Nel suo ultimo noir, Sara al tramonto, Maurizio De Giovanni ci regala un altro indimenticabile personaggio, quello di Sara, una donna chiusa nei suoi silenzi e in un dolore mai rimarginato, brava a nascondere il suo corpo ancora giovanile in abiti sformati, scarpe senza tacco, capelli grigi, viso senza trucco che l’aiutano a rendersi invisibile agli occhi degli altri.
Sara è un’ex poliziotta, soprannominata mora, che è andata in pensione dopo la morte di Massimiliano, suo capo nonché uomo della sua vita per il quale aveva abbandonato marito e figlio. Ora è sola e vive di ricordi, tormentata da incubi notturni. L’unico legame con il passato sono gli incontri in un parco al tramonto con Viola, la compagna incinta del figlio morto in un incidente.
Un giorno le si presenta all’improvviso Teresa Pandolfi, detta la bionda, una ex collega e amica, che le propone un’indagine non ufficiale sul caso del ricco finanziere Andrea Molfino, ucciso dalla figlia tossicodipendente, Dalinda. Sara ha il compito di indagare sulla nipotina di Molfino, affidata agli zii: la madre dalla prigione ha lanciato un grido d’allarme per proteggere la sua bambina nella convinzione che ella sia in grave pericolo. Sara inizia così la sua indagine insieme all’ispettore Pardo, un personaggio che in modo tragicomico si trova a dover gestire la misteriosa e implacabile Sara, il suo enorme cane, un bovaro bernese, e l’intraprendente Viola, rivelatasi abile fotoreporter.
Nella risvolto anteriore di copertina si legge che “Sara non vuole esistere. Il suo dono è l'invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall'anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l'unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta.
In “Sara al tramonto” De Giovanni è riuscito, a creare un mix tra suspense, sentimenti, emozioni e humour, ma allo stesso tempo tra i tanti personaggi da lui tratteggiati con abilità, questa volta ha dato vita ad una protagonista nuova e straordinaria, una donna umana e sensibile dietro una maschera glaciale e impassibile, una figura femminile esile e minuta seduta sulla panchina di un parco che nella luce del tramonto diventa diversa, poiché “Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima a una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza”.
La narrazione è scorrevole e coinvolgente, a tratti ironica e perfino comica, ma anche intima ed emotiva in particolare nei corsivi, veri e propri flashback, in cui Sara rivela sentimenti e ricordi: un noir diverso, tutto al femminile, centrato su una donna tormentata e forte che ha la straordinaria capacità di mimetizzarsi rimanendo nell’ombra e che soprattutto ha il dono di osservare e capire le persone, i loro pensieri più segreti, attraverso ogni gesto, espressione, leggendo il labiale anche a grande distanza. Un personaggio intenso, ricco di contraddizioni, una piccola donna senza colore che all’improvviso, illuminata dai raggi del sole, vibra di bellezza per i suoi occhi color del cielo, sotto lo sguardo sorpreso di Pardo.
Maurizio de Giovanni è nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 vince un concorso per giallisti esordienti con un racconto incentrato sulla figura del commissario Ricciardi che gli ispira un ciclo di romanzi, come Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore e Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d’inverni.
Nel 2012 per Mondadori pubblica Il metodo del Coccodrillo (Premio Scerbanenco), dove fa la sua comparsa l'ispettore Lojacono, ora fra i protagonisti della serie dei Bastardi di Pizzofalcone, (Einaudi 2013), includente Buio, Gelo, Cuccioli, Pane, Souvenir. Nel 2015 è uscito per Rizzoli il romanzo Il resto della settimana e per Einaudi nel 2016 Il metodo del coccodrillo. Tutti i suoi libri sono tradotti o in corso di traduzione anche all’estero.
Giovanna D’Arbitrio
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