Dopo il successo di Serenata senza nome, ritorna il commissario Ricciardi con il nuovo libro di Maurizio De Giovanni “Rondini D’Inverno” (Ed. Einaudi).Periodo natalizio, mentre la città si prepara al Capodanno: sul palcoscenico dello Splendor, un teatro di varietà, l’attore Michelangelo Gelmi esplode un colpo di pistola contro la giovane moglie, Fedora Marra, come tutte le sere quando recitano la canzone sceneggiata Rundinella. Purtroppo quella sera del 28 dicembre, tra i proiettili a salve ce n'è uno vero.
Il caso sembrerebbe facile da risolvere. I pettegoli in città pensano che l’attrice tradisse il marito, un buon movente per ucciderla, ma lui si dichiara innocente. Ricciardi è perplesso e la nebbia, calata sulla città, lo opprime e rende ancora più oscuro il mistero, coinvolgendo il lettore fino all’ultimo colpo di scena.
Sempre affascinante il personaggio del commissario Ricciardi, con i suoi occhi verdi inquieti e malinconici e quella sua capacità paranormale di poter catturare le ultime parole delle vittime assassinate.
Personalmente ho sempre pensato che i romanzi di De Giovanni siano qualcosa in più di semplici “gialli”, per le loro profonde e poetiche riflessioni su tanti aspetti della vita.
In Rondini d’inverno l’omicidio avviene sul palcoscenico di un teatro, un luogo in cui attori e pubblico sono coinvolti nella magia di un sogno, lontani dalla realtà. Là dove non ci si aspetta l’irrompere della realtà con la sua violenza, il sogno purtroppo è costretto a svanire.
Nel libro spesso viene messa in rilievo la barriera che separa due mondi: realtà e sogno, speranza e illusioni. Secondo Ricciardi i sogni che di notte arrivano all’improvviso, ci fanno prigionieri: siamo protagonisti e allo stesso tempo spettatori impotenti. Il sogno è “una maledetta nebbia che avvolge e toglie i punti di riferimento. Riduce la vista, imbroglia i tuoi sentimenti”.
Ricciardi, con l’inseparabile brigadiere Maione, brancola indagando in questa nebbia dove tutti sono prigionieri dei propri sogni, come fanno le rondini che ogni anno, testarde, sognano di tornano ai loro nidi.
Nebbia e rondini quindi diventano un simbolo della vita e forse anche di Napoli, la nostra amata città che ci affascina e ci tormenta con i suoi aspetti contrastanti, sempre in bilico tra degrado e voglia di riscatto, razionalità e magia, allegria e tristezza, violenza e amore.
Ecco un’intervista all’autore.
Giovanna D’Arbitrio
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