Nell’esposizione alla galleria La clessidra Mario Moretti si è cimentato in tipo di rappresentazione artistica differente da quelle che ci ha abituato a vedere. Con la matita affronta l’immagine che vuole rappresentare, stabilendo con essa il medesimo rapporto che aveva in precedenza con il colore.
Usando la grafite fa una versione in monocromo di quello che faceva con il pennello intinto nel colore, passaggi lievi che fanno emergere le forme dalla superficie come da un ambiente sconosciuto.
Non a caso esse rappresentano paesaggi da noi lontani e a noi estranei, come quelli del deserto o delle palme, tema figurativo che allo stesso tempo esula dalla rigidità intrinseca alla raffigurazione paesaggistica per andare in una dimensione libera.
Nessuno saprebbe dire, infatti, da dove queste scene siano state prese, dove fosse Mario Moretti al momento in cui le ha dipinte, se fosse fisicamente presente in quei momenti in cui la natura offriva tale spettacolo o se le scene da lui raffigurate siano creazioni mentali, perché quello che si vede è solo quello che si avverte grazie a tale rappresentazione, come se quello che l’artista vuole comunicare fosse non l’aspetto paesaggistico in sé, ma un racconto che proviene dal segreto del suo animo.
In questa dimensione fatta di superfici semplici, sia pur rarefatta, si percepiscono i suoi pensieri e i suoi sentimenti profondi che emergono invisibili ma avvertibili.
Forme di dialogo che possono crearsi in ambientazioni suggestive, quali sono quelle che con pochi elementi Mario Moretti riesce a realizzare, senza nessun effetto forte e deciso, come a volerti sussurrare un ricordo. Nonostante il suo anticlassicismo, per come si pone, dà a chi le guarda l’impressione di vedere un’arte di altri tempi.
La matita è strofinata con leggerezza quasi a voler coprire il foglio con le varie tonalità del nero ma senza rovinare la superficie. Evidentemente sono scenari meditati, che invitano lo spettatore ad accostarsi con lo stesso sentimento, in una relazione con l’opera che ti invita ad una vera contemplazione ed offre alle immagini una lenta assimilazione. Eppure il suo tema è esplicito: sono forme che non sono condizionabili a riferimenti alcuni, che riconosci perché già le conosci come tali. E Mario Moretti ne offre una nuova, libera trasposizione.
La presenza di alcuni quadri ad olio non solo sta a testimonianza delle sue capacità tecniche ma delle atmosfere che crea con l’altro genere di rappresentazione da lui praticato, quasi a completare la nostra conoscenza di questo artista.
Oltre ad esse è esposta una selezione di opere di importanti artisti del’900 e di artisti contemporanei, tra le quali citiamo alcuni disegni di Magritte, di Severini, di Chia, di Fontana, di Licini, un’acquaforte di Dalì e un grande disegno di Andy Warhol.
Ha dato un decisivo contributo al successo della mostra l’interessante incontro tra il prof. Robertomaria Siena e l’artista, avvenuto il giorno 2 gennaio.
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Mario Moretti
Opere inedite
a cura di Carla Mazzoni
La clessidra
Piazza Verbano 8
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