Titolo di grande effetto, Io puttana, per una mostra di Luca Lagash Saporiti e Alex Cremonesi, alla fondazione Volume, spazio espositivo che si trova in un sinistro vicolo vicino il minaccioso carcere di Regina Coeli, nel pieno centro monumentale della città di Roma che, a dispetto delle antiche promesse, non chiude mai, come se del valore storico della pena detentiva e delle sue tristi storie i romani ne avessero bisogno. Una tortura urbana del paesaggio architettonico di un Paese spesso accusato e condannato per eseguire torture in nome di una giustizia notoriamente ingiusta (della quale non parlerò per restare nel mio tema).
Io puttana si è fatto forse caricatura di quello a cui si riferisce, infatti il pubblico è mancato all’inaugurazione: in pratica chi doveva venire non è caduto nella trappola del nome che doveva fare da richiamo.
Certo è che se ti trovi respinto da una vetrata al punto da dover stare per strada come di fronte ad una comune vetrina ti viene difficile andare ad una mostra per poi trovarti escluso come un comune passante a zonzo per i vicoli di Roma. Sicuramente si vuole ottenere una esposizione 24 ore su 24, diventando uno spettacolo da strada che forse in qualche ora notturna sarà pure avvenuto, attraendo quell’aggregazione voluta dal progetto di Luca Lagash Saporiti e Alex Cremonesi.
Sbirciando attraverso il vetro riflettente vedi dei monitor in bianco e nero che proiettano delle scritte difficili da leggere perché lontane in un ambiente buio. Proprio così, gli spazi di Volume si sono trasformati in “un luogo di trasmissione di immagini stranianti e parole ipnotiche, suoni e luci, un ambiente immersivo nel quale le persone potranno riconoscersi come spettatori e protagonisti, scivolando dall’uno all’altro ruolo”.
Tutto giusto, ma per l’invitato la galleria è di una scomodità che scontavi ogni momento che subivi l’attraversamento di un’auto o il passaggio della gente.Con questo non biasimo i presupposti della mostra che mi sembrano impeccabili “L’opera d’arte è l’inesplicabile dove tutto si spiega. E’ percepire lunghezze d’onda che alla coscienza comune non arrivano. Ciò che per tutti è muto è in realtà una voce, ciò che è silenzio è in realtà frastuono, perciò la parola che spiega è ridondante. Lo stesso Demiurgo che ha attuato la creazione non ha certo avuto bisogno di spiegarla …”-
Sarà tutto vero ma alle volte, proprio quando meno te lo aspetti, viene fuori a sorpresa la repulsa che il pubblico ha nei confronti dell’arte contemporanea, perché stufo di essere soggiogato dall’attenzione che ad essa presta quasi a dover contrastare una vessazione antidemocratica.
Non è un mistero che l’arte contemporanea è appannaggio degli addetti ai lavori e il resto non conta. Se ci fosse stato un sindacato visitatori forse l’arte contemporanea non sarebbe mai decollata e tante class action avrebbero costellato la vita dei musei. Se ci si fa caso l’arte ha sempre abusato del visitatore, basandosi su provocazioni, alcuneinteressanti, alcune anche banali, ma che in definitiva si ritorcono sulla fiducia del profano desideroso di erudirsi.
Purtroppo è doveroso constatare che molto giace sulla tecnica di comunicazione, senza la quale viene a mancare molto del contenuto che si vuole esprimere.
Forse si paga il fatto che in fondo è il pubblico che alle volte è ridotto a misera cavia che opportunamente torturata dà il risultato desiderato: spesso è il tradimento dell’attesa fomentato da una falsa promessa a dare successo all’opera, e qui ci sarebbe da fare un lungo elenco ma mi limito a citare solo Maurizio Cattelan che forse di tali tattiche è il maestro in assoluto.
Come tutti sanno il sensazionalismo è probabilmente la tecnica che dà più successo ma non è sempre così specie per quelli che non hanno un nome trainante; con questo non pretendo di rifarmi a “La dittatura dello spettatore” di Francesco Bonami, cerco solo dispiegare il fenomeno. Detto ciò, ripeto, la mostra risulta comunque interessante e mi ha offerto spunti per delle riflessioni generali sull’arte che spero non potranno sembrare troppo critiche.
Io puttana
di Luca Lagash Saporiti e Alex Cremonesi
24 ore no-stop, dalle 19 di giovedì, 15 settembre, alle 19 del giorno seguente.
Fondazione Volume
via San Francesco di Sales 86/88,
Roma
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