Nella splendida città dei Sassi, candidata a Capitale Europea della cultura 2019 (unica "dopo Venezia" ad averne titolo), ci si potrà imbattere fino al 18 settembre prossimo in una mostra dai caratteri folli, se non addirittura "di caratteri folli": il Museo della Follia, un delicato e affascinante progetto della Fondazione Sgarbi, inaugurato il 18 agosto scorso.
La mostra è un contributo artistico importante alla consapevolezza di un passato, e di un presente, in cui la follia viene deliberatamente dimenticata, schiacciata nel vuoto degli ospedali psichiatrici fino all'oblio della dimenticanza.
Un museo itinerante "perchè crediamo nel valore itinerante della vita" ha spiegato Antonella Favuzza, presidente della Fondazione Sgarbi, dai tratti folli ed enigmatici che, inseriti nel contesto delle chiese rupestri del Sasso Caveoso di Matera, quel Convicinio Sant'Antonio tornato recentemente alla luce dalla "vergogna nazionale" divenuta patrimonio dell'Unesco, arrivano all'animo intimo del visitatore.
Le quattro sale, organizzate nelle chiese scavate nell'arenaria, con i toccanti affreschi d'epoca bizantina, si uniscono alle meraviglie della città di Matera, quasi simbioticamente, scatenando domande intime, apotropaiche, che forse trovano le loro risposte proprio in quel seme della follia disseminato tutt'intorno.
Pazienti, dottori, infermieri, la prima sala (Tutti i santi) riduce a mummie gli attori del misterioso mondo psichiatrico, livellandoli tutti nella loro lotta contro la sofferenza, contro la morte; nella seconda sala, La Griglia, uno scavo nell'arenaria che parte dalla navata della seconda chiesa rupestre del Convicinio (utilizzata, secondariamente, come cantina per la produzione e la fermentazione del vino), porta negli occhi i volti di novanta pazienti selezionati da innumerevoli cartelle cliniche degli ex manicomi. La Sala dei Ricordi, letteralmente riempita di oggetti (lettere, siringhe, saponi, giocattoli), porta la dimensione della follia indietro nel tempo, nel mistero glorioso della stessa esistenza umana, rivelandoci un passato inquietante ed oscuro.
I video di Franco Basaglia, con filmati Rai originali di quanto esisteva un servizio d'informazione pubblica, che spiegano come nasce la legge 180, si scontrano con l'agghiacciante video della Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, che ha filmato e documentato gli orrori degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e che ha portato il Parlamento a legiferare per una chiusura, il prossimo marzo, di questi lager della follia.
Patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Matera, il Museo della Follia ricorda a tutti quanto profondi possano essere gli abissi della coscienza, in un'angoscia mitigata dalla superlativa cornice dei Sassi e dei toccanti affreschi delle chiese rupestri, ma che letteralmente incanta impaurendo il cuore e l'anima del visitatore.
Tutt'attorno i Sassi ci ricordano quanto la follia sia in verità propedeutica anche ad una vita sociale, alla costruzione di civiltà che hanno rischiato di venire dimenticate nelle meraviglie create, scavate, nella roccia sul torrente Gravina: un ecosistema urbano straordinario che dalla preistoria conduce l'uomo, oggi, a celebrare la propria follia: senza quella probabilmente "la città della pietra" non sarebbe mai potuta esistere.
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