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16/11/24 ore

Il suono rosso, romanzo di Elli Stern


  • Elena Lattes

Daniel è un giovane violoncellista che entra in una crisi profonda: nonostante il suo grande talento, peraltro riconosciuto e apprezzato, non riesce più a suonare come vorrebbe, si sente dubbioso, inquieto, disorientato, come se fosse “in un territorio sconosciuto, perfino quando cerca di suonare pezzi che conosce a memoria”; sembra che la musica prodotta non vada più secondo la sua guida.

 

Preso dunque dalla disperazione, “fa una cosa strana”: scende le rampe di scale che separano la strada dalla casa in cui vive e si sistema sul marciapiede come un artista che chiede l’elemosina. Coincidenza vuole che in quel momento passi Margherita una vicina studentessa universitaria che gli propone un incontro con lo zio di sua mamma, uno dei più grandi violoncellisti al mondo, ma che dopo aver subito le persecuzioni naziste ed essere sopravvissuto ai campi di sterminio ha  smesso di suonare e si è ritirato a vita privata.

 

Inizia così il primo romanzo di Elli Stern, “Il suono rosso” pubblicato dalla casa editrice Zecchini, un racconto nel quale i personaggi e alcuni particolari inventati non offendono o sminuiscono la drammaticità della storia reale (quest’ultima basata su una corposa e fondata documentazione) e nel quale la leggerezza di avvincenti e briosi intrecci amorosi ben si amalgamano con i temi più sobri e impegnativi della trasmissione della memoria e della crescita umana e professionale.

 

Daniel, infatti, grazie alle lezioni che Feuerlicht (il prozio di Margherita) gli impartirà, imparerà un nuovo approccio per comprendere meglio la musica, ma anche e soprattutto se stesso, stabilendo un contatto più profondo con i propri sentimenti. Un contatto che gli permetterà di migliorare anche l’interpretazione dei compositori rendendola (per parafrasare le parole che l’autrice fa pronunciare al Maestro) più consapevole, coerente e sensata.

 

Integrando l’esercizio musicale con la lettura di testi filosofici, poetici e narrativi, imparerà a porsi le giuste domande e a trovare il coraggio per affrontare difficoltà e paure. Quasi parallelamente, altri blocchi psicologici verranno invece superati dal Maestro Aron Feuerlicht, il quale per la prima volta dopo decenni riuscirà ad aprirsi e ad affidare ai due giovani, l’allievo e la pronipote, i ricordi delle sue esperienze più dolorose.

 

Anche gli altri protagonisti (e attraverso di loro i lettori che vi si immedesimeranno) trarranno giovamento da questo incontro così costruttivo e allo stesso tempo liberatorio: Margherita e il coprotagonista Davide, direttore d’orchestra, capiranno, ad esempio, quello che veramente desiderano e ciò che a loro è più adatto.

 

Il romanzo tocca, seppure brevemente, numerosi altri temi, fra i quali alcuni sempre legati alla Shoah e tuttora di stretta attualità come ad esempio i traumi ereditati dai figli dei sopravvissuti e il senso di sradicamento provato dalle seconde e terze generazioni, cresciute senza una famiglia di origine, poiché interamente sterminata; e ancora: sono ben descritti lo smarrimento davanti alla perversione di molti nazisti la cui sensibilità verso l’arte non impediva loro di essere ferocemente disumani nei confronti di perseguitati e prigionieri; la freddezza, la superficialità e l’inflessibilità delle logiche di mercato; le difficoltà di comunicazione tra generazioni; le questioni legate all’identità religiosa e culturale e del relativo senso di appartenenza.

 

Nonostante i contenuti siano dunque seri e offrano numerosi spunti di profonda riflessione, sono comunque affrontati dall’autrice con una delicatezza tale da rendere il romanzo una lettura scorrevole e piacevolmente leggera adatta a tutti.

 

 


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