La poesia è un luogo di confine. Nasce da un volto o da un sentiero, è voce che racconta storie nei giorni semplici. Sta nelle ossa, tra fughe e durezze, si nasconde e gioca, poi sale in gola, prepotente di bellezza per diventare viaggio dell'anima.
È carne aperta, aggiorna differenze e si fa bambina aprendo le mani per consegnare scrigni di storie. Si scrive poesia quando si cerca con passione una strada, quando ci si toglie le bende e si cambia, solo per amore.
Francesca Rizzitano, sociologa con il dono di una sensibilità che apre campi larghi alla parola, nella sua prima silloge, Il mare dentro (Youcaprint, pp. 158, euro 12) conduce il lettore nei territori delle emozioni, abitati da parole che escono dopo pensati silenzi. "Lasciami masticare terra e fuoco", recitano alcuni versi, perché la vita non è un gioco di stracci ma una ricerca di senso, di una profondità che è carne e pensiero, come nella poesia 'Almeno': "Fa male certo, ma almeno è dolore, almeno è amore, almeno è vita".
Si sta nell'agorà con qualsiasi vento, lanciando i propri dadi contro il destino, comunque finirà la partita. "Mi fido del cuore che batte e che batte ora", scrive Rizzitano, portando i passi "oltre, con i pensieri sciolti", danzando con il tempo che si diverte a cambiare le cose e chiama gli uomini alla scommessa di durare nelle scelte.
Brucia sempre la febbre di un amore, e le mani hanno la riga dei porti mancati: "Lì fuori, lì fuori non è abbastanza senza te".
Il segreto del labirinto è non perdere gli attimi: "Guardo il cielo in direzione contraria, poi guardo te, sei ancora qui. Che meraviglia, Tu che rimani".
L'amore è restare, anche quando altre paure incrociano le strada. E allora la poetessa con la determinazione che cuce fili di futuro può raccontarsi: "Sono maestrale, sono scrittura, sono bambina e leonessa". Anche per lei c'è un libro e una chiave da trovare oltre sette porte del cuore, ma guardando avanti. Anche quando "non riuscivo a spegnere il fuoco" c'è una forza, la Speranza, che colora i vissuti e allora "sono un punto felice", perché" ogni punto è centro", scriveva Giordano Bruno.
Ha ragione Francesca: "Che poi cosa serve per essere davvero felici? Un sabato pomeriggio, l'inverno, la pioggia battente, una sveglia che domani non ci sveglierà, e noi due. Solo questo". Mezzo metro per tenersi stretti è quanto basta a un amore vero che sfida ogni sera.
Vita vera, nel segno del leone. A piedi nudi sulle rocce, "facevamo l'amore con gli occhi". C'Ë da combattere, sempre. E portare nelle tavole di carne del proprio petto il sale che dà il dolore, insieme alle cose scoperte lungo i sentieri. Ad aver cura del fuoco ci pensa la saggezza umile di quel papà scoperto nel tempo, lungo la strada più grande: "il mio gran tesoro": Re Leone che veglia sul cammino, perché c'è sempre un tempo in cui un abbraccio fa scollinare distanze, dimenticare attese e parole perdute tra i vetri di una finestra.
Fa bene Francesca Rizzitano a porre davanti a sé la strada: "Lì, in quell'angolo, poi dritto, vedrai che ti si apre. Continuo a scrivere", Fiamma arancione che vuole costruire il domani. Un sorriso che fa bene ai suoi lettori ed amici. (red)
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