In questo anno di ricorrenza dell’affissione pubblica delle 95 tesi di Martin Lutero sulla porta dell’Università di Wittenberg nel 1517, la nascita della Riforma è stato commemorata con la mediazione di Papa Francesco verso le chiese luterane nel mondo nella direzione di un riavvicinamento che sfiora in un certo senso la riabilitazione.
Abbiamo notato peraltro una strana assenza delle istituzioni culturali che, pur gravando nelle casse dello stato, come al solito, scompaiono ogni qual volta si presenta l’occasione di dare un contributo su un tema di attrattiva generale.
Con grande interesse ho preso quindi parte lo scorso sabato a un incontro proprio su questo tema nello studio dello scultore Claudio Perri, che ha esposto agli invitati la sua ultima opera, “Liberintro collage” - cm. 50x50 – 2016, seguita da una conversazione del professor Robertomaria Siena, che ha brillantemente esposto il suo pensiero sul Rinascimento italiano e le conseguenze avutesi dopo l’affissione pubblica delle tesi di Martin Lutero.
Un periodo storico affascinante per le belle opere d’arte prodotte, in quanto i Papi, per sottrarre la supremazia culturale laica alla Firenze dei Medici, chiamarono a lavorare in Vaticano quasi tutti i più grandi artisti del tempo, dirottando a Roma il prestigio del Rinascimento, ed ivi concentrando tutti gli sforzi nel potenziamento del gigantesco cantiere di S. Pietro, megaprogetto e riferimento ideologico ideato dalla più grande archistar del momento, Michelangelo Buonarroti.
La Chiesa era ideologicamente tutta schierata su questo fronte culturale ed anche propagandistico, come attestata a dare battaglia a chi avesse impedito tale strategia. L’intento era quello di dimostrare al mondo intero di essere non solo il centro religioso e di pensiero ma anche il cuore pulsante dell’operare umano. Meglio di ogni altra cosa era coinvolgere i fedeli su una grande fabbrica che richiamasse l’attenzione dell’intera collettività religiosa mondiale proprio sul Vaticano: esaltante e spettacolare idea simbolica, che per la sua realizzazione necessitava di ingenti investimenti finanziari che invece scarseggiavano.
Fu così che i soldi per le indulgenze vendute acquisirono un ruolo fondamentale nella pratica religiosa, riducendo il Giubileo ad una gigantesca macchina economica aggravata da vergognosi episodi di corruzione. Tutto questo mise in crisi molte coscienze che non vedevano nel denaro e nel fasto artistico la salvezza della propria anima. Non erano le opere a permettere il ricongiungimento a Dio ma la fede, concezione di stampo agostiniano alla base del pensiero di Martin Lutero, che formalizzandolo causò non solo lo scisma ma una disastrosa crisi politica internazionale.
Di qui numerose guerre con la conseguenza del frazionamento in vari stati nazionali dell’ Europa e di quello che restava del Sacro Romano Impero. Da notare peraltro che proprio questi paesi protestanti si arricchirono grazie ad una adozione spietata del vituperato capitalismo.
Come tutti sanno, oltre a riconoscersi nei propri testi sacri e dottrinali, una delle peculiarità del cristianesimo è il linguaggio della rappresentatività e della comunicazione offerta dall’immagine divina che proprio in quel periodo fu causa di incomprensioni e di aspri dissidi interni, non solo di carattere morale. Questo perché, soprattutto nell’architettura, ciò comportava un apparato ed una pratica aziendale che non avevano niente a che vedere con lo spirito divino ma, al contrario, con la sagace gestione economica e commerciale della realizzazione di impresa, cioè quella che poi è diventata la discriminante sociale più evidente, che ha separato l’ Occidente dal resto del mondo.
Questo oggetto del contendere ha dato adito ad una diversa interpretazione della monumentalità romana di stampo tardo-imperiale, edificata dai Papi a Roma, che per molti credenti non cattolici si è trovata ad assumere un valore ideologico ben più ingombrante e contraddittorio di quello che veniva ufficialmente divulgato. (Non tutti sanno dell’adiacenza alla Basilica di San Pietro del cimitero teutonico, extraterritorialità nell’extraterritorialità Vaticana e meta di pellegrinaggio di molti protestanti di alto rango e cultura per gli importanti personaggi che ivi sono tumulati).
Il Rinascimento, oltre ad essere caratterizzato da una poderosa concezione filosofica di cui i neoplatonici erano gli intellettuali di spicco, come ad esempio Marsilio Ficino, portava con sé contenuti di costume che ne influenzarono le attitudini sessuali. Nelle città d’arte, e in particolare a Firenze, l’eterosessuale aveva anche l’amante giovinetto, una sorta di pedofilia diffusa che veniva barattata come raggiungimento di virtù. Era il culto della bellezza dell’antica Grecia che riaffiorava nella riproposizione dell’Umanesimo pagano traslato in quello cattolico. (Citiamo qui Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, nome di cui andava fiero, o Benvenuto Cellini, a cui fu causa di un esilio a Venezia…).
Questo vizio non fu visto bene dalla parte più moraleggiante dei fedeli che, al cospetto di fenomeni di corruzione dilagante, degrado e pestilenze, ebbero una percezione negativa della società contraddittoriamente religiosa che si sentivano ingiustamente imposta. Un malessere sociale diffuso, molto ben descritto, anche se in senso caricaturale e terrificante, nei quadri di Hieronymus Bosch. La conseguenza fu che dopo il Rinascimento si ebbe un’ondata di reazioni capeggiate da tanti filosofi e religiosi che spesso si trovarono schierati in fronti contrapposti.
Martin Lutero fu uno di questi, ma non il solo ad alimentare i tormenti dei fedeli: un personaggio lungimirante balzato agli onori della cronaca perché sfruttò un nuovo sistema di comunicazione in maniera massiccia (la campagna pubblicitaria) mai pensato prima. Quelle 95 tesi stampate con i caratteri mobili divennero simbolo della nascente modernità perché realizzate con un efficace tecnica riproduttiva che diventerà rivoluzionaria e sarà la base strategica dell’attuale società dell’informazione che ne ha intensificato e migliorato i sistemi. Di li a poco fu dato fiato alle trombe di guerra, alle contrapposizioni di pensiero e alle violenze, con massacri e guerre inaudite tra cattolici e protestanti.
Fiorirono ingiuste pene esemplari: il grande filosofo e moralizzatore Savonarola, accusatore della corruzione dilagante, viene pubblicamente bruciato e così pure tanti altri sinceri ed eccellenti pensatori e scienziati … compreso il “nostro” Giordano Bruno a Campo de Fiori, che rimane meta di numerose manifestazioni radicali e di tutti i laici in genere …
Una rigidità che non ci fu invece nel 1594 per Enrico di Navarra che, dopo una estenuante e sanguinosissima guerra di religione, in una sola giornata, abiurò il calvinismo del quale era il massimo esponente per il cattolicesimo, prendendo così la corona del regno di Francia, da cui la celebre frase “Parigi val bene una messa”… Oltre a tanti peccatori, streghe e torture, non mancarono iettature spaventose: l’Invincibile Armata di Filippo II fu inghiottita dalla tempesta prima ancora di arrivare a dare battaglia all’ Inghilterra della grande Elisabetta, infedele perché protestante … Repentini cambiamenti di appartenenza e micidiali scelte machiavelliche non mancarono certo: la Francia si alleava con i Turchi che sarebbero di lì a poco corsi ad assediare Vienna...
In tutti questi drammi aleggia l’ostinazione della rigida concezione antesignana della “società dello spettacolo” di Guy Debord, formulata secoli prima dai Papi che vedevano nella sponsorizzazione dell’immagine un ruolo persuasivo politico fondamentale, quasi come una applicazione della ragione di stato. Una indicazione politica che cozzò pesantemente con i costi e tempi esorbitanti della Basilica di S. Pietro.
(Nei modi di dire romaneschi per indicare che un lavoro si porta troppo in lungo si dice che “è come la fabbrica di S. Pietro!”, come pure mangiare “a ufo” o “a uffa” cioè sulle spalle degli altri, viene da Usum Fabricae Operis, sigla apposta sul materiale che non pagava dogana; e detti simili si hanno a Firenze e a Milano, beninteso riferiti alle rispettive cattedrali).
In questo bisogna riconoscere che i Papi sono riusciti brillantemente ad ottenere quello che desideravano edificando il monumento più importate e più imponente che si conosca, ma questo al contempo, nonostante la simbologia dell’ampio colonnato del Bernini posto innanzi a San Pietro come ad accogliere ed abbracciare i fedeli, rappresenta, alla luce dei fatti, anche grandi sconfitte e lacerazioni, tanto che potrebbe essere ricordato come il più grande monumento alla discordia degli spiriti.
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