Non è un Columbus Day come gli altri quello di quest'anno, a poche settimane dagli scontri di Charlottesville che hanno innescato la “guerra delle statue”. L'America è divisa e parte del suo popolo non si riconosce e non riconosce come suo il Presidente eletto. La protesta dei giocatori di Football in ginocchio durante l'inno ne è una prova ulteriore, simbolica ma significativa.
Massimo Teodori – studioso e autorevole esperto di questioni a stelle e strisce - ha parlato di “guerra civile fredda” nella quale si consuma una spaccatura identitaria e non di classe. Un fenomeno già presente in passato, che spiega molto sull'ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca.
Così, a quasi un anno dalla sua elezione, se ancora ci si chiede come sia potuto accadere, si possono trovare risposte “interrogando la storia”. Come ha fatto Teodori, accantonando quelle che definisce “banalità” sull'attuale Presidente degli Stati Uniti. Il fenomeno che ha terremotato il mondo ha infatti "radici profonde". Non a caso “le parole d'ordine, le chiavi su cui ha agito” Trump per ottenere il consenso “sono delle pulsioni costanti nell'America fin dall'inizio”.
In Ossessioni Americane, per i Nodi di Marsilio, Teodori le descrive facendo la storia dei “personaggi più controversi cresciuti all'ombra della democrazia americana: nativisti, populisti, isolazionisti e autoritari”. Nessuno di questi ha mai conquistato la Casa Bianca, pur avendo avuto un ruolo importante. Trump invece è riuscito nell'impresa, lasciando “stupiti gli osservatori nazionali e internazionali, gran parte dei mass media e circa la metà degli americani”.
Merito innanzitutto di Stephen Bannon, ideologo fondamentalista della destra antiliberal, che ha saputo “mettere in bocca” all'outsider gli slogan “ispirati dai movimenti tradizionalisti del passato”, facendo in questo modo emergere “l'altra faccia della nazione, carica di paure”: paure per il diverso, per il nuovo, per l'immigrato di cui il suprematismo bianco di stampo evangelico si è sentito nel tempo minacciato.
Dal Muro del Messico contro i Latinos ad America first, passando per la denigrazione degli intellettuali e i fatti alternativi, nulla è stato per caso. Ogni mossa trova riscontri nella storia delle ossessioni americane. Trump le ha cavalcate a parole e ora cerca di dar loro una forma nei fatti. Non sembra fin qui riuscirci al meglio. Il sistema americano ha i suoi anticorpi, che hanno sempre saputo agire al momento opportuno, tutte le volte che ci sono state “infrazioni autoritarie”. Il caso Nixon ne è un esempio, con il Watergate preso a pretesto per frenare le mire antidemocratiche del presidente.
Il meccanismo dei Checks and Balances (controlli e bilanciamenti), ovvero i proverbiali pesi e contrappesi, può costituire quindi “una garanzia che Donald Trump venga fermato nel cammino che porta l'America fuori dai binari democratici e liberali”. Di questo sembra essere convinto anche Massimo Teodori, autore di un libro - da lui stesso definito “storico con forti motivazioni di attualità” - che vale la pena leggere.
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