di Adriana Dragoni
Frame Ars Artes, la galleria d'arte dell'architetto Paola Pozzi, accoglie, a Napoli, al corso Vittorio Emanuele 423, le opere di quegli artisti che, per la loro particolarità, possono destare interesse. Come, in questi giorni, quelle di Marco Cecioni.
È la terza volta che Cecioni espone qui. È diventato un amico. Le sue opere sono ceramiche e non solo, dalle forme estrose e i colori brillanti. I soggetti? C'è un vasto repertorio di gechi, si, quei piccoli rettili considerati i portafortuna delle case.
Qui sono di diverse grandezze e in diversi colori. Lui, Marco, che possiede una consumata tecnica di ceramista ed è un raffinato nella difficile arte della stesura dei colori sulla ceramica, è soddisfatto delle varie nuances che è riuscito a produrre su questi rettili, dei quali interpreta non solo l'aspetto ma anche il tipico loro strisciare sul terreno.
Sembra addirittura che con la loro forza si tengano acchiappati alla parete (sulla quale, naturalmente, ci sono dei chiodi nascosti che li mantengono). Ci sono anche i vasi colorati. Di varie dimensioni, alcuni sono spiritosamente bucati per far posto a degli accendini oppure per incastonarvi pietre colorate trovate per caso e scelte per gusto. Cecioni ha intitolato la sua mostra Mitologie Urbane.
E non sono estranee le vicissitudini della sua vita a questo nome. Difatti lui vive a Stoccolma da molti anni, città dell’architettura razionalista e dell'industrial dessin , cioè di ciò che è proprio della nostra modernità occidentale. Ma è napoletano e non lo dimentica.
Non ha dimenticato che, per i napoletani, antico e presente e futuro sono un tutt'uno e che l'umanità è un insieme indiviso di sentimento e ragione. Lo diceva Empedocle, lo ribadiva Giambattista Vico. Che, se potessero, uscirebbero dall'oltretomba per predicare la loro sapienza a questi uomini civilizzati, che, in nome della modernità, stanno diventando istruiti come robot.
E, in un certo senso, contesta il modernismo rigoroso anche Marco Cecioni, che porta, tra le perfette architetture della modernissima città svedese, l'antica mitologia greca. Ed ecco apparire, negli intarsi ceramici o dipinti sui vasi, i personaggi mitologici della greca Neapolis, disegnati con uno stile infantile, così come l'artista li ha immaginati da bambino.
E ritorna, pressante, anche il simbolo dell'amore sentimental-sensuale: il bacio. Nella rappresentazione dei due visi, dei due profili che s'incontrano, delle due labbra che si baciano, che potrebbe essere considerato un soggetto banale perché molto sfruttato, si nota la sagacia degli incastri, la consumata perizia della ricerca di una indistruttibile, eterna armonia. Perché l'armonia è eterna.
D'accordo... Ma tutto finisce. Per la qualcosa venerdì 20 aprile la mostra di Marco Cecioni chiuderà. E alle sette e trenta della sera vi sarà la festa del finissage. Vi siete tutti invitati. L'ingresso è gratuito.
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