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19/11/24 ore

‘La maledizione della noce moscata’ Il colonialismo secondo Amitav Ghosh


  • Giovanna D'Arbitrio

Spesso dimentichiamo che la storia è fatta di cause ed effetti che all’improvviso ritornano come un boomerang: l’immagine classica del sasso che lanciato in uno stagno fa apparire cerchi sempre più ampi sull’acqua, sembra in questo caso un esempio appropriato e particolarmente calzante. Lo stesso si può affermare per gli eventi storici che coinvolgono l’umanità in generale, eventi in cui il principio causa-effetto domina sovrano

 

Su tutto ciò ci fa riflettere Amitav Ghosh scrittore, giornalista e antropologo indiano, ha scritto vari libri sui danni arrecati dall’Uomo al pianeta Terra e su altri importanti temi di attualità, soffermandosi in particolare sul colonialismo del passato e del presente nel nuovo libro, La maledizione della noce moscata (Ed. Neri Pozza).

 

Ed ecco come viene descritto il testo:” Nell’aprile del 1621 a Selamon, un villaggio nell’arcipelago delle Banda, una spruzzata di minuscole isole perse tra l’Oceano Indiano e il Pacifico, un banale incidente – una lampada schiantatasi al suolo nella bale-bale, la sala riunioni requisita per sé e per i suoi da Martijn Sonck, funzionario olandese della Compagnia delle Indie orientali – innescò uno dei crimini più efferati che la storia del colonialismo ricordi. Sonck aveva ricevuto l’ordine di distruggere il villaggio ed eliminare i suoi abitanti. Aveva, però, i nervi a fior di pelle poiché aveva percepito nell’apparente acquiescenza dei nativi un rabbioso fermento. 

 

Quando la lampada cadde, il suo nervosismo si mutò in panico. Lui e i suoi consiglieri afferrarono le armi e cominciarono a sparare a casaccio. I bandanesi, abitanti dell’unico luogo del pianeta dove cresce l’albero della noce moscata, una delle spezie di cui le grandi potenze coloniali si contendevano il mono - polio commerciale, furono massacrati, annientati senza pietà. Nelle pagine di Amitav Ghosh, questa feroce storia di conquista e sfruttamento – dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura – assurge a parabola della furia devastatrice del colonialismo occidentale e delle sue irreversibili conseguenze fino ai giorni nostri. 

 

Come in tante situazioni analoghe, il genocidio dei bandanesi cancellò dalla faccia della terra anche la loro tradizione di armonioso connubio con la natura. Se oggi il nostro futuro come specie è in pericolo, avverte Ghosh, le cause vanno ricercate a partire dalla scoperta del Nuovo Mondo e dall’apertura delle rotte attraverso l’Oceano Indiano. L’odierna crisi climatica, demografica e sociale non è, infatti, estranea all’ordine geopolitico inaugurato dai colonizzatori del Primo mondo, alla visione meccanicistica delle terre di conquista in cui la natura esiste solo in quanto risorsa da sfruttare e non come entità viva, autonoma e densa di significato; all’assoggettamento indiscriminato di «umani selvaggi» e di «non umani» come alberi, animali, paesaggi. 

 

Nella potente narrazione di Ghosh, i drammi del nostro presente globalizzato – migrazioni, siccità, pandemia, guerre, emergenza energetica – si ricongiungono così a episodi soltanto temporalmente remoti, in realtà cosí affini nella loro furia devastatrice che la maledizione della noce moscata non è affatto lontana da noi”.

 

Come egli stesso ha affermato in un’intervista, gli abitanti dell’isole Banda all’inizio del 1600 grazie alla pianta della noce moscata godevano di ricchezza e prosperità, ma poi il colonialismo causò il loro sterminio. Allo stesso modo oggi noi stiamo devastando il nostro meraviglioso pianeta, adottando un modello economico che ci porterà tutti alla distruzione. 

 

Citando scrittori e filosofi provenienti da culture diverse ed epoche differenti, l’autore piega come l’imperialismo colonialeabbia preceduto il capitalismo che è solo un suo effetto. Secondo luile odierne disuguaglianze, in particolare quelle geopolitiche, sono simili a quelle già esistenti nel XVII secolo e momento chiave che segnò l’inizio di tutto ciò è stato quello della conquista delle Americhe, con un uso impressionante della violenzache portò alla soppressione di circa 90 milioni di persone. 

 

Anche il riscaldamento globale per Ghosh è la conseguenza dell’uso degli stessi modelli del passato. Ad esempio, una caratteristica dominante del colonialismo si potrebbe chiamare “violenza per omissione”: permettere alle malattie di fare strage o agli interventi sull’ambiente di provocare disastri. Parimenti i conquistadores diffusero malattie che sterminarono le civiltà americane. 

 

E di carattere politico è anche il potere sull’energia che diventò il perno della geopolitica globale alla fine del XVIII secolo, quando i combustibili fossili per gli inglesi divennero essenziali per le loro strategie imperiali e, a differenza dell’energia dei mulini, essi potevano essere portati ovunque e controllati. I modelli usati in passato e indicati nel libro sono rintracciabili ancor oggi: la guerra Russia-Ucraina centrata sull’energia, evidenzia che l’energia stessa diventa un’arma di guerra da entrambe le parti. 

 

Se le rinnovabili fossero in uso su larga scala, il gas russo e quello Usa conterebbero poco. Mentre in Occidente poi si crede che la riduzione dell’uso del carbonio necessiti di soluzioni tecniche, i paesi poveri non accettano l’idea di far qualcosa in proposito, poiché se i paesi occidentali sono diventati ricchi spadroneggiando, ora tocca a loro la soluzione del problema.

 

L’Occidente, dunque, dovrà ridurre le emissioni cambiando stile di vita e se ciò non accadrà qui, non accadrà da nessun’altra parte, per cui la devastazione del pianeta Terra sarà inevitabile. Secondo Ghosh c’è una lezione che dobbiamo imparare da queste esperienze mondiali: le megacrisi richiedono una risposta collettiva.

 

Amitav Ghosh, nato a Calcutta nel 1956, si è laureato in storia e antropologia sociale e poi ha proseguito gli studi a Oxford. Ha insegnato scrittura creativa alla Columbia University di New York. Nel 2018 ha ricevuto in India l’importante Premio Jnanpith. Tra le sue opere ricordiamoThe shadow lines, In an antique land, The Calcutta chromosome, The Imam and the Indian,The hungry tide Incendiary circumstances ; The sea of poppies, River of smoke e Flood of fire; i saggi The great derangement. Climate change and the unthinkable, The nutmeg's curse: parables for a planet in crisis; i romanzi Gun Island e Jungle Nama.

 

 


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