevole agli occhi e al cuore di chi 

si sofferma per un istante

Istante presente ma anch’esso passato o già futuro

Non aspetto 

che il mondo 

entri nell’inquadratura

ci entro dentro io

con tutta la mia vita

così ci incontriamo 

in uno scatto

Quella foto

scattata tra un passo e l’altro

tra una sigaretta e l’altra 

un istante

un pezzo di mondo

un rettangolo di vita

Intorno

cose, persone

cancellati da una inquadratura

da un scelta istintiva

abbandonati così al loro futuro.

(…)

Sono seduto in un mondo di verde, su fondamenta di fiori si ergono alberi

Che raccontano la storia di almeno due secoli, su di essi

Ci sono cuori che rammentano amori veri e duraturi,

amori falsi durati una luna soltanto, nomi e date,

sono come una pagina di storia e sono storia loro stessi.

Io seduto ai loro piedi, mi sento niente o tanto piccolo da risultare inutile,

anche per me stesso.

Il vento caldo dell’estate mi trascina via senza faticare,

poi mi abbandona, poi ancora mi riprende tra le sue braccia,

mi sbatte contro sassi ed alberi, il dolore è grande,ma

il viaggio è come il tempo non si interrompe,

continuo a correre per valli, colline e montagne, per un mondo immenso.

Dovrò andrò a finire?

Forse mi avvicinerò alla casa di Dio,

forse me ne allontanerò

forse scoprirò altri pianeti,

forse andrò nel mio regno e sarò re, ma ancora schiavo di me stesso

e di quel vento che è padrone di tutto.

 

 

INIZIO Visioni della mia città

Gianfranco Giacomelli

A cura di Massimo Rossi e Carla Mazzoni

Dal 5 al 8 giugno 2019

Galleria Preferiti

Via Giacinto Mompiani 1 Roma

 

 


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