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20/11/24 ore

'Lo specchio che guarda - Espressioni universali'. "Allafaccia" mostra di Paolo Ronchi



Su progetto di Gabriele Bianconi, la mostra curata da Carla Mazzoni,  con il titolo 'Lo specchio che guarda - Espressioni universali' vede esposte nello storico Palazzo Santa Chiara a Roma opere di Paolo Ronchi eseguite con varie tecniche. Il risultato è particolarmente invitante perché siamo di fronte alla prima personale nella capitale di questo artista romano di nuova generazione, notoriamente esperto di arti multimediali, che qui ci presenta le ultime sue sperimentazioni artistiche prodotte nell’ambito del progetto Allafaccia, che studia le espressioni del volto umano.

 

Effettivamente si può parlare di mostra multimediale perché l’artista utilizza svariati codici espressivi e rappresentativi, quali la pittura, la scultura, la fotografia e il video.

 

 In particolare nei quadri dipinti ad olio (e talvolta ad acrilico) abbiamo notato che sulla tela corrono ampie e veloci pennellate, eseguite sommariamente come a indicare una forma ma non a completarla. Il colore, esasperato nei contrasti e in alcuni casi quasi violento e drammatico, non è steso in uno strato spesso ma lascia intravedere quello del fondo, ad opera di un pennello sgranato e come dipanato perché calcato più del necessario sulla tela, che lascia su di essa distratti filamenti cromatici.

 

Un accostamento alla forma non realista ma figurativo, col solo intento di rendere visibile un concetto, un simbolo su cui elaborare una sequenza di immagini. Su altri supporti, come la carta e l'alluminio, Ronchi riduce l'intervento all'essenziale, per realizzare il medesimo tema, cioè la sintesi di un viso, la sagoma della faccia e gli occhi, spesso anche senza la bocca. Rappresenta un volto allo specchio, uno sguardo, interlocutore di un messaggio destinato alla libera interpretazione dello spettatore.

 

Paolo Ronchi, come viene ben spiegato nel comunicato stampa, ha una fruttuosa carriera alle spalle nel campo multimediale del marketing; in effetti si direbbe che voglia tradurre il rapporto privilegiato che è capace di stabilire con il fruitore, collocandolo peraltro a un livello completamente diverso, quello dell'arte, cosicché in questo caso il messaggio passa tra l'autore e lo spettatore.

 

L’autore filtra così l'immagine di un ipotetico individuo e lo fa rispecchiare su se stesso con tutte le conseguenze dialettiche che possono scaturirne, in un gioco che esegue con arguzia e varie tecniche espressive di cui quella più coinvolgente per il pubblico è quella del video.

 

Nella sequenza filmica Paolo Ronchi fa una mascherina che ripete il suo tipico viso su un supporto trasparente di plastica che sovrappone a insospettabili oggetti decodificandone la “faccia”, la stessa “faccia” che vediamo anche nelle foto, dove si riprende il tema del video in “natura morta”, come la  “faccia” ricavata dallo srotolamento della carta igienica o dai piatti su un tavolo ecc.

 

Poi, come a comprovare la validità della sua idea, Ronchi ripete il segno della sua “faccia” sulle foto dei più grandi artisti del '900, come Picasso ed altri.

 

A ben simulare questo gioco tra lo spettatore e l’artista stesso aiuta molto la sala multifunzione di Palazzo Santa Chiara, che offre una dinamica che ben si addice al tema trattato:“Lo specchio che guarda. Espressioni universali”.

 

A questo punto mi viene la tentazione di aggiungere un altro gioco, di parola stavolta, suggeritomi dallo stesso spazio espositivo: che le emozioni umane universali (come rabbia, gioia, disgusto, paura o tristezza) espresse nei quadri diventano un teatro nel teatro di Palazzo Santa Chiara.

 

Giovanni Lauricella

 

'Lo specchio che guarda - Espressioni universali'

Allafaccia di Paolo Ronchi

Palazzo Santa Chiara - Roma

dal 13 al 26 aprile


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