Vivendo a Roma, capita spesso di pensare che sia una capitale… provinciale. Basta camminare tra la gente, frequentare le associazioni, persino partecipare ai cosiddetti incontri culturali per avere la sensazione che Roma sia chiusa su se stessa, parli soltanto a e di se stessa e che il massimo di mondo che riesce a vedere sia il vicino Stato della Città del Vaticano. È come se, considerandosi mondo essa stessa, la Capitale non cercasse altri stimoli dall’estero…
Al contrario, sono le periferie che maggiormente respirano un cosmopolitismo non scontato e tendono verso una visione veramente globale della cultura, dell’arte. Infatti può capitare di imbattersi nell’inaugurazione di una mostra che si intitola “Binario unico Piacenza-Roma” (a Roma fino al 14 aprile) per trovare sei giovani artisti che arrivano dalla provincia emiliana e che si muovono nel mondo anche senza spostarsi fisicamente dalla loro città.
Nel piccolo spazio a loro dedicato al Palazzo Incontro della Provincia sembra di fare un giro in una mostra collettiva di Hokusai, Rothko, Mirò, Hopper, Magritte e Lucian Freud, Calder e Munari. Sembra cioè di visitare, almeno da un punto di vista artistico, un po’ di pianeta. Di fare un volo d’uccello sulle linee che si diramano dalla brumosa pianura padana per un suggestivo viaggio centrifugo, pur partendo da un luogo limitato nello spazio. Ma non nel movimento.
Ecco allora gli acquarelli giapponesi e delicatamente perfetti di Silvia Molinari condividere un primo spazio con i legni di Adriano De Zordi, che piegandosi e scricchiolando si trasformano in misteriosi giocattoli.
Poi si incontrano gli alberi giganti di Renato Sorrentino, che spaccano imponenti viadotti di cemento ma non fanno ombra a una casa sul mare, trasparente e variamente illuminata, sorvegliata da due ritratti dipinti senza un modello dal vivo. Proprio di fronte, una rothkiana Enrica Zuffada fa spuntare piccoli fili di juta dai suoi puri e accesi rossi e blu: come grano che nasce timidamente su lune di colore.
Stilisticamente notevoli i quadri di Roberto Boiardi, che ritrae e sa cogliere l’urbano e la provincia come fossero persone, con i loro caratteri, le loro espressioni. E tocca alla più giovane dell'assortito e capace sestetto, Eleonora Serena, riportarci nel sogno con le sue tinte e i suoi fiori rotondi, con i suoi quadri che vedono Mirò da Piacenza.
Di là dalla porta, di nuovo realtà: torna il mondo, torna Roma. E sembra una provincia.
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