di Enrico Seta
Con questo seconda esperienza narrativa – nel 2022 aveva pubblicato con lo stesso editore il suo primo romanzo, 28 marzo: il fattaccio di Viale Famagosta - Tiziana Maiolo approfondisce una sua vena di inventrice di trame investigative e di creatrice di personaggi con i quali la sua fantasia gioca a drammatizzare le proprie passioni civili.
In primo luogo, la pratica di solidarietà fra donne, mai scontata ma scaturente sempre - e costantemente guidata - dalle emozioni.
La bussola delle emozioni guida le donne di Tiziana Maiolo verso incontri ricchi di scoperte: le tre giovani donne; Rosa Marta e Rossella, impegnate – rispettivamente – nel giornalismo di cronaca giudiziaria, nell’avvocatura e nella magistratura inquirente – che si erano conosciute nel primo romanzo - le ritroviamo anche in questo nuovo caso di cronaca nera, ma anche di forte impatto politico e mediatico poiché la vittima è nientedimeno che la neoeletta Presidente della Regione Lombardia (da cui il titolo).
La galleria di personaggi femminili destinati ad incrociare i propri destini si allarga dunque, si infittisce la trama di dinamiche relazionali e si arricchisce la tavolozza con cui l’Autrice viene rappresentando l’universo emotivo femminile alla prova del rapporto con un’altra donna.
Che per Tiziana Maiolo si tratti di un universo tutt’altro che pacificato e scontato lo sapevamo già sin dall’autobiografico “Donne che odiano le donne” del 2010. In questo nuovo romanzo l’Autrice torna sul tema della grazia leggera che può sprigionarsi da incontri fortunati e condotti sul filo dell’intelligenza, ma fa i conti anche con dimensioni più conflittuali e drammatiche, fino allo scacco definitivo.
L’elemento di stile e di coerenza che cogliamo è questa fedeltà alla verità del mondo emotivo di tutte le donne di Tiziana Maiolo le quali – anche nelle versioni più algide o sbiadite – rimangono comunque costrette a svelarci una natura inattesa e contraddittoria e per questo affascinante.
Come nel primo romanzo, anche qui la scena degli avvenimenti è una Milano che ha indubbiamente colonizzato la riviera ligure ma che, a sua volta, si lascia continuamente colonizzare dal resto d’Italia e del mondo. E riesce a farlo, tutto sommato, bene: con fiducia nella propria capacità di incarnare una radicata e originale civiltà del lavoro.
Ma i temi che in questo secondo romanzo compongono la parte maggiore del disegno d’insieme sono – a mio parere - quelli del diritto e del garantismo. Sarei portato a dire che con questi due romanzi Tiziana Maiolo si collochi nella tradizione della letteratura utopistica, aprendo la strada ad una corrente letteraria credo inesistente oggi in Italia e che definirei con l’espressione “utopia garantista”.
Nel microcosmo giudiziario che si sta formando attraverso questi due primi romanzi – ma al lettore si fa intendere che nuove occasioni avrà di incontrare Rossella, Rosa e Marta, alle quali si aggiunge in questo romanzo anche Leonide – le investigazioni penali si svolgono – udite udite! – nel rispetto dei principi costituzionali di tutela scrupolosa del diritto di difesa, di presunzione di innocenza, di trattamento umano dei detenuti.
E, soprattutto, al posto delle relazioni incestuose fra investigatori e stampa che ormai tutti consideriamo come scontato elemento del gioco, troviamo in questo microcosmo ideale una dinamica totalmente capovolta: rispetto cristallino del ruolo di ciascuno e gioco cooperativo intelligente – ben radicato in rapporti di stima e di affetto – finalizzato da ciascuno al compimento, certo, della propria missione professionale ma sempre quale subordinata della lealtà reciproca e della indefettibile ricerca di una verità prismatica, cioè non priva di differenti facce: storica, giudiziaria, umana.
Su questa intelaiatura – che presuppone una sofisticata problematizzazione dei temi dell’investigazione e del processo penale - Tiziana Maiolo costruisce le trame psicologiche di ciascuno dei personaggi che interpreta un proprio ruolo nella amministrazione della giustizia e dell’informazione giudiziaria.
Tiziana Maiolo conduce il suo gioco narrativo con grazia, senza affondi polemici o moralistici, concedendoci solo qualche elegante colpo di fioretto attraverso il riuscitissimo personaggio del Narciso-PM Sostituto Uno. Sapientemente rinuncia a suscitare la nostra indignazione, anche perché lei per prima sa quanto essa sia fin troppo sollecitata dalla lettura quotidiana delle cronache giudiziarie.
Intessendo la sua utopia garantista, con il sorriso sulle labbra e attraverso la via della simpatia per questo piccolo mondo femminile intelligente e allegro, l’Autrice ci conduce, in realtà, verso ben più amare e urgenti considerazioni: dover riconoscere la triste somiglianza fra molti degli uffici di Procura che vediamo all’opera in varie parti del Paese e quelli che operarono nella Milano del Seicento nella “maxi-inchiesta” sugli untori, non a caso evocata in modo esplicito in questo secondo romanzo.
Coltiviamo comunque la fiducia che – in tempi di altisonanti quanto inutili proclami di scrittori “impegnati”, questa discreta e sorridente seconda prova letteraria di Tiziana Maiolo serva invece a radicare la felice utopia garantista della PM Rossella Traverso e delle sue amiche-sorelle nella più autentica tradizione di letteratura civile del nostro paese.
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