Nonostante l’ampia produzione documentaria sulla Shoà, c’è ancora molto da scrivere su questo argomento, senza rischiare di cadere nella banalità o nella ripetitività, e Davide Romanin Jacur autore di “KZ lager”, pubblicato da Ronzani Editore, lo dimostra.
In qualità di presidente della comunità ebraica di Padova, ha avuto l’occasione di accompagnare decine di gruppi di adulti e ragazzi in oltre cinquanta “viaggi della Memoria”, potendo così visitare gran parte dei campi di concentramento (ma anche città e luoghi che hanno ricoperto o rivestono tuttora un ruolo significativo a riguardo) e confrontarsi con persone di diversa età, cultura ed estrazione sociale.
Da ciò è nata la forte esigenza di colmare quella carenza di “materialità” che ha riscontrato e di cui parla nella sua introduzione, ovvero “la concretezza della conoscenza della Shoah, [che è invece] avvolta in una nuvola di percezioni e nozioni, pur fondamentali, ma distaccate”.
KZ è dunque un libro “esperienziale” che segue un percorso ben definito nel quale i dati storici e geografici precisamente forniti vanno ad unirsi alle riflessioni e alle sensazioni provate da lui e, in ultimo, da alcuni dei suoi compagni.
La prima parte è principalmente la descrizione dei campi (ad ognuno dei quali è dedicato un capitolo) rigorosamente elencati in ordine alfabetico con l’eccezione di Auschwitz e Birkenau trattati per ultimi e separatamente. La seconda parte è dedicata ai luoghi collegati alla Shoah, ovvero, il più grande museo e memoriale al mondo sull’argomento, lo Yad VaShem di Gerusalemme, alcune capitali dell’Europa centro orientale e altre città come Lublino, Norimberga, Ponary.
Seguono le considerazioni su tematiche generali, sulla costruzione dei viaggi e alcune riflessioni. Numerose sono le fotografie presenti, tutte rigorosamente in bianco e nero, che aiutano il lettore a percepire l’atmosfera tetra e la drammaticità di quei luoghi di sofferenza e morte.
Di ogni lager sono indicati le estensioni territoriali, la posizione geografica, i materiali usati per le varie costruzioni presenti, le quantità di persone uccise e di quelle che vi arrivavano quotidianamente o che vi erano in media contenute.
Ci sono anche accenni storici sulla genesi dei vari campi, su come furono utilizzati, sui metodi di tortura e assassinio, sulle strutture che vi erano all’epoca e su ciò che ne è rimasto oggigiorno. Le descrizioni tecniche (da cui traspaiono le competenze ingegneristiche) sono seguite dalle percezioni dell’autore e da alcune reazioni dei suoi compagni di viaggio: “Ormai ci ho fatto il callo, ma la prima volta che ho visto quel vestitino non ho potuto trattenere vere lacrime di disperazione: ora sto attento ai miei ragazzi, li guardo e soccorro quelli che crollano, quelli che non vogliono più andare avanti, che non vogliono entrare nella stanza successiva; li prendo sottobraccio, li consolo, do loro un fazzoletto, sto loro vicino facendo sentire un po’ di affetto e di calore, di vita; che altro si può fare?”.
Molti sono i passaggi che colpiscono, come quello sulla ferocia assassina di alcuni frati francescani nel lager croato di Jasenovac, denominato “campo del Vaticano”, o sull’attuale organizzazione che impone a tutte le guide polacche che accolgono i visitatori ad Auschwitz di raccontare una storia che sembra personalizzata sui propri nonni: “La sento una volta, due volte, poi ci si confronta con gli altri gruppi: tutte le guide raccontano la stessa storia; possibile che a tutte le nonne sia capitato lo stesso evento? Possibile che avessero tutti la stessa nonna? (…) Ma ancor più becero il fatto che la stessa storia della nonna venga raccontata, come propria, in cerimonie ufficiali, da un sopravvissuto delle nostre parti, opportunamente imbeccato da opportuno accompagnatore…”.
È evidente che i viaggi hanno contribuito ad una incremento individuale di conoscenze e consapevolezza sia dei numerosi partecipanti sia dell’autore stesso.
Crescita che, anche attraverso le pagine del libro, egli ha saputo ben trasmettere, grazie, fra l’altro, alle sue notevoli capacità di amalgamare egregiamente i dati oggettivi con le sensibilità e gli aspetti emotivi, nonché la storia con il presente e con lo stato attuale di ogni luogo.
Pertanto, sebbene ogni pagina susciti sentimenti fortemente dolorosi, KZ lager dovrebbe entrare a far parte delle letture più consigliate sull’argomento.
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