Nella galleria Mario Iannelli in mostra la giovane artista berlinese Paula Doepfner che investe le sue energie in un tema complicato che spazia dalla natura alle pulsioni mentali, dalla poesia alla musica con citazioni culturali e scientifiche che vanno oltre la conoscenza comune.
Una complessità che arricchisce materiali poveri resi interessanti da un’oculata presentazione scenica avvantaggiata dagli spazi ben curati della galleria.
All’ingresso vediamo un parallelepipedo di ghiaccio di qualche metro o più che ha al suo interno delle piante secche e un messaggio scritto dall’artista dal titolo "M’avresti consolato", una rappresentazione inquietante della natura, un’ansia che si scioglie nel tempo sino all’inesorabile fine che avverrà in tre giorni circa, una scultura a termine che pare voglia essere un monito alla caducità della vita, alla temporaneità delle cose.
Proseguendo un wall painting "Giorno per giorno", opera delicata realizzata con pigmenti neri, un wall painting che rileva il significato effimero dell’installazione stessa.
In una parete entrando a destra "Graveyard dream blues", un’installazione work-in-progress che alterna separatamente rami con foglie secche e fogli con segni di grafite, sketches che riprendono la forma dei solchi del cervello, continuando con brani poetici di Anna Carson e Ungaretti, pagine prese da libri intramezzati da una piccola citazione: una piccola foto a colori del “Giudizio universale” trittico del Beato Angelico.
Poco più avanti nel mezzo della sala primeggia un dittico ottenuto con vetrate scheggiate, trasparenze infrante con il motivo che Paula Doepfner ripete costantemente nelle sue opere: rami con foglie e piante secche dal titolo "I’ve been shooting in the dark too long when something is not right it’s wrong", opera che a contrasto risalta per delicatezza e splendore in luminosi colori.
Altre opere che si vedono in fondo al percorso della galleria sono "But where are you tonight sweet Mary", un disegno ottenuto dalla scrittura in miniatura di un testo scientifico elaborato in un’accattivante composizione che insieme a “I pini di Roma” dove analizza la disposizione dei rami e delle foglie come soluzione di difesa dell’albero, evidenzia ancora di più lo studio di come funzionano la neuroscienza e la botanica.
Ho fatto questa frettolosa e non esaustiva carrellata delle opere solo per far capire come l’artista Paula Doepfner vuole impattare il pubblico che viene a visitare la mostra. Esulando dalla specificità dei contenuti scientifici della mostra, troppo ingombranti per un breve scritto, è evidente che l’artista richiama lo spettatore alla corretta coscienza che dovrebbe avere, rimarcando il giusto senso e peso da avere verso le sensibilità e le fragilità naturali che sono le priorità ignorate da una società che purtroppo volge attenzione e interessi a devastanti disvalori.
Il titolo “Nex time i see you” dopo la visita alla mostra ne assume un significato ancora più pertinente. L’artista vuole mutare la relazione che si ha con l’esterno in qualcosa di più profondo e meno distratto, opere che mettono sotto accusa la superficialità con la quale ci rapportiamo normalmente come esseri viventi del pianeta, suggerendo un’ipotetica strada da seguire, una linea di condotta, una speranza che “la prossima volta che ti vedo” lo farò con occhi differenti che comprendono e che meglio si avvicinano a quello che sono le cose e effettivamente siamo.
Paula Doepfner: Nex time i see you
Galleria Mario Iannelli
Da martedì 17 aprile fino al 29 giugno
Via Flaminia 360 Roma
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