di Giulia Anzani
“Il signor Babelsberg aveva solo cinque anni e non c’era persona a Debrama che non avesse già sentito parlare di lui”. Inizia così il romanzo Malizia Christi di Davide Cortese (edizioni Croce), poeta e scrittore di Lipari: un’opera surreale che spicca nel panorama letterario per originalità e per il tono grottesco che accompagna lungo tutta la narrazione.
Ci imbatteremo in personaggi eccentrici e situazioni al limite della realtà, lasciandoci coinvolgere da una storia che si muove tra fantasia e critica sociale.
Ambientato nella cittadina inglese di Debrama, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Malizia Christi ruota attorno alla figura di Adam Babelsberg, un bambino prodigio di sei anni.
Ma la caratterizzazione del protagonista trascende lo stereotipo del genio precoce, immergendosi piuttosto nell’assurdo: si tratta di un personaggio profondamente adulto che veste in modo formale e si circonda di adulti eccentrici, un dualismo che genera una tensione tra la condizione infantile e il comportamento adulto.
Lo scrittore si fa deus ex machina e utilizza Adam per sovvertire le aspettative del lettore, dando vita a un personaggio che naviga tra due mondi in una sovrapposizione di ruoli che mette in discussione la nozione stessa di crescita, suggerendo che maturare non è semplicemente un passaggio fisico o psicologico, quanto più una condizione fluida che trascende la realtà.
Il personaggio di Adam rappresenta la libertà di essere indefinito, ma anche il prodotto di un ambiente dove le relazioni autentiche vengono sostituite da interazioni superficiali: una metafora dell’essere umano che non deve per forza aderire agli schemi rigidi imposti dalla società, uno spazio mentale dove tutto è possibile incluso sovvertire le regole dell’esistenza stessa.
Anche i personaggi secondari sono paradossali e contraddittori, specchio della società contemporanea ossessionata dall’apparenza, dalla ricerca della perfezione e da futili dettagli.
Attraverso il mondo surreale di Malizia Christi, Davide Cortese offre una riflessione ironica sulle ossessioni della vita contemporanea per l’inesistenza e per l’effimero, per l’apparenza e per la ricerca della perfezione.
Adam, che vive immerso tra libri inesistenti e personaggi illusori, è la metafora di una generazione che, come dice lo stesso Cortese, “affonda nei social”. Una critica alla modernità intrisa di un senso di nostalgia per ciò che ci si perde: l’attenzione per l’autentico, il contatto umano sostituito da interazioni virtuali e costruzioni fittizie.
L’autore mostra come, nel tentativo di controllare l’immagine e creare l’inesistente, il mondo contemporaneo rischia di vivere in una condizione illusoria, proprio come quella dei personaggi di Debrama.
Malizia Christi è un viaggio attraverso il grottesco, arricchito da richiami letterari, ma con grande leggerezza. Una narrazione che si dipana in una serie di situazioni improbabili e dialoghi che sfidano la logica e trasportano il lettore in un mondo in cui la realtà si confonde con la fantasia.
Con la sua scrittura poetica e surreale, Davide Cortese ci apre uno spiraglio su uno spunto di riflessione: dove finisce l’immaginazione e inizia la verità?
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