Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

My roots can hear the leavers grow al Montoro 12 Contemporary Art di Roma


  • Giovanni Lauricella

Ursula Hawlitschka  trasforma il concetto della meravigliosa grandezza delle forze della natura in  un tema espositivo, convocando negli spazi di Montoro 12 Contemporary Art otto artisti  di diversa nazionalità per descrivere il potere di Madre Terra, creatrice e distruttrice di vita. Artisti capaci di interpretare la natura che propongono opere descrittive o anche oniriche, che esprimono emozioni e memoria dei flussi costanti dei cambiamenti del nostro pianeta: il tutto con il titolo MY ROOTS CAN HEAR THE LEAVES GROW.

 

Sul richiamo di Jean-Jacques Rousseau al “ritorno alla natura” gli artisti  esplorano le misteriose forze di Madre Terra e le sue creazioni con una grande varietà di tecniche e materiali naturali come corteccia, rami o estratti di piante. Alcuni di essi affondano la loro ricerca nell’esplorazione dei processi della natura, altri rappresentano alberi, montagne e altri elementi, che possono anche essere visti come metafora del ciclo della vita.

 

La Pangea in “Form of Life” di Dmitri Obergfell (1986, Denver, USA) ci ricorda le origini di tutti i continenti e delle prime forme di vita sulla terra, forse come memoria o come monito di fenomeni naturali di dimensioni gigantesche di cui noi siamo solo un piccolo elemento.

 

Montagne e vulcani di Luca Padroni (1973, Roma) si richiamano a quello che c’è dentro, nel profondo, mirando forse all’inconscio di tutti noi. Le radici, la sorgente in “Ursprung”, di Lucilla Candeloro (1978, Lanciano) ci ricorda che non stiamo sulla terra solo per un caso.


Gli alberi di Cuba di Jorge Mayet (1962, L’Avana, Cuba; vive e lavora a Palma di Maiorca) sono sculture di alberi miniaturizzati, simbolo di integrità, forza e capacità di recupero, misticismi e riti spirituali, un richiamo all’antropologia di cui spesso ci si dimentica.

 

La giungla e le terre selvagge di Nicholas William Johnson (1982, Hawaii, USA; vive e lavora a Londra) sono ispirate alla pittura romantica del XIX secolo – la sublime natura vista anche come declino e morte.

 

Con grafite e legno Francesca Longhini (1985, Brescia) riflette sui costanti ed alle volte inaspettati cambiamenti nella natura e sui suoi effetti sulla nostra vita. Piante strane e piante minacciose quelle di Alia Scalvini (1980, Castiglione delle Stiviere) e foto di Luigia Martelloni (n. a Roma, vive e lavora a Los Angeles, USA).

 

Come dice il comunicato della mostra “mentre guardiamo questi lavori possiamo ricordare la famosa frase di Albert Einstein “Guardate nel profondo della natura, e allora capirete meglio tutto”. In questo tutti gli artisti hanno dato un chiaro messaggio di rispetto profondo per le tematiche ambientali, un contributo alla salvaguardia di un patrimonio che è la sopravvivenza di tutti.

 

MY ROOTS CAN HEAR THE LEAVES GROW
a cura di Ursula Hawlitschka

Lucilla Candeloro, Nicholas William Johnson, Francesca Longhini, Luigia Martelloni, Jorge Mayet, Dmitri Obergfell, Luca Padroni, Alia Scalvini

Montoro12 Contemporary Art

Via di Montoro 12, Roma

 

 


Aggiungi commento